la Repubblica, 28 settembre 2022
A 30 anni dal karaoke di Fiorello
Trent’anni fa, un ragazzo con la coda di cavallo faceva cantare le piazze. C’era talmente tanta ressa che in molte tappe le forze dell’ordine facevano fatica a gestire la folla. Il 28 settembre 1992 debuttava su Italia 1 il Karaoke, lo show con cui Fiorello conquistò il grande pubblico; un fenomeno di costume, una mania collettiva. Lo inseguivano mamme e figlie, imbranati e esibizionisti, stonati e voci da usignolo: salire sul palco significava esserci e mettersi in gioco. Programma cult per la generazione cresciuta negli anni 90, il programma in cui Fiorello ha indossato le giacche con le spalline più incredibili – gialle, arancioni abbinate a pantaloni neri larghi – terminò il suo primo ciclo di trasmissioni il primo luglio 1995. La nostalgia non sarà più la stessa, ma nell’ultimo tour Fiorello dialoga proprio col suo doppio, quello scatenato con la coda, e porta in scena la mitica giacca color zucca.
«Buon compleanno a chi c’era ma soprattutto a chi oggi non c’è più di tutto quel gruppo meraviglioso che partì all’avventura» commenta oggi lo showman, «in particolare voglio ricordare il mio manager di allora, Franchino Tuzio e Massimo Dorati che era il mio autore di riferimento. Stavano con me 24 ore al giorno». Ma come iniziò l’avventura? «Fatma Ruffini chiamò Claudio Cecchetto che indicò me come possibile conduttore di questo format arrivato dall’Olanda e che noi trasformammo perché in Olanda si faceva in studio e noi lo facemmo invece sfruttando le bellezze italiane, quindi le piazze più belle. Era un programma partito senza nessuna pretesa, mi dissero: “Vai contro tutti i telegiornali, non c’è speranza di fare un ottimo ascolto: sai, a quell’ora la gente guarda i tg. Ma così, giusto per stare in quella fascia, poi Italia 1 era la rete giovane, ti metti là”». «Le prime puntate» continua Fiorello «andarono malissimo tant’è che a un certo punto dissero: lo chiudiamo. E vabbè, chiudiamolo, ci abbiamo provato. Mentre con le puntate “di magazzino” che andavano in onda, di botto cominciò a salire vertiginosamente l’ascolto e mi richiamarono. Poi il resto è storia. Quindi buon compleanno Karaoke, e sono trenta».
La prima puntata si svolge in piazza ad Alba, il pubblico vota il vincitore che si porta a casa un lettore cd. Fiorello, che viene dai villaggi vacanze e dalla radio, è l’uomo del giorno. Urla disumane quando appare, con episodi folli: lanci di bulloni, accerchiamenti. A Milanolo spettacolo viene fermato per questioni di ordine pubblico, quando arriva a Salerno, un fotografo con la coda come la sua, che si affaccia da una terrazza, viene inseguito dai fan. Il pubblico vota i concorrenti, è festa di piazza e di popolo, lo show al quale è comunque bello partecipare. Il ‘92 è l’anno della strage di Capaci, dell’attentato al giudice Paolo Borsellino; la Milano da bere non esiste più, travolta da Mani Pulite. Un periodo complesso ma la tv luccica, porta allegria.
«Non era un periodo facile per l’Italia» osserva Fiorello, «probabilmente la voglia di distrarsi del pubblico era anche un po’ una reazione. Il Karaoke è stato un fenomeno irripetibile, in fondo è come se fosse stato il primo social: la gente era in piazza e tutti contemporaneamente cantavano da casa. Le puntate erano registrate e sentivi la gente che cantava, accendevo la tv e sentivo il coro dalle finestre, univa tantissime persone, era un modo di stare insieme. Poi il fenomeno si è spostato nei locali, probabilmente oggi non c’è proprio, è legato a un certo periodo storico». Tra le curiosità, nella tappa a Monfalcone sale sul palco una ragazzina che suona la chitarra e canta, si chiama Elisa Toffoli e aiuta la mamma parrucchiera; in Sicilia un’altra adolescente, Silvia Salemi, tenta la fortuna. E in Lombardia si esibisce Annalisa Minetti. Quei Karaoke in piazza le hanno portate lontano.