La Stampa, 27 settembre 2022
Scacco alla sterlina
Sono già due i Paesi europei che hanno scelto donne leader di destra, dichiaratamente estremiste, ma finora soltanto una di loro ha provocato uno shock finanziario, e non si tratta di Giorgia Meloni. Liz Truss è diventata Primo ministro soltanto tre settimane fa, e buona parte di questo periodo è stata interamente assorbita dal funerale di Stato della regina. Ciò nonostante, nel brevissimo tempo concessole, la Prima ministra Truss ha spinto la sterlina ai minimi storici ed è in procinto di innescare un abbassamento del rating del Regno Unito da parte delle agenzie di valutazione.
In particolare, a provocare tutto questo è stato l’annuncio molto inaspettato, ma assai drammatico, del bilancio preventivo da parte del suo nuovo Cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, venerdì scorso. Sia lui sia Truss hanno dichiarato di credere fermamente in uno Stato piccolo e in tasse basse, rievocando il sacro ricordo di Margaret Thatcher.
In più, hanno deciso di concretizzare questa visione in tutta fretta, a pochissimi giorni di distanza dall’annuncio del pacchetto europeo più generoso di sussidi per l’energia a famiglie e imprese, e ignorando lo spiacevole dettaglio che Maggie Thatcher detestava l’indebitamento, i prestiti pubblici e l’inflazione più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Sembra che, perlopiù, sia stata proprio questa fretta ad aver allarmato e preoccupato i mercati finanziari. L’economia britannica non è ancora in una recessione vera e propria, ma sta vivendo un’inflazione dei prezzi tra le più alte in Europa. La promessa di porre un tetto ai prezzi delle materie prime energetiche pagando sussidi generosi – se necessario, anche per due anni consecutivi – sembrava aver risolto l’eventualità di una pressione peggiore sul costo della vita e sulle imprese, quantunque con il rischio di prendere in prestito capitali a somme più ingenti.
Ma, per la signora Truss e il signor Kwarteng, questo non era ancora abbastanza. Così, senza por tempo in mezzo, senza preparativi, senza un piano ben studiato e adeguato alla gestione delle finanze pubbliche e dopo aver proibito all’agenzia indipendente Office for Budget Responsibility di sfornare nuove previsioni economiche, hanno annunciato la più consistente serie di sgravi fiscali che si siano visti dal 1971 a oggi.
Scopo dichiarato di questo gigantesco stimolo fiscale è far aumentare la crescita economica del Regno Unito, sia sul breve periodo per scongiurare una recessione, sia a lungo termine incentivando gli investimenti delle imprese e la loro produttività. Sì, sembrano nobili finalità, ma purtroppo chiaramente non godono della fiducia dei mercati finanziari, che hanno abbassato subito il valore della sterlina contro il dollaro americano portandolo a record storici, lasciandolo del 7 per cento più in basso rispetto alle valute dei suoi partner commerciali più importanti dall’inizio di agosto.
È difficile esimersi dal concludere che scopo effettivo di questa legge di bilancio precipitosa e radicale che ha comportato tagli fiscali era affermare l’autorità di Truss nel suo stesso partito conservatore. La sua vittoria, quando è stata eletta dai suoi compagni di partito, non è stata così decisiva come lei aveva sperato, e tra i parlamentari ha raccolto meno consensi del suo avversario. A differenza di Giorgia Meloni, la sua posizione politica appare fragile: probabilmente, Truss pensa già adesso con ansia alle possibili elezioni generali del 2023 o dell’inizio del 2024.
Alla luce di ciò, il tentativo di stimolare la crescita economica sul breve periodo e di appagare i suoi elettori tagliando le loro tasse potrebbe avere senso. Il primo problema, tuttavia, è che gli sgravi fiscali in verità sono piaciuti perlopiù ai benestanti e alle imprese, in quanto saranno loro, più dei poveri o della classe media, a trarre i maggiori vantaggi da questo bilancio preventivo. Il secondo problema potrebbe essere addirittura più grave: questa legge di bilancio potrebbe comportarsi come un boomerang, ritorcersi contro Truss e l’economia britannica, colpendole con forza.
Dal canto loro, in effetti gli sgravi fiscali e un’eccedenza di prestiti pubblici potrebbero sostenere una crescita economica più rapida sul breve periodo, mantenendo la disoccupazione vicina ai suoi livelli attuali assai bassi. Tuttavia, concentrando i tagli fiscali sui ricchi, il bilancio preventivo rischia di limitare in modo sostanziale questo beneficio, dato che chi ha ingenti rendite potrebbe benissimo decidere di mettere in cassaforte i soldi in eccesso, invece di spenderli, e che le imprese potrebbero benissimo decidere di non investire di più di questi tempi così incerti soltanto perché le tasse sulle loro rendite sono state ridotte.
Il valore in netto calo della sterlina, nel frattempo, accrescerà l’inflazione dei prezzi, facendo aumentare il costo dei beni importati, ed è plausibile che costringerà la Banca di Inghilterra ad alzare i tassi ufficiali di interesse in modo assai brusco e repentino, forse già a partire dalla settimana prossima. L’effetto combinato di inflazione, prestiti sottoscritti ad alto prezzo, nervosismo degli investitori potrebbe portare proprio a quella lunga recessione che Truss ha promesso di evitare.
Di certo, la neo Prima ministra britannica ha definito la sua identità politica e la sua arte di governo in tempi rapidi e senza esitazioni. Questo potrebbe garantirle un certo successo quando si presenterà alla conferenza annuale del partito conservatore che si aprirà il prossimo weekend. Se, invece, questa mossa così estrema dovesse ritorcersi contro di lei, la sua reputazione e il sostegno del suo stesso partito potrebbero svanire nel nulla in brevissimo tempo.
Il Regno Unito ha la fortuna di poter prendere in prestito capitali perlopiù nella sua stessa valuta, e di conseguenza non è esposto a quella sorta di acuta crisi finanziaria che subentra quando i prestatori stranieri perdono fiducia e iniziano a scommettere contro il debito di una nazione. Tuttavia, il Regno Unito potrebbe soffrire di una morsa lenta ma inesorabile, poiché i prestatori, siano essi britannici o stranieri, chiedono tassi di interesse più alti su tutti i prestiti concessi sia al governo sia alle imprese del Regno Unito.
Dato che in Europa è secondo solo alla Grecia, per ciò che concerne il più grande disavanzo delle partite correnti, e che ha il più alto deficit di bilancio di tutta l’Europa, il Regno Unito deve saper accontentare i suoi prestatori se – volendo prendere in prestito uno slogan molto popolare e "British", risalente ai tempi di guerra – intende "Keep calm and carry on", mantenere la calma e andare avanti. L’azzardo di Truss con le tasse, i prestiti, l’indebitamento e l’inflazione è tutt’altro che calmo.