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 2022  settembre 29 Giovedì calendario

"SALVINI? ORA SARA' L'UNICO CHE PUO' FAR CADERE DAVVERO IL GOVERNO" - VITTORIO SGARBI PARLA DELLA SCONFITTA SUBITA DA CASINI (“A BOLOGNA HO PERSO PERCHE’ DIETRO NON AVEVO UN PARTITO), FA I NOMI DELLA SUA SQUADRA DI GOVERNO IDEALE (“IO MINISTRO DELLA CULTURA? MAGARI”) E DEMOLISCE IL “RIDICOLO” CONTE E DI MAIO “CHE HA PERSO TUTTO" – "CALENDA E RENZI? SONO IL CIRCOLO DELLA CACCIA DELLA POLITICA: POCHI E SNOB” -

«Triste? Ma no, sono felice. Nella vita ho seguito tre regole. Prima, rispettare le scadenze: patentato a 18 anni, laureato a 22, senatore a 40. Seconda, non chiedere mai nulla. Terza, non lamentarsi mai di nulla, quindi essere sempre contento. Anzi, felice». Felice, ma trombato. Vittorio Sgarbi non torna in Senato, battuto da Pierferdinando Casini nell’uninominale di Bologna.

Perché è andata male? «Perché io ero un candidato senza partito e Casini un partito senza candidato, visto che con il Pd c’entra nulla. Ma poi Casini non avrebbe neanche dovuto candidarsi, Casini è già senatore a vita, anzi Casini è immortale. Gli faccio i complimenti e sono sincero».

Adesso che farà? Ho solo l’imbarazzo della scelta: sindaco di Sutri, assessore a Viterbo, presidente del Mart di Rovereto, del Museo di Canova a Possagno... devo continuare?».

No. Confessi che lasciare il Parlamento le brucia. «No, se penso a quante volte mi hanno cacciato: da sottosegretario, da assessore a Milano, da sindaco di Salemi, da commissario straordinario a Piazza Armerina, eccetera. Solo che chi mi cacciò è sparito, io ci sono sempre.

Quando Moratti mi mandò via scrissi addirittura un libro sull’esperienza, solo che non ricordo come s’intitolava [rumori di fondo, ndr]. Ah, eccolo qui: Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno). Sa cosa le dico?».

Dica. «Che da politico sono diventato un tecnico, quindi sono più pregiato. Se mi vogliono, sono qui».

Non è più l’ora dei tecnici al potere. «Al contrario. L’ora dei tecnici inizia adesso».

Come sarebbe? «Il governo Draghi tutto era meno che tecnico, dato che era pieno di politici. Di Maio ministro degli Esteri le sembra un tecnico? Se Meloni è intelligente, ed è intelligente, i tecnici li metterà nel suo, di governo».

Ma dovrà accontentare i partiti. «Per quello ci sono i ministeri senza portafoglio e i sottosegretari».

Ha anche i nomi del governo che sogna? «Certamente».

Incominciamo, allora: ministro dell’Interno? «Il prefetto Piantedosi».

Esteri? «Sergio Romano. Se è troppo anziano, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo».

Economia? «Quello che già c’è: Daniele Franco».

Transizione ecologica? «Idem. Resta Stefano Cingolani, ma cambia il nome che non mi piace e diventa ministero dell’Ambiente».

Giustizia? «Carlo Nordio».

Difesa? «Un generale. Come si chiamava quello bravo, amico di Cossiga».

Carlo Jean? «Lui».

Pubblica istruzione? «Geminello Alvi».

Agricoltura? «Carlo Petrini».

Turismo? «Oscar Farinetti».

Petrini e Farinetti non sembrano esattamente di destra. «Ma sono tecnici di valore».

Proprio nessun politico? «Il mio amico Maurizio Lupi ai Rapporti con il Parlamento. Se con Noi Moderati avesse fatto la lista con Rinascimento, il mio partito, avrebbe preso almeno il 3 per cento. Non ha voluto ma mi sta simpatico lo stesso. E alle Pari opportunità, Licia Ronzulli».

Dopo aver fatto il governo, i voti ai politici: Meloni? «Che domande: 10».

Salvini? «Sei meno. Sufficienza risicata perché la Lega ha dimezzato i voti, però adesso sarà l’unico che può davvero far cadere il governo».

Berlusconi? «Dal 7 all’8. Ha perso dei voti, ma i sondaggi erano molto peggio».

Letta? «Gli do 8 perché in realtà il Pd ha tenuto, poteva andargli molto peggio».



Calenda & Renzi? «Dal 6 al 7. Il risultato non è male, specie per Renzi che partiva dal 3 per cento e si è portato in parlamento metà degli eletti di Azione. Ma adesso non toccheranno palla. Sono il Circolo della caccia della politica: pochi e snob».

Conte? «Ridicolo: 5. Non lo dice nessuno, ma in realtà il M5s ha perso la metà dei suoi voti. E stando all’opposizione non potrà difendere l’unica cosa che lo tiene in vita: il reddito di cittadinanza».

Di Maio? «Uno, anzi zero. Ha perso tutto».

Abbiamo dimenticato il Mibact: Sgarbi? «Magari».