la Repubblica, 25 settembre 2022
Dalla prefazione a "Vita di Gesù. Con il commento di papa Francesco" di Andrea Tornielli (Piemme)
Un aspetto decisivo che sempre mi colpisce leggendo il Vangelo è l’importanza degli sguardi, un particolare su cui si sofferma spesso anche questa Vita di Gesù. Alcuni sguardi si incrociano: pensiamo a Zaccheo, arrampicato sull’albero in modo un po’ grottesco, che desidera guardare Gesù senza essere visto, e viene invece guardato dal Signore, il quale gli dice che andrà a casa sua. Pensiamo al cieco di Gerico: non poteva vedere, ma cercava lo sguardo di Dio, voleva essere guardato da Gesù, e fino a che non ha trovato quel volto posato su di lui, non ha cessato di gridare, di chiedere, di supplicare. In ogni pagina del Vangelo ci sono sguardi, è il modo in cui le persone incontrano Gesù. Ci sono anche gli sguardi dei dottori della Legge, di coloro che cercavano di metterlo alla prova, e anche gli sguardi meravigliati di quanti non capivano. È importante lo sguardo, sono importanti gli sguardi. Non basta solo leggere, non basta ascoltare, è bello entrare in prima persona negli episodi evangelici, componendo nella mente e nel cuore lo sguardo di Gesù. Immaginare, ad esempio, i suoi occhi posarsi, tra tante altre persone, su una povera vedova che dona una piccola elemosina al Tempio: lo sguardo di Gesù scrutava i maestri della Legge che passeggiavano nel Tempio per farsi notare e mostrarsi perfetti, ma poi viene attirato da quella vedova che dona due monetine, due spiccioli, più di tutti perché era tutto ciò che aveva. Quello sguardo è la canonizzazione della generosità. Pensiamo ancora a Giàiro , che va a chiedere aiuto per sua figlia, gravissima, e quando è davanti al Maestro gli vengono a dire che nel frattempo è morta. Guarda Gesù e Gesù lo guarda e lo rassicura. Gesù ha una capacità unica di guardare negli occhi. E mentre Giàiro dice a Gesù che è inutile ormai recarsi a casa sua, Gesù prosegue e riporta in vita la figlia. Ma tutto è cominciato dallo sguardo. Anche la vedova di Nain ha sicuramente guardato il Signore quando si è avvicinato con i suoi discepoli. Che cosa poteva chiedere con gli occhi quella donna afflitta e piegata dal dolore? Certamente non la vita del figlio, perché era sicura che fosse morto e che niente e nessuno potesse riportarlo in vita. Eppure chiedeva qualcosa con quel suo sguardo. Gesù, guardando lei e il suo dolore, si commuove profondamente. Si avvicina al corteo funebre e risuscita il figlio morto restituendolo alla madre. Altre volte ci troviamo di fronte a sguardi incapaci, che in un primo momento non riescono a vedere il Signore: pensiamo ai discepoli di Èmmaus. I loro occhi erano come velati. Pensiamo alla Maddalena, quando va al sepolcro, e pensa che Gesù risorto sia il giardiniere. E poi, il Signore si manifesta: lo stesso accade a noi, quando prendiamo in mano il Vangelo, leggiamo qualcosa e al nostro sguardo a un certo momento il Signore si svela, si manifesta, e proviamo l’esperienza spirituale unica dello stupore, che ci fa incontrare Gesù. […] Avviciniamoci allora agli episodi della vita di Gesù con gli occhi pieni di contemplazione. È vero che la fede comincia dall’ascolto, ma l’incontro comincia con il vedere. Perciò è importante ascoltare e vedere Gesù nei Vangeli. Il vedere si unisce più facilmente alla memoria, che fa crescere la vita cristiana: è, come insegna san Giovanni, ma più in generale tutta la Sacra Scrittura, la memoria di quelle cose che abbiamo visto e ascoltato. Questo libro, questa Vita di Gesù, scritta utilizzando le parole dei Vangeli, può aiutarci a entrare in contatto con Lui, perché non rimanga soltanto un grande personaggio, un protagonista della storia, un leader religioso o un maestro di morale, ma diventi per ciascuno ogni giorno il Signore. Il Signore della vita. Auguro a chi legge di vedere Gesù, di incontrare Gesù e di ricevere la grazia – che è un dono dello Spirito Santo – di lasciarsi attrarre da Lui.