la Repubblica, 30 settembre 2022
Intervista a Ornella Vanoni
Ornella Vanoni ha scelto con cura gli ingredienti con i quali preparare lo spettacolo che la porterà in tour in Italia dal 10 novembre al 13 dicembre. Divina interprete della migliore canzone italiana e internazionale, non vede l’ora che il giro cominci, forte dei suoi 88 anni, di un’invidiabile vivacità intellettuale e fisica, di un’amore per la musica che non l’ha mai abbandonata. E anche di una compagnia completamente originale, una band di sole donne, Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani al violoncello. Il tour attraverserà l’Italia, un Paese che Ornella non ha mai abbandonato, anche quando ha avuto il grande successo internazionale, e che ancora ama, «nonostante il risultato delle elezioni – dice – sia stato molto deludente». In prima linea in mille battaglie sociali e politiche, Vanoni confessa di capire poco gli italiani: «Non siamo più in grado di incazzarci, neanche quando bisognerebbe, quando le cose non funzionano, le promesse non vengono mantenute. È il paese del “faremo”, poi del “ci siamo dimenticati di fare”. Non capisco più gli italiani, nemmeno quello che dice la Meloni: “Ogni donna avrà il diritto di non abortire”, che significa? Il nostro è proprio un Paese maschilista, anche la Spagna, che sono più latini di noi, non è al nostro livello di machismo…».
Per tutta risposta ha deciso di fare un tour con sole donne.
«Tutto è nato da una chiacchierata con Paolo Fresu, mi ha detto che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante ragazze bravissime, chitarriste, pianiste… Mi sono detta: se sono così brave perché non fare un gruppo con cinque o sei di queste ragazze. All’estero succede da tempo. Le farò vestire in smoking, io sarò in lungo con i tacchi».
Perché in smoking?
“Gli italiani dicono che non riescono a suonare con lo smoking, ma io ricordo quando lavoravo con Gerry Mulligan, sassofonista baritono, che mi diceva: “Io suono uno strumento bestiale, pesantissimo, ma ho sempre lavorato in giacca”. Perché i jazzisti italiani sono vestiti così male?».
Avete già fatto le prove?
«Ho visto la pianista, la bravissima Sade Mangiaracina. Ha tanti capelli neri e crespi ed è di una simpatia folle, non solo brava. Abbiamo parlato di quello che voglio fare, sta arrangiando tutto e poi lo metteremoin pratica».
Cosa la spinge ancora a farlo?
«La passione. Mi guida solo quella.
Quando vado in scena sono felice.
Posso essere stanca, aver fatto un viaggio pesante, avere un po’ di febbriciattola, appena salgo sul palco rinasco. Mi diverto ancora a cantare, quando non sarà più così capirò che è ora di smettere».
Ha un repertorio prezioso e infinito. Come ha scelto i brani?
«Sono partita dai pezzi del mio ultimo album, Unica, come quelloscritto da Gabbani, Un sorriso dentro al piantoo quello scritto da Giuliano Sangiorgi, Arcobaleno, vorrei proporre anche quella scritta da Renato Zero, Ornella si nasce.Poi penso di scegliere quelle canzoni che non sono super popolari come Il mio trenino va di Lavezzi, Il bambino sperduto che ha scritto Nada...
Canzoni che amo molto, mi piace che la gente le ascolti».
Un modo per far scoprire Ornella Vanoni anche a chi la conosce già.
«Un modo per proporre belle canzoni
sfuggendo al prevedibile».
Cerca ancora belle canzoni da cantare?
«Sì, mi muove la curiosità. Sono sempre stata curiosa, non mi piace non sapere quello che accade intorno ame».
Segue anche la nuova musica italiana?
«Certo, e penso che ci siano cose molto interessanti. Tra quelli del mondo hip hop Marracash è il migliore, penso sia giusto il Premio Tenco. Ma ascolto altre cose, mi piace Cosmo, mi piacciono i Maneskin anche se devono scrivere pezzi nuovi, come so che stanno facendo… Ma una cosa su Damiano la devo dire».
Cosa?
«Non sono tipo che si scandalizza ma neanche Mick Jagger, il più peccaminoso dei cantanti, ha fatto vedere sul palco il suo culo nudo. A che serve far vedere le chiappe? Non è una cosa di buon gusto…».
Qualche anno fa, quando la scena era dominata dai talent show, le piacevano?
«Il nostro è un paese piccolo, avere così tanti cantanti non va bene. Quelli della mia generazione ci mettevano del tempo a emergere, facevamo la gavetta, io, Mina, avevamo cominciato a lavorare presto per costruirci una carriera. Adesso dopo due mesi già fanno i palazzetti dello sport e io, dopo un po’, non capisco più nemmeno chi sono».
Quando si sveglia al mattino, le piace ancora l’idea di essere Ornella Vanoni?
«Non provo alcuna soddisfazione a essere Ornella Vanoni, non sono mai stata superegocentrata. Ho il mio modo di essere, mi hanno preso per antipatica o snob, la verità è che avevo una timidezza e un’insicurezza mostruose. Le ho curate con il teatro e con Strehler, con il pubblico, la musica».
Una passione che le ha permesso di restare se stessa tutti questi anni…
«Faccio solo le cose che mi piacciono, che mi fanno sentire a mio agio. Ne ho rifiutate tante, anche quando non mi trovavo in sintonia con gli altri. Se ciò che mi propongono non mi assomiglia tendo a rifiutare anche se ci sono soldi interessanti».
Andare in tour è un impegno considerevole.
«Sì, e ho anche una leggera ansietta… ma c’è l’emozione che ti spinge a continuare. Alle volte hai voglia di farlo ma non ne hai la forza, allora vado in piscina, mi ricreo. Comunque sono date comode. Perché il cervello è lucido, ma la carcassa si stanca di più».