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 2022  settembre 28 Mercoledì calendario

Parla Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni

Andrea Giambruno, come dovremo chiamarla: First Husband, First Gentleman, First Partner?
«Non lo so. Mi sa che una vera dicitura per l’equivalente maschile di First Lady non c’è. Aspettiamo un neologismo dello Zingarelli?».
Per la prima volta in Italia, una donna sarà incaricata di fare il governo e quella donna, Giorgia Meloni, è la sua compagna e la madre di sua figlia. Che effetto le fa?
«Sperando che vada così, sono felice, è qualcosa di epocale: per Giorgia, è il completamento di un percorso lungo trent’anni; per nostra figlia, è una pagina di storia che, quando sarà grande, la renderà orgogliosa di sua madre».
Ha aiutato lei Ginevra a scrivere quel biglietto: «Cara mamma, sono tanto felice che hai vinto. Ti amo»?
«L’ha fatto da sola: ha sei anni, ma sa scrivere già da un anno. Ovviamente, non comprende bene quello che è successo, ha solo capito che la mamma ha vinto qualcosa».
Lei che First Gentleman sarà? Presente o defilato?
«Presente a me stesso me lo auguro. Di sicuro, non sono tipo da copertine o foto patinate, infatti, nei nove anni con Giorgia, abbiamo sempre separato gli ambiti lavorativi».
Dunque, non l’accompagnerà nei viaggi di Stato, all’Eliseo o alla Casa Bianca?
«Se bisogna andare, e quando Giorgia me lo chiederà, lo farò con piacere. Ma non smanio per esserci».
Vivrete a Palazzo Chigi?
«Non credo proprio».
Perché ride così tanto?
«Le sembra che facciamo crescere una bimba di sei anni in un palazzo tipo Versailles? Anche un po’ meno, grazie. Una casa ce l’abbiamo».
Com’è organizzata Casa Giambruno-Meloni?
«Per il momento, alla giornata. Di solito, porto io la bimba a scuola e vado a prenderla. Faccio il giornalista a Studio Aperto, lavoro sempre di sera e torno a casa all’una di notte: questo mi permette di essere il più libero dei due di giorno, quando faccio il papà. Giorgia fa ottimamente la mamma quando non ha altri impegni. Ci dividiamo non dico equamente, ma quasi».
Quando vi siete conosciuti, Fratelli d’Italia era al 4 per cento, oggi è al 26. Che ricadute ha avuto la scalata nella vostra vita quotidiana?
«Giorgia studia da quando si sveglia fino a quando va a dormire. Poi, essendo anche capo di un partito, ha mille cose di cui occuparsi. Nessun politico di livello ha tempo per se stesso, ma io conosco il suo lavoro, condivido il suo progetto, so che, se è via, non è in vacanza alle Hawaii».
Giorgia sostiene che lei è di sinistra. Ha detto: spero voti per me. L’ha votata?
«Era una battuta: non sono di sinistra, è solo che abbiamo opinioni divergenti su alcuni temi etici, come il suicidio assistito. Io penso che lo Stato debba riflettere se sia giusto che una persona possa morire a casa sua, coi familiari, o sia costretta ad andare a morire in Svizzera. Noi due discutiamo su temi sensibili che – lo comprendo – la politica deve affrontare con una responsabilità diversa rispetto a me che ho solo una mia opinione personale».
E come sono le vostre discussioni su diritti Lgbtq+, legalizzazione delle droghe, aborto?
«Sull’aborto non c’è alcuna discussione: non troverà una riga in cui Giorgia contesta la 194. Sul resto, non si litiga, si parla e ognuno motiva la sua posizione».
Lei farebbe vedere a Ginevra la puntata di Peppa Pig con due mamme?
«Posso anche fargliela vedere e, se dovesse chiedere perché ci sono due madri, glielo spiego. Però, una cosa è una scelta spiegata da un genitore, un’altra è far passare forzatamente un concetto».
Nella sua unica intervista, tempo fa, lei ammise d’infastidirsi per gli ammiratori invadenti. Che ora aumenteranno. Come la mettiamo con la gelosia?
«So che non puoi andare all’acquario se hai paura dei pesci. Nel senso che so che stiamo vivendo qualcosa di unico in tutto e certo non mi comporto da adolescente».
Il vostro primo incontro?
«Ormai è mitologia, eviterei di riraccontarlo… Lavoro a Mediaset da anni, ci siamo conosciuti in uno dei programmi di cui ero autore».
Era Quinta Colonna di Paolo Del Debbio: stava per scattare la diretta, ma Giorgia stava mangiando una banana, che lei recuperò, evitandole di andare in onda così.
«Una cosa normale: non è che gli altri autori mandano in onda ospiti che mangiano i popcorn».
Lei da cosa fu colpito?
«Oltre che dall’aspetto fisico, dall’intelligenza e avevo sentito che Giorgia era diversa da come poteva apparire».
E come sarebbe la vera Giorgia?
«Ha una femminilità con una sua parte fragile, è un essere umano con una propria sensibilità, una propria dolcezza. Non è un robot. La vera Giorgia è una persona che si è fatta da sola, con tante difficoltà in adolescenza, cresciuta senza il padre: ha dimostrato che, se lavori con impegno e senza scorciatoie, il tuo riscatto ce l’hai. Giorgia ha realizzato qualcosa di impensabile, date le condizioni di partenza. È il prototipo dell’italiano che amiamo: ci piace di più chi arriva dal nulla e ce la fa, rispetto a quello che nasce arrivato. Giorgia è una persona che ricorda e valorizza chi ha creduto in lei e l’ha supportata. Infatti, lunedì, ha lasciato il campo ai suoi, non andando in conferenza stampa e prendendosi del tempo per stare con sua figlia. Un uomo si sarebbe preso tutto lo spazio per dire: ho vinto io. Giorgia è la prova provata che una donna può fare tutto e meglio di un uomo».
Lei quanta fiducia aveva nel fatto che potesse diventare premier?
«Col mio lavoro, ho modo ogni giorno di confrontarmi con la classe politica e sapevo che, come preparazione, non c’era partita con nessuno».
Nella celebre arringa, «sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana», ci sarebbe stato bene anche «sono una moglie», ma non c’è: perché?
«Adesso, con tutta la scaramanzia, ci sta bene “sono un presidente”».
La frase nel suo stato di WhatsApp, «resta solo un diamante che brilla», non si riferisce all’anello di fidanzamento che ancora manca?
«Ma no. Questo non è il momento di pensare al matrimonio, le priorità sono altre. Il diamante è Giorgia: un diamante ormai sgrezzato, una fuoriclasse, pronta a fare il premier, pronta a guidare il Paese».