Corriere della Sera, 27 settembre 2022
Il «cuoco» di Putin ammette: «Così fondai Wagner»
Non che non l’avessimo capito. Solo due giorni fa, dal podio dell’assemblea generale dell’Onu, il colonnello golpista maliano Abdoulaye Maiga era salito a ringraziare pubblicamente i mercenari di Wagner che Putin ha inviato in Africa, «esemplare e fruttuosa collaborazione fra Mali e Russia». E in Siria la stampa araba parla di «vuoto russo», da quando il Cremlino ha richiamatogli uomini di Wagner per spostarli nel Donbass. E nel Donetsk che domani verrà annesso alla Russia coi finti referendum, nelle acciaierie ucraine Yenakiieve e Steel Works, 500 operai sono stati arruolati a forza e portati ad addestrarsi con gli istruttori di Wagner. Non che non si sapesse. Però a dircelo ieri è stato l’uomo che ha fondato Wagner, Evgeny Prigozhin, 61 anni, il famoso «cuoco di Putin», che per la prima volta l’ha ammesso pubblicamente: i miei soldati, altro che semplici patrioti, altro che omini verdi di buona volontà, sono mercenari bell’e buoni. E dipendono direttamente dal Cremlino.
«E ora, una confessione…», ha detto Prigozhin. La domanda gliel’ha fatta un giornalista che s’era stupito del video circolato giorni fa, dove si vedeva l’amico di Putin arringare un gruppo di detenuti d’un carcere per convincerli a combattere: Evgeny Viktorovic, gli ha chiesto, non neghi più d’essere l’arruolatore per conto del Cremlino? Ebbene, ha ammesso lui, «nel 2014 ho fondato il Gruppo tattico Wagner proprio per poter inviare soldati capaci nel Donbass». Come andò? «Il primo maggio, nacque il primo gruppo di patrioti. Questi ragazzi hanno difeso i russi dal genocidio, il popolo siriano dagli altri arabi, hanno combattuto i demoni africani e latinoamericani. Sono diventati il pilastro della nostra patria». Un lavoro da imprenditore, lo descrive lui: «Nel 2014 andai nei centri d’addestramento dei nostri cosacchi, per investire soldi e reclutare uomini armati che potessero muoversi rapidi a protezione dei russi. Ma vidi che i cosacchi non funzionavano. Allora formai un gruppo mio, andando in un poligono e rimboccandomi le maniche. Gettai via le vecchie armi, selezionai le persone che potessero aiutarmi. E in poco tempo fummo pronti a liberare l’aeroporto di Lugansk e a cambiare il destino del Donbass».
L’ammissione ha un suo peso. Il legame fra il «cuoco» e Putin dura dai tempi di San Pietroburgo, da quando Prigozhin accoglieva nel suo ristorante il futuro presidente. In questi otto anni, i due son sempre stati ben attenti a tenere il Cremlino fuori dalle attività di Wagner: a Mosca c’è una sede ufficiale, si pubblicano bandi d’arruolamento, ma ai media finora era vietato nominare il gruppo armato. Figurarsi indagare. Qualche «cane giornalista» che l’ha fatto, «sputando, cercando elementi negativi, trovando i panni sporchi» (parole di Prigozhin), è morto. Alle famiglie dei mercenari caduti, il silenzio viene pagato da Putin fino a 50 mila dollari. Le decorazioni sono conferite con cerimonie segrete. E pochi mesi fa, lo Zar negava quel che tutti sanno: che gl’invisibili di Prigozhin fanno ovunque il lavoro sporco che le truppe di Mosca non possono rivelare.
«Se prima facevamo tutti finta che non esistessero – svela Special Task Channel, un blog vicino al Cremlino —, ora è diverso. Loro non sono più indefiniti volontari che combattono. Sono gli uomini di Wagner!». Le sconfitte di queste settimane stanno lasciando ferite. E se il leader ceceno Ramzan Kadyrov contesta la strategia, qualcosa sembra muoversi anche nei palazzi: il responsabile della Difesa, Sergej Shoigu, soffre il ruolo del «cuoco», ormai il ministro-ombra della campagna militare. Prigozhin s’è conquistato i meriti sul campo, «ho difeso gl’interessi del Paese e protetto gli svantaggiati» dal Centrafrica al Venezuela, dalla Libia alla Crimea, sollevando spesso invidie e sospetti.
All’inizio dell’Operazione speciale – rivela un corrispondente militare russo – i generali moscoviti avevano tagliato fuori i mercenari di Wagner, pensando di prendere Kiev in pochi giorni: «Quando però è iniziata la guerra di trincea, sono dovuti ricorrere» a loro. E anche ora che le cose si complicano, i wagneriani vengono indicati, citati, esaltati. «Sono i primi musicisti della nostra orchestra!», dice un po’ retorico un inviato tv di Rossiya1 : chiamati a cambiare spartito.