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 2022  settembre 25 Domenica calendario

Chi è Giacomo Raspadori

Portafogli non ne ha mai rubati, come voleva il suo ex allenatore De Zerbi, invitandolo con la metafora del furto a essere più malizioso, «meno bravo ragazzo». Giacomo Raspadori è rimasto se stesso e continua a crescere: «Forse se avesse già 50 presenze in Champions sarebbe meglio – come ha sottolineato il c.t. Mancini dopo la vittoria sull’Inghilterra con il gol di Jack – ma bisogna anche saper aspettare. Lui ha qualità tecniche straordinarie». Giacomo ha ambizione (parola che ripete spesso), ma conosce l’arte della pazienza. Dopo l’esplosione al Sassuolo e l’arrivo a Napoli fortemente voluto da Spalletti per la cifra record potenziale di 40 milioni bonus compresi e un contratto di cinque anni da 2,5 netti a stagione, in due settimane si è sbloccato in campionato e in Europa e ha segnato il suo quarto gol in Nazionale, bello e importante. Nel frattempo prepara gli esami di Scienze Motorie in ritiro, lui che ha affinato i trucchi del mestiere giocando in strada e all’oratorio e dopo i provini con Inter, Milan e Roma e si è formato in un vivaio doc, come quello del Sassuolo, studiando in pullmino per prendere il diploma allo Scientifico (79/100). Un ragazzo d’oro, insomma. In campo e fuori: il bomber della porta accanto.
Giacomo, che a Napoli vive per ora in hotel con la fidanzata Elisa conosciuta cinque anni fa giocando a beach volley a Riccione, ha raccolto l’appello del Mancio e si è messo alla prova: «Quelle parole del c.t. sono state fondamentali. Napoli era quello che cercavo: pur essendo giovane volevo mettermi in difficoltà. Non so se il gol all’Inghilterra sia il momento più bello, ma so che c’è da lavorare: è un punto di partenza, devo continuare con umiltà ed equilibrio, la cosa più importante».
L’attaccante che ha deciso la partita di venerdì con il 10 sulle spalle (e che oggi sarà al seggio elettorale prima di ripartire per l’Ungheria), ha la faccia pulita, dimostra anche meno dei suoi 22 anni e sette mesi, ma sa benissimo quello che vuole, fin da quando lasciò il Progresso e arrivò al Sassuolo sulle orme del fratello Enrico di tre anni più grande e – da mancino – iniziò a lavorare sul destro, lo stesso con cui ha segnato agli inglesi. Ogni metro se l’è guadagnato con la cultura che il padre operaio e la madre impiegata gli hanno trasmesso: «Conosco il lavoro come metodo per raggiungere qualcosa e continuerò a farlo. Sono partito giocando in strada e all’oratorio con mio papà, mio fratello e gli amici: un’esperienza fondamentale, che ti lascia dei dettagli tecnici unici. E ora sento che queste partite internazionali mi fanno crescere: giocarne più possibile ti porta ad avere più consapevolezza».
Nato il 18 febbraio come Roby Baggio, Raspadori ha ridato il sorriso a Mancini, segnando nel giorno in cui Paolo Rossi avrebbe compiuto 66 anni: proprio quel Pablito a cui era stato accostato a giugno dell’anno scorso con la convocazione dell’ultimo minuto al posto del coetaneo Kean. Giacomo all’Europeo ha collezionato una sola presenza con il Galles, non è stato il salvatore della patria, perché tutto ha funzionato a meraviglia, così come non lo è stato a Palermo nella notte da incubo con la Macedonia, dopo essere entrato a mezzora dalla fine al posto di Insigne. Lanciarsi in paragoni con i più grandi, nel momento più buio del nostro calcio assente dal Mondiale due volte di fila, è quindi un esercizio poco utile. Ma la strada tracciata dalla crescita di Raspadori, quella sì, è un esempio da seguire per la ricostruzione: «Il consiglio che posso dare agli altri ragazzi è non mettersi limiti. E lavorare senza soffermarsi su ciò che non va». È il metodo di Jack, per diventare grande.