la Repubblica, 28 settembre 2022
I figurini della sorelle Fontana
La bella persona, inguainata nell’abito di raso bianco mosso sui fianchi da gonfie pieghe ottocentesche, era ravvolta dalla trasparente nube del velo nuziale. Il velo era fermato alla semplice acconciatura dei capelli da una cuffietta tempestata di perle, la quale pareva tolta per incantesimo ad un ritratto muliebre del Rinascimento italiano”. Così la stampa descrisse l’abito da sposa di Linda Christian, l’attrice americana che nel gennaio 1949 sposò Tyrone Power a Roma, nella Basilica di Santa Francesca Romana.
Artefici di quel vestito che poi sarebbe diventato un simbolo della nascente moda italiana, furono le Sorelle Fontana. Adesso alle tre sorelle, che all’indomani della Seconda guerra mondiale hanno fatto conoscere all’estero lo stile italiano, verrà dedicata una piccola e preziosa mostra di figurini: Dal disegno all’archivio: gli originali della collezione Fontana.
Evento collaterale di Mercanteinfiera – l’appuntamento di Fiere di Parma dedicato ad antiquariato, design, collezionismo e modernariato vintage – l’esposizione, ospitata nel Padiglione 7, è stata organizzata in collaborazione con il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Csac) dell’università di Parma.
«L’idea è quella di raccontare l’evoluzione del gusto del secondo dopoguerra attraverso la creatività di queste grandi protagoniste della moda italiana», dice Lucia Miodini, responsabile della sezione Media e Moda del Csac. Il percorso è articolato in 16 disegni selezionati tra gli oltre 6.000 conservati in archivio, e illustra le caratteristiche peculiari del nascente italian style, a partire dal legame con il cinema hollywoodiano che si estrinsecò soprattutto a Roma negli economici studi di Cinecittà, storico stabilimento cinematografico creato in epoca fascista.
All’indomani del Piano Marshall, agli albori degli anni Cinquanta, l’Italia era tornata a vivere imponendosi nell’immaginario americano come il prototipo del paese dell’evasione e delle vacanze e Roma, la sua capitale, era nuovamente, come all’epoca del Grand Tour, la città più amata delmondo. Si stava affermando quel fenomeno che sarebbe passato alla storia come Hollywood sul Tevere e le Sorelle Fontana furono le sue maggiori protagoniste.
Tutto ebbe inizio a Traversetolo, un piccolo paese in provincia di Parma nei primi anni del Novecento. Lì, in una famiglia che si tramandava il mestiere di sarta di generazione in generazione, nacquero tre sorelle: Zoe (1911-1978), Micol (1913) e Giovanna Fontana (1915-2004).
Nel 1936 la più grande, Zoe, insofferente alla vita di provincia, decise trasferirsi a Roma, dove cominciò a lavorare da Zecca, nota sartoria della capitale specializzata come si usava all’epoca, nella riproduzione di modelli francesi. Ancora non si parlava di moda italiana e tutti i più famosi atelier si “ispiravano” alla moda parigina. Non passò molto che Zoe, raggiunta da Micol e Giovanna, decise di mettersi in proprio.
Fu così che nel 1943 le tre sorelle aprirono una piccola sartoria con il loro nome. “Tra stanze” scrive Micol nelle sue memorie (Specchio a tre luci,1991): “che di notte si trasformavano in camere da letto e di giorno in laboratorio per le clienti”. Lì iniziarono a fare modelli indipendenti dalla moda francese. “Dove sta scritto”, continua Micol, “che soltanto Chanel, Patou, Mainbocher e Schiaparelli sanno inventare la moda?”.
In breve il loro atelier divenne meta fissa per star e first ladies di passaggio nella capitale da Audrey Hepburn a Jacqueline Kennedy,da Liz Taylor fino ad Ava Gardner. Quest’ultima, che conobbe le tre sorelle sul set del film di Manckiewitz La Contessa Scalza (1953), si innamorò a tal punto delle loro creazioni da diventare cliente fissa dell’atelier, indossando le creazioni delle Fontana nella vita privata e sul set, e di prestarsi come modella in un loro defilé. Era il 1954 quando Irene Brin, brillante penna del giornalismo italiano (Bellezza, marzo 1954), scriveva: “Le Sorelle Fontana, soavemente diaboliche, hanno l’arte di nascondere sempre un sasso (e di brillanti) nelle loro maniche (di velluto). Stavolta sul finire della sfilata il colpo di scena si annunciò amabilmente. Ava Gardner vestita di raso verde aspettava il momento di entrare in scena e quando il segnale le fu dato, si feceil segno della croce. Poi, come chi va alla ghigliottina, andò agli applausi”. La notorietà delle tre sorelle era tale che Luciano Emmer decise di ambientare la sua pellicola:Le ragazze di piazza di Spagna
(1953) proprio nei laboratori e nei salottini di prova del loro atelier.
Le Fontana erano ormai le sarte più famose della Hollywood sul Tevere. Irene Brin scrisse di loro: “Le Sorelle Fontana, in fatto di psicologia comparata, potrebbero dare consigli a Kennedy o a Kruscev, con uguale saggezza. Senza sbandamenti, né esitazioni accettano le tre tendenze principali del momento: alta moda, boutique, ready to wear”. Tutti elementi che hanno contribuito a porre le basi dell’italian style.