Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  settembre 24 Sabato calendario

Intervista a Stefano De Martino

«Credo sia giusto fare le cose con il proprio ritmo. Il mio è quello dei piccoli passi. A quasi 33 anni vivo con maggiore tranquillità, ma ci metto anima e cuore perché questo è il lavoro più bello del mondo». Il cammino in tv di Stefano De Martino è il risultato di dieci anni di lavoro portati avanti con grande determinazione, tanto che oggi è considerato il volto di punta di Rai 2. «La forza della seconda rete è l’essere da sempre quella alternativa, più sperimentale, in cui ci si muove con entusiasmo e divertimento». A battezzarlo conduttore del futuro, il direttore dell’intrattenimento Prime Time della Rai, Stefano Coletta, così quest’anno De Martino, dopo l’esperienza estiva di Tim Summer Hits, sarà al timone di altri tre programmi: Stasera tutto è possibile, Bar Stella e That’s my Jam.
Partiamo dalla quarta conduzione del comedy show Stasera tutto è possibile. Si parte il 26 settembre in prima serata.
«Tanti ospiti con una compagnia di giro che fa da collante. Figure inaspettate, una è Rocco Siffredi. Credo sia un’icona pop: intelligente, autoironico. Poi ci sarà Arisa. Vogliamo offrire un programma sempre diverso, mantenendo la nostra identità, quella dell’intrattenimento leggero che aiuta a spegnere il cervello per qualche ora, il clima è quello di una cena tra amici. Il divertimento è sano e autentico».
Cos’ha scoperto con questa conduzione?
«Ha alimentato una delle mie prerogative, mettere assieme le persone. Il bello è stare nel gioco, ma un passo indietro, e vedere cosa accade. Come se fossi uno spettatore in prima fila che ha accesso al palco».
Sei puntate, ognuna con un tema diverso.
«Il fil rouge iniziale è "Tutti a scuola" perché questo inizio di stagione è un po’ il nostro primo giorno in classe. Ci saranno nuovi giochi, uno molto divertente è la stanza buia, visibile solo grazie alle telecamere a infrarossi, una penitenza per gli ospiti che perderanno le sfide nel corso del programma».
A scuola che tipo era?
«Uno che fa molto spogliatoio. Ero di quelli che animavano la classe, ma il ruolo di leader non mi è mai piaciuto, si paga sempre lo scotto di una grande solitudine».
Dal 29 novembre torna in seconda serata con Bar Stella.
«Saranno tre serate a settimana. Lo scorso anno abbiamo raccontato la storia del bar, riferimento alla mia vita, e spiegato la decisione di riaprirlo. Quest’anno avrà più il sapore di un live show. Può succedere qualsiasi cosa, dall’intervista "one to one", alla chiacchierata, al momento musicale».
È una sua creatura.
«Non potrei condurre qualcosa cui non ho partecipato alla scrittura: nasce da una mia idea ed è una responsabilità in più, ma per crescere bisogna prendersele le responsabilità».
Si mette in gioco anche con il riadattamento del game show musicale condotto negli Usa da Jimmy Fallon.
«Lì ci saranno due squadre di cantanti che si sfidano con spirito goliardico. Stiamo creando una versione italiana originale, che rispetti la nostra tradizione».
Cita una frase di Lucio Dalla: "L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale". Perché?
«L’ho fatta mia perché non credo di essere un rivoluzionario ma un evoluzionario, cioè prendo tutto ciò che a me affine è stato fatto, e lo porto avanti. L’idea è quella dell’immortalità delle opere classiche che hanno ancora la capacità di parlare a tutte le generazioni. Fare qualcosa di dignitoso, educato e normale può avere successo».
Successo e normalità coesistono?
«Il successo lo guardo con poca straordinarietà, come effetto collaterale del mestiere. È normale essere riconosciuti o che ci siano curiosità legate non solo alla vita professionale. Bisogna ridimensionarne la percezione: lo si può ottenere anche come marito e padre».
Crede di averlo raggiunto con suo figlio?
«Essere genitore mi riempie la vita di gioia. Che tipo di padre sono per Santiago lo dirà lui con entusiasmo o ferocia tra una decina di anni».
Se pensa alle giovani generazioni cosa la preoccupa?
«Ho un’apprensione quasi inconscia ma ho fiducia e credo ci sorprenderanno. I ragazzi oggi hanno maggiori strumenti, consapevolezze e cultura rispetto a noi alla loro età. Sono più sensibili verso i cambiamenti climatici, l’identità di genere. Porteranno avanti battaglie che noi non abbiamo nemmeno iniziato».
Ripensando all’inizio della sua carriera come si vede?
«Mi riguardo con tanta tenerezza perché mi rendo conto di essere stato lanciato privo di strumenti in un contesto in cui la luce dei riflettori esalta più i difetti che i pregi. Mi direi: "studia, leggi perché tutto quello che assimili ti renderà più consapevole nello scegliere le cose, più libero"».
Ha fatto una romantica dedica a Belen per il compleanno. Avete ritrovato la serenità?
«Abbiamo tante cose in comune. Entrambi siamo in tv, in reti diverse, ma il ritmo di lavoro è simile. Questo è importante anche perché ci si capisce più facilmente… Stiamo bene insieme, siamo molto felici».