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 2022  settembre 29 Giovedì calendario

Biografia di Oriana Fallaci

«Crede seriamente che per scrivere un libro basti avere idee o costruire a grandi linee una storia? Crede seriamente che scrivere sia una gioia? Glielo spieghiamo noi che cos’è, colonnello. È la solitudine atroce d’una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima con il vocabolo accanto È la rinuncia al sole, all’azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro sé stessi, un delitto che dovrebbe essere punito per legge...». Così Oriana Fallaci fa dire a un personaggio di Insciallah, libro ambientato a Beirut all’inizio degli anni Ottanta, durante l’invio del contingente italiano.
LE OPERE
Il giudizio sulla difficoltà della scrittura, la consapevolezza dello sforzo che richiede (più che di ispirazione, è una questione di volontà e tenacia) non le ha impedito di redigere innumerevoli libri, articoli, interviste e reportages di guerra. La Fallaci ha toccato i temi più diversi, in modo profondo e spesso lungimirante. Nei libri, in particolare, si va dall’amore alla condizione della donna, dai programmi della Nasa alla resistenza greca, dal fondamentalismo islamico alla crisi della civiltà occidentale, dalla politica nazionale e internazionale alle interviste con i Grandi, dalle rivolte giovanili (spesso criticate) alle guerre. Da Il sesso inutile a Penelope alla guerra – «L’amore da una parte sola non basta... L’amore è un dialogo, non un monologo» -, da Se il sole muore a Niente e così sia, da Intervista con la storia a Lettera a un bambino mai nato, da Un uomo sul leader dell’opposizione greca Alekos Panagulis, con cui ebbe una grande storia d’amore – «Il poeta ribelle, l’eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni» – fino alla Trilogia di Oriana Fallaci (L’Apocalisse, La rabbia e l’orgoglio e La forza della ragione), nonché Un cappello pieno di ciliege, uscito postumo.
L’AMERICA
Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929, segno zodiacale Cancro, come parecchi altri scrittori. Il padre, antifascista e socialista, la fa partecipare da ragazza alla Resistenza come staffetta nelle formazioni di Giustizia e Libertà. In seguito si iscrive all’università, ma preferisce lavorare direttamente come giornalista sul Mattino dell’Italia centrale. Poi si sposta a Epoca, a Milano. Il primo articolo vero e proprio esce sull’Europeo, dove la Fallaci va a lavorare nel ’54. Si reca quindi a New York per alcuni reportage: è l’inizio di un grande legame con la città, in cui andrà a vivere negli anni ’90, e con gli Stati Uniti. In contemporanea comincia a scrivere quei libri che otterranno diversi premi e verranno tradotti in tante lingue. Fa con coraggio e determinazione l’inviato di guerra – inizialmente in Vietnam, quindi in altre parti del mondo -, che racconta in tutta la sua atrocità. Testimone di accadimenti drammatici, si espone in prima persona, tanto che viene ferita (e considerata morta) in una manifestazione a Città del Messico nell’ottobre 1968, prima dell’inizio dei Giochi olimpici.
LA RELIGIONE
All’inizio degli anni ’70 incontra Panagulis, che in seguito morirà in un incidente: la Fallaci si dirà sempre convinta che si è trattato di un omicidio. Fra le interviste, famosa resta quella con l’ayatollah Khomeini, durante la quale Oriana si leva il chador che aveva dovuto mettere e lo bolla come tiranno. Ormai celebre, collabora con Il Corriere della Sera e con un gran numero di giornali stranieri. Dichiaratamente atea, si avvicinerà verso la fine dell’esistenza al cattolicesimo; per una lunga fase simpatizzante dei radicali, si sposta poi su posizioni di conservatorismo sociale. Personaggio forte e divisivo, amata o detestata, si lancia in battaglie appassionate, spesso giuste, a volte impopolari.
LE TORRI GEMELLE
Dopo gli eventi dell’11 settembre e il crollo delle Twin Towers, scrive molto sull’argomento, stigmatizzando con parole severe quella che ritiene una incapacità – o non volontà – dell’Occidente di opporsi al dilagante fondamentalismo islamico. Critica fortemente anche i No Global, che manifestano a Firenze nel 2002, dicendosi convinta che l’autorizzazione a manifestare non avrebbe dovuto essere loro concessa. Inoltre, si oppone in molti articoli a quello che definisce lo strapotere dei magistrati, attacca la sinistra italiana e il femminismo ideologizzato, pur essendo una paladina delle donne. Comunque, rifiuta di essere considerata di destra. Le sue idee, la sua verve polemica e anticonformista la rendono il bersaglio di critiche, satira e persino minacce e contumelie. Ammalatasi di tumore, muore a Firenze nel settembre 2006 e viene sepolta nel Cimitero degli Allori, di rito evangelico. Una volta, aveva detto: «Sono convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali».