il Giornale, 30 settembre 2022
Intervista a Carlos Sainz
Dal Gran Premio d’Australia del 2015 al Gran premio di Singapore di dopodomani fanno 7 anni, 8 stagioni, 156 gare. Come è cambiato Carlos Sainz partito in Toro Rosso e arrivato in Ferrari passando da Renault e McLaren?
«A livello personale non sono cambiato molto, sono la stessa persona, con gli stessi valori, gli stessi sogni. Ma oggi so gestire meglio come persona e come atleta. Oggi reggo meglio la pressione in Formula 1, ho imparato. Come pilota invece sono cambiato tanto, in 8 stagioni squadre diverse, compagni diversi, tipo di auto diverse e così oggi sono un pilota migliore».
In che cosa crede di poterlo essere ancora di più?
«Le auto cambiano e devi adattare il tuo stile. Su questo penso di poter fare un passo in avanti: quest’anno ci ho messo tanto, troppo, ad adattarmi alle novità».
La pressione in Ferrari può essere paragonabile a quella di un attaccante del Real Madrid?
«Bel paragone. Ma non solo all’attaccante. Chiunque giochi nel Real ha una pressione particolare, come qui. Tutti. Dal presidente all’allenatore a ogni giocatore sentono una pressione particolare perché in Spagna giocare nel Real è qualcosa di particolare. In effetti è come correre per la Ferrari. Quando vinci ti criticano, quando perdi ti criticano...».
La prima volta a Monza da ferrarista come è stata?
«Incredibile. Qualcosa che non posso spiegare. Dovreste essere dentro di me per capire e provare quelle emozioni con tutti quei tifosi ad aspettarti. Si sente addosso una passione pazzesca».
A proposito di Real. I Blancos vincono con Ancelotti in panchina, la Spagna del basket è campione d’Europa con Scariolo in panchina, lei ha Binotto come capo. Coincidenze o gli italiani hanno qualcosa di particolare?
«Non so se sia una coincidenza, quello che so è che Mattia sta gestendo una squadra gigante in modo ottimo, basta vedere dove eravamo e dove siamo ora. I progressi sono innegabili e siamo migliorati tanto come squadra. Però è vero che ci sono dei dettagli da perfezionare, delle cose da migliorare».
Mattia ripete spesso che la Rossa ha la miglior coppia di piloti ma recentemente ha detto che manca ancora la mentalità vincente dell’epoca Schumacher. Cosa ne pensa?
«Io ho la mentalità vincente e anche Mattia ce l’ha. Dobbiamo migliorare nel saper cogliere le opportunità quando si presentano. Come squadra siamo tutti pronti al 100%. Quest’anno non siamo stati perfetti, ma è anche il primo anno dopo alcune stagioni in cui lottiamo per la vittoria e lo stiamo facendo contro una squadra come la Red Bull che è abituata a farlo con la Mercedes. Questo forse ci è costato un po’, ma sono convinto che miglioreremo e avremo tutti la mentalità vincente che serve».
È stato compagno di squadra di Max, di Lando ora lo è di Charles. Che differenze o che similitudini trova tra di loro?
«Sono tutti e ci aggiungo anche Hulkenberg, grandissimi piloti. Non hanno punti deboli, ma solo punti di forza. Ed è la qualità principale di piloti di questo livello. E tu per batterli devi essere al loro livello, anzi di più».
Da telemetria e Gps che differenze emergono tra lei e Charles?
«Nelle ultime cinque o sei gare abbiamo sì e no un decimo di differenza e non emerge dai dati. Se su un circuito da un minuto e mezzo sei più lento di un decimo vuol dire che guadagni mezzo decimo in sei curve e ne perdi mezzo in sette Questo è il bello di questo sport, qui si vede che siamo sempre al limite».
All’inizio dell’anno per sei sette gare non riusciva a stare vicino a Charles però.
«Ho dovuto lavorare per cambiare un po’ il mio stile di guida. Trovata la direzione giusta, adesso siamo molto vicini come lo eravamo lo scorso anno».
Ha perso tempo, era su questo che diceva di dover migliorare...
«Sì. Non è stato facile, è stato un inizio frustrante. Mi ero sempre adattato più velocemente. Avevamo una macchina vincente e io non andavo. Non ci volevo credere. Ma alla fine non sono segreti, con il lavoro, con la calma mentale ci arrivi. Sai che il talento ce l’hai, devi solo ritrovare lo stile di guida, le cose che ti piacciono. Cambi due cose e le prestazioni arrivano».
Con la vittoria di Silverstone, la sua prima in carriera, ha dimostrato di essere un vincente, di saper lavorare per la squadra, ma ha anche dato una grande dimostrazione di carattere pensando a se stesso. Crede di aver accresciuto la sua considerazione all’interno del team?
«Mi sentivo e sento considerato dalla Ferrari indipendentemente da Silverstone. Sappiamo lavorare molto bene come squadra, qualcosa che emerge nei momenti di tensione, non solo in quelli che si percepiscono in tv. Vedete, io mi sono sempre fidato della squadra, ma anche la squadra si è sempre fidata di me quando ci sono state situazioni complicate da gestire. Proprio come a Silverstone. E non solo: penso a Monaco e in Austria. In Ferrari sanno che io rispetto l’interesse principale della squadra. Sono ferrarista e sarò sempre al 100% per la squadra».
Quando è uscito il calendario 2023 con 24 gare ha dichiarato a «Marca» che era preoccupato per le famiglie dei meccanici, per l’aumento del loro lavoro, per padri, madri e figli separati per 250 giorni. Di solito i piloti vivono nella loro bolla. Le fa onore preoccuparsi; ha pensato alle lunghe assenze di suo padre Carlos quando lei era bambino?
«No, è che in questo momento la F1 è la cosa più importante della mia vita. Ho la fortuna di viaggiare per il mondo con tutti i vantaggi e il comfort, parlo di voli e hotel, tipici di un pilota. E fare 22, 24 o 25 gare non mi cambia la vita. Ma so che meccanici e ingegneri arrivano due tre giorni prima di noi, stanno ancora di più lontano da casa. Lo fanno in condizioni buone di viaggio e soggiorno, ma non perfette come le nostre di piloti. E so che hanno tutti una famiglia, bambini piccoli. E mi piacerebbe che avessero la possibilità di vedere di più le loro famiglie. Per me la famiglia è la cosa più importante nella vita delle persone e non vorrei che la F1 perdesse meccanici e personale solo perché ad un certo punto rinunciano e dicono basta, vogliamo stare di più con le nostre famiglie... Ma sono convinto che con la rotazione del personale e weekend più efficienti si potranno fare più gare senza dover sacrificare troppo tempo in famiglia».
A proposito dell’anno prossimo, ci saranno tre sprint race in più, le piace la formula?
«Per me sei sprint su 24 gare vanno bene, ma bisognerebbe migliorare il format per renderlo ancora più spettacolare».
Magari imitando la MotoGp che comunque conserva lo schieramento dettato dalle qualifiche per la gara della domenica?
«Sì, sarebbe una bella soluzione perché a noi piloti importa la gara della domenica, quella in cui vogliamo partire davanti e quindi non rischiare di perdere posizioni nella Sprint Race».
A proposito di domenica, e questa di Singapore?
«Daremo filo da torcere alla Red Bull».a