30 settembre 2022
In morte di Coolio
L’importante è rialzarsi, dopo una caduta. E lui, nel corso degli anni, ci ha sempre provato. Fallendo puntualmente. Non pubblicava un album da più di dieci anni: l’ultimo, From the Bottom 2 the Top, uscì nel 2009 per una sconosciuta etichetta italiana, la Subside Records, dopo che i produttori e gli impresari americani lo avevano scaricato. «Ho assistito di persona a come i vertici dell’industria l’hanno fatto a pezzi», si è sfogato su Twitter il collega Ice Cube, ex membro dei Nwa, gruppo iconico della scena hip hop americana degli Anni 80, tra i primi a omaggiare sui social Coolio. Il rapper di Gangsta’s Paradise, la canzone che nel 1995 grazie al film Pensieri pericolosi di John N. Smith, con protagonista Michelle Pfeiffer, gli permise di vincere un Grammy, di vendere dieci milioni di copie e di conquistare il successo mondiale, è morto ieri a 59 anni, all’improvviso.
UN AMICO
A dare la notizia è stato il sito statunitense di gossip e intrattenimento TMZ, lo stesso che per primo annunciò la morte di Michael Jackson. Artis Leon Ivey Jr. questo il vero nome del rapper si trovava a Los Angeles a casa di un suo amico e aveva chiesto di andare in bagno. Non vedendolo tornare dopo svariati minuti, l’amico si è deciso a entrare in bagno, trovando riverso a terra il corpo privo di vita di Coolio. Inutili i soccorsi: il rapper era già morto, presumibilmente per arresto cardiaco. Proprio a Los Angeles, nel 2009, fu arrestato dopo essere stato trovato in possesso di cocaina (e per ripulirsi andò in una clinica di disintossicazione), ma accanto al corpo la polizia non avrebbe trovato farmaci che possano far pensare all’uso di droga: Jarez Posey, il manager, ha fatto sapere che ad ogni modo oltre all’autopsia saranno effettuati anche i test tossicologici, per determinare la causa ufficiale della morte.
IL CARCERE
Il successo di Gangsta’s Paradise, arrivato quando il rapper aveva già 32 anni, riscattò il suo difficile passato, tra problemi familiari (i genitori divorziarono quando aveva 11 anni e Artis Leon fu abbandonato a se stesso, finendo per frequentare le gang di Compton), arresti (finì per la prima volta dietro le sbarre a soli 17 anni, per furto, e subito dopo ci tornò per essersi presentato a scuola con una pistola) e risse. Quel brano, costruito sopra un riff di Pastime Paradise di Stevie Wonder, che firmò tutte le autorizzazioni del caso e divenne uno dei suoi primi fan, gli diede tutto.
LA NICCHIA
Grazie a quella hit, il rap non fu più un genere di nicchia: le mamme cominciarono a cantare insieme ai figli. Prima di 50 Cent, di Jay-Z, di Snoop Dogg (che ieri ha condiviso sui social una foto insieme) e di Eminem. «Le persone avrebbero ucciso per essere al mio posto», diceva Coolio. Ma dopo avergli dato tutto, il successo fece precipitare il rapper dal paradiso all’inferno: stupefacenti e arresti tra accuse relative ad aggressioni e altre legate a possesso di arma da fuoco offuscarono la sua immagine. In una manciata di anni passò dal calcare i palchi dei più grossi eventi dello show biz americano a calarsi dal campanile di piazza San Marco a Venezia nel tradizionale Volo dell’angelo (era il 2008), dal rappare di fronte a Michelle Pfeiffer nel video di Gangsta’s Paradise a partecipare a reality show e film di Serie C pur di lavorare. Girò inoltre anche una manciata di video con soubrette della tv italiana come Aida Yespica (nella clip di Dip It, nel 2007), Belén Rodriguez (nel video di If I Was Your Boyfriend, nel 2008) e Juliana Moreira (nella clip del remix della stessa Gangsta’s Paradise, nel 2011).
IL DESTINO
Gangsta’s Paradise ventisette anni dopo conta un miliardo di clic su YouTube: «Mentre cammino attraverso la valle dell’ombra della morte guardo la mia vita e mi rendo conto che non mi è rimasto niente». A riascoltare oggi i versi del brano si ha come l’impressione che per il povero Coolio fosse tutto già scritto.