La Stampa, 28 settembre 2022
Il papiro di Champollion
Jean-François Champollion, il padre dell’egittologia, fu il primo a scoprire il valore del Papiro dei Re. Nel 1824 venne a Torino per studiare per nove mesi le collezioni del museo Egizio, allora agli albori, e si rese conto del valore e della rarità del documento della collezione Drovetti. L’archeologo ed egittologo francese, esattamente 200 anni fa, decifrò i geroglifici e, in occasione di questo anniversario che ha rivoluzionato l’egittologia, al Museo Egizio di Torino è in esposizione fino al 21 novembre il Papiro dei Re, uno dei più importanti al mondo.
Quando Champollion ci mise le mani per studiarlo aveva appena una cinquantina di frammenti. Oggi ce ne sono 300 e l’esposizione inaugura dopo l’ultimo restauro a cui ha lavorato Myriam Krutzsch dell’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Staattlichen Museen zu Berlin, museo diretto da Friederike Seyfried, membro del comitato scientifico del Museo Egizio, che ha sostenuto il progetto di restauro, distaccando a Torino la decana dei conservatori e restauratori della collezione tedesca di papiri.
Torna così in esposizione uno dei pezzi più celebri della collezione torinese, anche noto all’estero con il nome di «Turin King List», grazie a una collaborazione internazionale tra Torino, Copenaghen e Berlino.
Il Papiro dei Re è l’unica lista reale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro che sia giunta fino a noi. Si tratta di un registro tributario dei pescatori, che sul retro ha l’elenco scritto in ieratico, senza censure, degli Dei e dei Faraoni d’Egitto. Inizia con i regni degli dèi Geb, Osiride, Horo, Seth, Maat. Il primo sovrano non divino è Menes/Narmer (3100 a.C.), il cui nome appare nella terza colonna di testo, poi ci sono Amenemhat, Sobekhotep, Djoser, della terza dinastia, e Unis, appartenente alla quinta dinastia egizia. La lista si conclude con l’ultimo sovrano del Secondo Periodo Intermedio (1650 a.C.). E, come una cronaca del tempo, la lista riporta l’identità e le durate dei regni, a volte specificando anche i giorni. «Portare a nuova vita il Papiro dei Re è un modo per celebrare il bicentenario della nascita dei geroglifici e dell’egittologia – ha detto il direttore del museo Egizio, Christian Greco – e quando il 6 dicembre inaugureremo la Sala della Scrittura il reperto verrà spostato qui». Per due mesi avrà invece un allestimento dedicato, con un’installazione interattiva e un’infografica per svelare tutto ciò che si è conservato: 60 nomi di Faraoni e 7 di Dei. Non è chiaro chi sia l’autore, forse uno scriba di nome Horsheri, ma probabilmente l’elenco è stato scritto per documentare la storia o come lista per copiare successivamente parte dei nomi sui templi. È stato quindi ritrovato a Deir el-Medina e venduto sul mercato.
«Il mio lavoro è stato un ri- restauro del papiro, che è di una qualità molto elevata – ha detto Myriam Krutzsch -. Abbiamo montato e posizionato 120 frammenti, mentre 99 non hanno ancora un loro posto». Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio, aggiunge: «L’Egizio si conferma crocevia di studi internazionali e di ricerca, un’istituzione in continua evoluzione. Da inizio anno a oggi abbiamo accolto 640 mila visitatori e siamo pronti a festeggiare il nostro bicentenario nel 2024». —