Avvenire, 29 settembre 2022
Il pugno di ferro dell’Iran si abbatte sul Kurdistan
La «rivolta del velo» provoca ora vittime anche fuori dall’Iran. È di 9 morti e 32 feriti il bilancio dei raid compiuti dai pasdaran contro sospette basi nel Kurdistan iracheno appartenenti al Partito democratico curdo dell’Iran (Kdpi). Secondo il governo di Erbil «ci sono civili tra le vittime» cadute a Koysinjaq e Sherawa. In precedenza, il Kdpi aveva parlato di vittime tra le milizie dei peshmerga. Sono cinque giorni che le Guardie della rivoluzione islamica, i pasdaran, lanciano droni e missili contro la regione autonoma, dove i curdi sono accusati di sostenere le proteste iraniane per la morte di Mahsa Amini, che era di origini curde. Secondo i pasdaran, le autorità regionali hanno ignorato gli avvertimenti sulle «attività dei gruppi terroristici anti-iraniani» e sul «sostegno alle recenti rivolte». Gli attacchi, avvertono i pasdaran, continueranno «finché la minaccia non sarà effettivamente respinta e le sedi dei gruppi terroristici non saranno smantellate». A seguito dei raid, il governo iracheno ha convocato l’ambasciatore iraniano a Baghdad, dure condanne anche da Usa e Germania. Nuovo monito, intanto, in Iran contro le proteste che proseguono senza sosta
da 12 giorni con almeno 75 morti e ormai migliaia di arresti. Ieri, la polizia ha annunciato che gli agenti si opporranno «con tutte le loro forze» ai manifestanti: «I nemici della Repubblica islamica e alcuni rivoltosi cercano di distruggere l’ordine e la sicurezza della nazione usando tutti i pretesti».
«Il personale di polizia – prosegue il comunicato – si opporrà con tutte le sue forze alle cospirazioni dei controrivoluzionari e degli elementi ostili e agirà con fermezza». E arresti di studenti sono stati compiuti anche nella facoltà di Medicina di Shiraz, mentre a Teheran è finita in manette l’attivista Faezeh Hashemi, figlia dell’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani. Più aperturista in serata il presidente Raisi che «non accetterà il caos», ma che ha anche invitato a «trovare metodi per implementare le leggi» e ha annunciato l’arrivo «a breve» dei risultati dell’inchiesta. La famiglia della giovane ha invece presentato una denuncia contro gli «autori del suo arresto».