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 2022  settembre 30 Venerdì calendario

Le intercettazioni dei soldati russi pubblicate dal New York Times: «È un incubo»

Ciao, mamma. Ciao, amore. Ciao, amico mio. Molte sono voci di ragazzini, o poco più. E le telefonate dal fronte cominciano tutte con un malinconico saluto, che diventa subito uno sfogo. Registrazioni del mese di marzo, i primi giorni dell’invasione dell’Ucraina. «Ora siamo a Bucha», dice Yevgenij, e nel nome di quel luogo è già detto tutto. «La nostra offensiva è in stallo. Stiamo perdendo questa guerra» (Sergey). «Metà del nostro reggimento è andato» (Andrey). «Ci hanno ordinato d’uccidere qualunque cosa vediamo» (Sergey). «Quando torno a casa, mollo tutto. Fanculo l’esercito» (Vlad). «Putin è un idiota. Vuole prendere Kiev. Ma non c’è maniera di riuscirci» (Aleksandr). Mamma, guarda come non mi diverto. Per nulla. Anzi: «Mamma, questo è un incubo». «Mamma, questa guerra è la peggiore scelta fatta dal nostro governo. Quando finirà tutto questo, Putin? Dannazione». Una fidanzata prova a rassicurare, mostrando pure un certo stupore: ma come, in Russia su tutte le tv assicurano che «ogni cosa va secondo i piani…». Balle: «In tv, vogliono solo rincoglionire la gente. Dicono tutto ok, non c’è nessuna guerra, solo un’Operazione militare speciale… A dire il vero, questa è una fottuta guerra!».Ci sono voluti due mesi di lavoro. L’ascolto di decine di registrazioni. L’incrocio coi numeri telefonici dei militari, con le app, coi messaggini e i profili social. Ora il New York Times pubblica le intercettazioni raccolte dai servizi segreti dell’Sbu ucraino, voci che spiegano l’umore delle truppe di Putin. Kiev ha in mano migliaia di chiamate, queste si riferiscono soprattutto alle prime settimane di guerra. «Maledizione – sbotta un ragazzo —, in strada è pieno di cadaveri. Sono civili, tutti qui intorno! Un disastro». «Hanno saccheggiato tutto. Si sono bevuti tutto l’alcol. Hanno rubato tutti i soldi… Lo fanno tutti». «Nessuno ci aveva detto che venivamo in guerra, ci hanno avvertito solo il giorno prima, credevamo fosse un addestramento. Ci hanno imbrogliato come bambini. Bastardi!». Chi racconta tentativi di suicidio, chi perdite enormi («del mio reggimento sono rimasto soltanto io»), chi fucilazioni sommarie nelle foreste ucraine («se lasciamo andare i prigionieri, possono rivelare le nostre posizioni»), chi d’equipaggiamenti insufficienti («qualcuno prende i giubbotti antiproiettili dai corpi degli ucraini morti e li indossa: il materiale della Nato è migliore del nostro»). Il soldato Nikita, 656esima Brigata della Guardia nazionale russa, si lascia andare alle lacrime con la fidanzata: siamo finiti in un’imboscata, novanta dei nostri sono morti…
L’inganno
Hanno saccheggiato tutto. Si sono bevuti tutto l’alcol. Hanno rubato tutti i soldi… Lo fanno tutti. Del mio reggimento sono rimasto soltanto io. Nessuno ci aveva detto che venivamo in guerra, ci hanno avvertito solo il giorno prima, credevamo fosse un addestramento Ci hanno imbrogliato come bambini. Bastardi!
Con l’ultima mobilitazione putiniana, dice Kiev, è di 1 a 5 il rapporto fra militari di professione e giovani di leva che, spesso, non hanno mai sparato un colpo. Migliaia di fantaccini russi sarebbero già stati dislocati lungo la «linea di contatto», il fronte. I nuovi arrivati sono sorvegliati speciali. E soprattutto privati dei telefonini personali: i gps e le chiamate intercettate, ora i russi lo sanno bene, diventano un’arma a favore degli ucraini. Anche per la propaganda: qualche audio è già pronto per essere «esposto» nel nuovo Museo della Guerra, allestito sulle colline di Kiev.