Corriere della Sera, 27 settembre 2022
Federer e Caproni: il congedo è un’arte
Il congedo di Roger Federer è stato uno dei momenti pubblici più commoventi degli ultimi tempi: lui e il suo carissimo nemico-amico Rafael Nadal, alla Lever Cup, in lacrime mano nella mano dopo aver giocato (e perso) il doppio in coppia. Sopraggiunti guai fisici. Come quelli che hanno consigliato ad Andrea Ranocchia l’addio ai campi di calcio. Più in piccolo e meno spettacolare, naturalmente, ma anche il suo è stato un congedo di grande dignità ed emozione: dopo un grave infortunio da cui avrebbe potuto riprendersi, l’ex difensore dell’Inter (un tipo gentile, mai una polemica per essere lasciato in panchina) ha confessato su Instagram che da un po’ non sentiva più le motivazioni necessarie per continuare a giocare, così ha preferito prima rescindere il contratto con il Monza (la sua nuova squadra) rinunciando a due anni di stipendio e poi annunciare l’addio. Ha lasciato ringraziando tutti: allenatori e compagni del passato e del presente («tutti mi hanno dato qualcosa e... spero di aver dato qualcosa anche a loro»). Charlie Chaplin diceva: non importa come entri in scena, importa che al congedo, comunque sia andato lo spettacolo, tu sorrida facendo il tuo inchino migliore. Viene in mente una celebre poesia di Giorgio Caproni, Congedo del viaggiatore cerimonioso, in cui l’addio è quello definitivo anche se viene raccontato come fosse un viaggio in treno al termine della corsa: «Amici, credo che sia / meglio per me cominciare / a tirar giù la valigia (...) / Con voi sono stato lieto / dalla partenza, e molto / vi sono grato, credetemi / per l’ottima compagnia». I grandi poeti trovano sempre le parole giuste, riescono ad aggirare la retorica anche sui temi estremi (veri o falsi, vicini o lontani). Sul congedo, Aldo Palazzeschi ha scritto versi di elegia e di allegria: «E ora vi dico addio / perché la mia carriera / è finita: / evviva! / Muoiono i poeti / ma non muore la poesia...». A ciascuno la sua uscita di scena. Per fortuna ci sono congedi ordinari, meno drammatici di quelli cantati dai poeti e meno spettacolari di quelli del tennista svizzero o di un attore come Charlot. Per esempio, pensando alle recenti elezioni: la qualità dei non pochi leader sconfitti si vedrà anche dal modo di congedarsi, dalla capacità e dallo stile. Caproni conclude la sua poesia con molta semplicità: «Scendo. Buon proseguimento».