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 2022  settembre 26 Lunedì calendario

Parla Annabelle Belmondo, nipote di Jean Paul Belmondo

«Dopo la morte di Jean Luc Godard sono stata sommersa su Instagram dalle foto di mio nonno. Me le hanno mandate i fan, tantissime, scatti che non avevo mai visto: anche se non era uno di famiglia, è stato molto commovente». Figlia di Florence Belmondo, secondogenita dell’attore francese Jean Paul Belmondo, Annabelle Belmondo, 34 anni, ha tenuto a battesimo il suo primo film italiano da protagonista – il thriller visionario Dawn Chorus di Alessio Pizzicannella, 49 – a pochi giorni dalla scomparsa, lo scorso 13 settembre, del maestro del cinema francese con cui il nonno girò, nel 1960, il cult Fino all’ultimo respiro.
IL RITO
«Quando nonno ha saputo che avrei voluto fare l’attrice, mi ha dato qualche consiglio – ha detto – e cioè divertirmi, non dare nulla per scontato e circondarmi sempre delle persone giuste. Era contento che volessi seguire le sue orme. Non ci vedevamo molto, ma quando lo raggiungevo in Francia il pranzo domenicale con lui era un rito irrinunciabile». In Dawn Chorus (l’espressione in inglese indica il cinguettio degli uccellini all’alba), presentato pochi giorni fa al Ferrara Film Festival e prossimamente in sala, l’attrice, modella e influencer franco-californiana interpreta un’adolescente in viaggio sabbatico con gli amici, che finisce per accamparsi su un’isola misteriosa in mezzo a un lago (l’isola di Brissago, in Svizzera): «Mi piace fare la modella, è un lavoro che mi permette di viaggiare – ha detto – ma la recitazione è una sfida con cui mi voglio confrontare ancora. Il cognome? Può essere un vantaggio e uno svantaggio. Da una parte chiamarsi Belmondo attira l’attenzione, dall’altra predispone la gente alla critica, anche cattiva. Spero che nessuno voglia mai paragonarmi a mio nonno».
I SOCIAL
Di Instagram, su cui è seguita da quasi 80 mila follower, si è stufata: «Mi interessa sempre meno, non ho la pazienza di seguirlo. All’inizio mi piaceva, adesso mi preoccupa il fatto che la gente viva condizionata da quello che posta sui social e dai like che riceve. Mi tiro fuori».
E dire che è proprio grazie al suo profilo social che il regista l’ha avvicinata, proponendole il ruolo. «Era perfetta, una ragazza americana ma anche europea, la classica francese con la frangetta dice Pizzicannella – E la sua estrazione alto borghese, cinematograficamente aristocratica, la rendeva ideale per quello che volevo raccontare: il mondo dei backpackers, i ragazzi che partono zaino in spalla, anche attraverso gli stereotipi di quella sottocultura». È dunque nata una stella, con un «grande film americano» del quale farà presto parte, ma di cui non può parlare: «Non rinnego le passerelle. Anche io come qualsiasi persona faccio i conti con il tempo che passa: so di non avere più vent’anni. Ma ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo. E mi piace come l’industria della moda oggi si stia aprendo alla diversità e all’inclusione».
I DESIDERI
L’Italia resta al centro dei suoi desideri: «Sto imparando la lingua», dice, dichiarandosi anche pronta a tornare nell’arena di Sanremo, dove fu ospite nel 2017 insieme alla figlia d’arte Anouchka Delon. «Non ero preparata a quello che mi aspettava racconta c’era tutta Italia a guardarci e non lo sapevo. Oggi sarei molto meno nervosa e più spontanea». Il film di Pizzicannella conta infine anche su un altro contributo blasonato, quello del cantante Thom Yorke, frontman dei Radiohead, che ha prestato a Dawn Chorus il suo brano omonimo, oltre che il titolo per il film: «Quando ero fotografo di musica ho scattato anche per i Radiohead e così ho provato a contattarli. Thom Yorke ha letto e accettato senza fare una piega».