la Repubblica, 24 settembre 2022
Amori e dolori di Lucrezia Lante della Rovere
Lucrezia Lante della Rovere è a Ferrara, «giro un docufilm su Lucrezia Borgia per i ragazzi. Sono l’attrice, la Borgia, ma anche una serie di icone cinematografiche che raccontano, da Maleficent a Audrey Hepburn». Sugli scaffali sta per arrivare Apnea , autobiografia (Piemme) che parte dalla foto di nozze dei genitori, passando per l’infanzia difficile, gli amori famosi, da Barbareschi a Malagò, il palcoscenico, i figli, la vita e la morte.
Perché “Apnea”?
«Ho vissuto una vita in apnea, cercando di ingoiare il pianto.
Facevo tutte le esperienze con paura, mancanza di respiro, angoscia, senso di inadeguatezza, con questi genitori che erano così diversi. Spesso facevo finta di trovarmi a mio agio e mi mettevo delle maschere, in realtà ero sempre sull’orlo del baratro, la sensazione di mancanza di respiro. A 17 anni dovevo andare a una delle mie prime trasmissioni, da Maurizio Costanzo, a cui mia madre aveva tirato la torta in faccia due mesi prima. Ero terrorizzata, non dormivo. Mia madre disse “prendi questo, lo prendo anche io”. Era Xanax. Eall’improvviso mi accorsi che si poteva respirare nella vita».
Con lo Xanax?
«Sì, perché lì ho capito che vivevo in uno stato psicofisico che non andava bene. È un po’ il mio stato. Poi però ho trovato il mio respiro. Ho sempre avuto paura di sbagliare, all’asilo sorridevo e facevo finta di capire. Sono stata raccontata, come tutti, in mille modi.
Questa è la mia versione. Una versione intima».
L’infanzia è stata dura, nel monolocale sotto l’attico di sua madre.
«Sono cresciuta in una realtà dicotomica. Papà nobile, ma senza mezzi, problemi di alcol e manesco. Mia madre che comprava le stoffine e si faceva fare i vestiti dalla portinaia. Poi era andata sull’appartamento sull’Appia. Si mangiava la vita, ma viveva al disopra delle sue possibilità».
Le piaceva fare la modella?
«No, ma mi rendeva autonoma. Non stavo bene in entrambe le famiglie, un’anima in pena in fuga perenne.
Dovevo mettermi “il carciofo in testa”, come diceva mamma, trovare l’indipendenza».
Sua madre non le ha tirato torte in faccia ma gliene ha fatte tante: le regala una volpe per l’invito alla Scala e poi si mette fuori in una bara per protestare contro le pellicce, il servizio fotografico con i feti finti che precede il suo di mamma….
«Lei era così. Le mamme vanno perdonate. La sua malattia, 16 anni, mi faceva pensare di dover trovare un modo con lei. Quando stava bene lo scontro era feroce».
Cos’ha pensato del suicidio assistito di Godard?
«Riuscire lucidamente a prendere
questa decisione significa avere le palle quadrate».
Sua madre fece un video sulla sedazione profonda poco prima di morire.
«Era un video forte. Lei non ha avuto suicidio assistito, la sofferenza se l’è fatta tutta, stava per morire. Ma la sua battaglia “dateci la dignità per morire”, era giusta».
Al funerale le mise le corna di Maleficent.
«È vero, siamo finiti anche su una indignata Famiglia cristiana .Ero distrutta dal dolore, i paparazzi fuori... le abbiamo messo un suo cappello: quale uscita di scena migliore? Lei mi ha insegnato la provocazione».
I libri di sua madre sono stati terremoti.
«Lei era il terremoto. I miei primi quarant’anni lo lessi sotto il banco di scuola. Mi colpì la questione degli aborti, non me ne aveva parlato. Non c’era dialogo tra noi, mi sgridava se dormivo col fidanzato. Era spregiudicata, ma non con me».
Lei racconta amori e crisi con Giovanni Malagò, padre delle sue due figlie e con Luca Barbareschi.
«Ma sono affettuosa, non racconto pettegolezzi o scandali. Sono persone che mi hanno formata e con cui io forse non sono riuscita a stare, con le mie paure e gelosie. Siamo amici».
Malagò era ossessionato da Agnelli, la telefonata mattutina.
«Giovanni è abbastanza spiritoso.
Che a vent’anni parlasse con Agnelli è un onore. Lui è il presidente del Coni e deve parlare di cose serie, ma per me gli fa piacere. Aveva già obiettivi chiari, io ero una ragazzina che non sapeva dove sbattere la testa. Lui si bastava, io no. Era solido, io mi sono innamorata e disamorata della sua solidità. Ero anche in cerca d’altro».
Luca Barbareschi?
«Ha letto brani. Dice che vuole il libro con la dedica».
Pensa spesso a sua madre?
«Moltissimo, più passano gli anni e più mi ci riconosco. Il libro si apre e chiude con la foto delle nozze dei miei, io vengo da lì».
Oggi è serena?
«Abbastanza. A 56 anni ho trovato un mio equilibrio. La vita è sempre molto più forte di noi, ma oggi ho gli strumenti per affrontarla un po’ meno in apnea».