Corriere della Sera, 29 settembre 2022
Un libro racconta le ultime ore di Anthony Bourdain
I milioni di spettatori dei suoi show televisivi, felici di viaggiare con lui per il mondo, e le centinaia di migliaia di lettori dei suoi libri – di cucina, ma anche noir ben scritti e spiritosi – lo ricordano attraverso le loro pagine preferite, e i momenti di tv memorabili: Anthony Bourdain che mangia cibi strani e/o meravigliosi in posti a volte strani e/o meravigliosi, con i Masai nel Serengeti e con il presidente degli Stati Uniti in una tavola calda, a Capri e al Polo Sud, quasi ovunque sul mappamondo attraverso 16 anni di carriera straordinaria.
Oppure – il menù da oggi è più ricco, anche se meno delizioso – possono ricordarlo con i messaggini scambiati negli ultimi cinque giorni della sua vita, luglio 2018, con l’ex moglie Ottavia Busia Bourdain e Asia Argento (ebbe con l’attrice italiana una storia dolorosa negli ultimi due anni della sua vita).
Il New York Times ha ieri anticipato alcuni tristissimi passaggi di una nuova biografia «non autorizzata», Down and Out in Paradise: The Life of Anthony Bourdain, scritta dal giornalista Charles Leerhsen, in uscita negli Usa da Simon & Schuster l’11 ottobre.
Il fratello di Bourdain, Chris, definisce il libro «fiction diffamatoria» e ha chiesto all’editore di non pubblicarlo: «Ogni singola cosa che scrive su rapporti e relazioni all’interno della nostra famiglia quand’eravamo bambini e poi adulti l’ha inventata. O è comunque totalmente sbagliata». L’agente di Bourdain ha chiesto alla maggior parte dei suoi amici e collaboratori di non parlare con Leerhsen, che però una fonte valida – la cui identità non è stata divulgata – l’ha trovata. Ha avuto accesso al computer di Bourdain e al suo telefono, e cita nel libro lunghi scambi di messaggi, mail, e perfino la cronologia del browser (nelle ultime ore di vita, quando Asia Argento non voleva comunicare con lui, cercò su Internet il nome di lei «centinaia di volte»). È doverosa una premessa, come sempre quando si parla di suicidio: le neuroscienze, la psicologia, la medicina in generale insegnano che è impossibile sotto il profilo scientifico determinare con certezza le cause di un suicidio, tantomeno si può immaginare di attribuire responsabilità, specie sulla base di aneddoti e impressioni. Quel che si sa con certezza è che l’ideazione suicidaria non è uno stato permanente, e l’aiuto della medicina – o di una semplice voce di un Telefono Amico – è in grado di indicare una via d’uscita alternativa alla morte.
Detto questo, ecco i messaggi citati dalla biografia.
Cinque giorni prima della morte di Bourdain, Argento viene fotografata mentre ballava con un altro uomo a Roma. «Bene. Non sono geloso. Non sei una mia proprietà. Sei libera. Come ho detto. Come ho promesso… Ma sei stata sconsiderata con il mio cuore. Con la mia vita».
Down and Out in Paradise pubblica anche l’ultima comunicazione finale tra Argento e Bourdain, avvenuta il giorno in cui lui si è impiccato in una camera d’albergo in Francia. Bourdain: «C’è qualcosa che posso fare?». Argento: «Smetterla di rompermi le palle». Bourdain: «Ok».
Il libro presenta il ritratto di un uomo afflitto dalla «disperazione oltre la disperazione», come diceva William Styron nel suo libro Oscurità trasparente, un Bourdain isolato dagli amici e da ex moglie e figlia, ossessionato dalla forma fisica, sotto l’effetto degli steroidi anabolizzanti, dell’alcol, cliente di prostitute, lontano dalla vita quotidiana della figlia allora undicenne.
Barack Obama, che sa sempre trovare le parole giuste, quando il mondo seppe della morte di Bourdain ricordò il suo amico «Tony» twittando una foto della volta che andarono a mangiare insieme – lo chef scrittore e il presidente degli Stati Uniti allora in carica – non in un ristorante stellato ma in una tavola calda vietnamita frequentata dalle persone normali: «Uno sgabello basso di plastica, una ciotola di noodles economici ma deliziosi, birra fredda di Hanoi. È così che ricorderò Tony. Ci ha insegnato tante cose sul cibo ma, soprattutto, sulla capacità che il cibo ha di unirci, di renderci un po’ meno timorosi delle cose che non conosciamo. Ci mancherà».