Corriere della Sera, 27 settembre 2022
Gli hotel di Barbieri tra marketing, promozione e divismo
Se nella camera d’albergo Bruno Barbieri non trova il topper va su tutte le furie. E immagino che la mancanza di topper condizioni anche la sua valutazione. Ma cos’è ’sto topper? Il topper è quel sottile materassino imbottito, con un’altezza che varia dai 3 ai 7 cm, da posizionare fra materasso e coprimaterasso, per accrescere il comfort di riposo offerto dal letto. Poi però scopro che Barbieri reclamizza una linea di topper e, senza fare del moralismo, questa «coincidenza» mi ha suggerito una nuova lettura di «Bruno Barbieri 4 Hotel» (Sky Uno, Sky Go e in streaming su Now).
L’ultima puntata era ambientata in Valle d’Aosta, in gara quattro alberghi dotati di spa: «il modo migliore per rilassarsi dopo una adrenalinica giornata sulle piste ma anche un’alternativa valida qualora non tutti gli ospiti desiderino sciare». Così ho cominciato a pensare che il programma sia nient’altro che una grandiosa operazione di marketing e i segnali ci sono tutti, a partire dal «sigillo green» per premiare le scelte ecosostenibili delle strutture (un albergo che può esporre questo sigillo è particolarmente attrattivo per il pubblico della tv). Gli alberghi in gara ricevono una visibilità che in termini pubblicitari sarebbe loro costata una fortuna. Poi «Bruno Barbieri 4 Hotel» non si fa mancare i prodotti sponsorizzati, come tante altre trasmissioni (tutto nella norma, sia chiaro).
Ma l’aspetto che più di ogni altro rafforza l’idea dell’operazione marketing è la trasformazione stessa di Bruno Barbieri: ormai si vive come un personaggio, come un «divo del piccolo schermo». Cura maniacale dell’abbigliamento (che lui chiama outfit, come tutti gli arrivati), ostentazione del guardaroba da provinciale, scatti d’ira se trova un po’ di polvere in camera o le lenzuola umidicce. Insomma, più spazio occupa Barbieri meno attenzione c’è per l’hôtellerie, per i crismi dell’ospitalità.