il Fatto Quotidiano, 26 settembre 2022
La Prima Repubblica del pallone
Alzi la mano chi non sarebbe curioso di sapere per chi hanno votato i calciatori italiani. Curiosità vana dite? Eppure c’è stato un tempo in cui chiederlo era normale e ricevere risposta pure. Il giornalista Stefano Cappellini ha postato su Twitter le pagine di un’inchies ta condotta dal Guerin Sportivo prima delle elezioni del 20 giugno 1976, quasi mezzo secolo fa. Ai calciatori e agli allenatori di A e B il settimanale aveva chiesto per quale partito avrebbero votato: in 293 avevano risposto e il campione si sarebbe rivelato, a schede scrutinate, valido quasi come un exit poll. Per la cronaca: le elezioni del 1976 videro la vittoria della Dc del segretario Zaccagnini sul Pci di Berlinguer (38%-34%), che ridusse di molto il distacco che nel ’72 era stato di 11 punti. Al terzo posto si piazzò il Psi di De Martino (10%) e ancora il Msi di Almirante (6%), il Psdi di Saragat e i repubblicani di Biasini (3%), Democrazia Proletaria di Capanna (1,5%), i liberali di Zanone (1,3%) e i radicali di Spadaccia (1%). Per iniziativa di Aldo Moro, presidente Dc, nacque il governo della “non sfiducia”af – fidato ad Andreotti con l’appog – gio esterno dei comunisti che si astennero alla Camera (dove ottennero la presidenza per Ingrao) e uscirono dall’aula al Senato. L’obiettivo la piena partecipazione al governo dei comunisti, ma l’assassinio di Moro due anni dopo vanificò ogni accordo: di lì a poco si tornò al voto. Correva l’anno 1976 e correvano sul campo i calciatori italiani: che in un calcio più a misura d’uomo non avevano problemi a dire come la pensassero politicamente. Era forse più difficile dichiararsi comunisti: o forse esserlo, svolgendo quella professione. Sta di fatto che il voto alla Dc veniva annunciato da 141 interpellati, poco meno della metà; e che al secondo posto si piazzava il Psi (60 preferenze) e solo al terzo il Pci (42). Seguivano MSI (12), Psdi (11), Pli e Pri (10), 5 voti andavano a Democrazia Proletaria (Sollier e Raffaeli del Perugia, Zecchini della Samp, Tresoldi del Varese e Nasuelli del Novara), uno ai radicali (Campidonico del Genoa) e uno a Sudtiroler Volkspartei (Bachlechner dell’In – ter). Trionfo Dc, insomma. Con maggioranze bulgare anche nei derby di Milano (Mazzola, Facchetti, Oriali e Giubertoni all’In – ter, Rivera, Benetti, Bigon e Pizzaballa al Milan) e Torino (Furino, Anastasi, Causio, Gori e Damiani alla Juve, Graziani, Pulici, Claudio Sala e Zaccarelli al Toro). All ’Inter il voto al Pci arrivava solo dai compagni Boninsegna e Fedele (quando si dice l’Interna – zionale), al Milan – dove il Psdi impazzava grazie a Turone, Anquilletti, Gorin e N. Scala – da Sabadini, mentre alla Juve e al Toro seguaci di Berlinguer non ve n’erano. Ce n’erano tre invece alla Roma (Cordova, Morini e Spadoni), dove la colonia Dc la faceva da padrone (Conti, De Sisti, Prati e Santarini tra gli altri), Francesco Rocca votava Psdi; nessun comunista alla Lazio, la più destrorsa delle squadre con tre Msi (Wilson, Lopez, Polentes) e svariati Dc tra cui Giordano, D’Amico, Re Cecconi e Garlaschelli. Curiosamente, dopo la rossa Cesena (Boranga, De Ponti, Festa e l’allenatore Marchioro) le sezioni Pci più attive erano a Catanzaro (Palanca, Garito, Banelli), ad Avellino (Onofri, Lombardi, Gritti) e a Cagliari (Niccolai, Buso, Gregori). Il giovane Di Bartolomei al Vicenza votava Psi come Gigi Riva e Virdis a Cagliari, Albertosi e Calloni al Milan e gli allenatori Di Marzio, Castagner, Radice e Bagnoli. Tra i fedelissimi di Almirante da ricordare Bellugi e Roversi del Bologna, Lelj della Samp e Marangon del Vicenza.