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 2022  settembre 24 Sabato calendario

“I SOLDI? A ME LE DONNE SONO COSTATE MOLTO” – I  FLIRT CON BARBARA BOUCHET, MARILÙ TOLO, NADIA CASSINI E LE NOTTE FOLLI DI DANILO ENDRICI, L’ULTIMO DEGLI ITALIENS, IL LEGGENDARIO GRUPPETTO DI PLAYBOY CHE FACEVA STRAGI DI MUTANDE IN COSTA AZZURRA: “PARISI POTEVA SPENDERE. PER RAPETTI VENIVA PRIMA IL GIOCO E POI LA DONNA. PIACENTINI? CI SAPEVA FARE DA BUON ROMANO. ORGANIZZAVA LE CENE E POI ANDAVA VIA D’IMPROVVISO. RIZZI? SI ARRANGIAVA BENE. IL NOSTRO SEGRETO? ERAVAMO BELLI, SPORTIVI, SENZA TATUAGGI, VERI…” -

Danilo Endrici, l’ultimo degli italiens — quel leggendario gruppetto di playboy, anzi di amateurs, che tra gli anni Sessanta e Settanta furoreggiava nelle notti della Costa Azzurra— oggi è un saggio ed elegante signore di 78 anni, pazzo per il jazz, che vive a Trento, dove è nato e dove conduce un’attività imprenditoriale che lo porta in giro per tutta Europa. «Produciamo e vendiamo schermi per il cinema e negli anni Ottanta fui il primo a importare i videoproiettori. Poi arrivarono giapponesi e cinesi e compresi che dovevo cambiare settore. Però feci a tempo a vendere bene la mia società». Danilo è stato amico inseparabile di Franco Rapetti — «lo chiamavano “capriccio per signora”: era il più bello di tutti noi..» — e Rodolfo Parisi «al quale ero legatissimo».

Di Gigi Rizzi ricorda che «mi è morto praticamente tra le braccia. Era tornato dall’Argentina ed eravamo tutti a tavola, in tanti. All’improvviso qualcuno urla: Gigi è caduto! Invece era sulle scale ormai senza respiro, strozzato da un boccone di carne. Nessuno di noi fu in grado di salvarlo... povero Gigi. Era il più simpatico del gruppo, il più charmant: tanto che fu lui ad essere corteggiato da quella donna favolosa che era Brigitte Bardot, e non il contrario».

 E Beppe Piroddi, morto venerdì a 82 anni? «Da tempo ci sentivamo meno, una o due volte all’anno, lui a Genova, io a Trento, la vita è un po’ così». Dalla città sull’Adige a Saint Tropez è un attimo: attorno ai vent’anni, Danilo, diplomato al classico, una mattina saluta la madre dicendole «che mi sarei messo a girare l’Europa. Lei annuì e basta. Mio padre era morto dieci anni prima. Aveva un’azienda vinicola che fu rilevata dai suoi fratelli. Mi arrivò così una discreta eredità. Quei soldi mi durarono sino a trent’anni. Dissipati? Direi proprio di no, è stata una grande vita. E poi tutto quello che ho vissuto è ritornato in rapporti, relazioni, facilità di mettere a frutto idee e imprese».

Le cronache di quegli anni formidabili gli affibbiano una sfilza di flirt lunga così: un’allora sconosciuta Barbara Bouchet, l’affascinante attrice Marilù Tolo, Nadia Cassini «che «allora era il top: quando si seppe in giro della mia storia mi chiamò schiumando invidia anche Franco Califano». Diventare uno dei cinque invidiatissimi italiens è un po’ frutto del caso: «Eravamo bellocci, di modi eleganti, parlavamo tutti le lingue. Francese e inglese li ho appresi bene e facilmente a scuola, lo stesso per il tedesco seconda lingua dalle mie parti».

Proprio il tedesco lo avvicina inizialmente a Rodolfo (Parisi, ndr) «la cui famiglia aveva una ditta di spedizioni a Trieste, ci incrociammo a Bologna, a qualche festa: fu simbiosi». Poi si «aggregò Franco (Rapetti, ndr) i cui genitori avevano delle terre da quelle parti» e in seguito arrivò Gigi (Rizzi, ndr) che era di Piacenza». Nelle «puntate» in Riviera fu «inevitabile incontrare Beppe» e infine si inserì Piacentini «che però operava su Roma, a contatto con attori e attrici di mezza Hollywood». Eccoli qui, gli italiens: fare gruppo fu «una cosa naturale: ognuno di aveva caratteristiche diverse ma assieme stavamo bene». Il collante erano le donne, «una passione ossessiva, forse esagerata».

Il segreto di questi seduttori da leggenda? «Eravamo belli, sportivi, senza tatuaggi, veri direi». I soldi contavano? «El bel de Trent» — così lo chiamano ancora — ridacchia: «A me le donne son sempre costate molto... Anche a Rodolfo, ma lui poteva spendere. Per Rapetti era diverso: veniva prima il gioco e poi la donna: se vinceva a carte poteva fare ogni follia. Piacentini? Altro genere: non spendeva mai una lira in nessun posto... ci sapeva fare da buon romano. Lui organizzava le cene, andava al ristorante e poi andava via d’improvviso. Quante volte lo ha fatto... Chi pagava il conto? Mah. Roma allora era questo». E Rizzi? «Gigi si divertiva ed era uno sportivo: si arrangiava bene. Quando capì che per lui tirava una brutta aria, con tutte quelle storie di droga attorno al suo locale, il Number One di Milano, si eclissò in Argentina».

Due di questi playboy sono morti neanche quarantenni, «come se il destino avesse presentato loro un conto salato per una vita corsa all’impazzata. Ho comunque tanti dubbi su come finì Franco, caduto dall’undicesimo piano di un grattacielo a New York: la polizia archiviò tutto parlando di suicidio. Ma lui non aveva alcun motivo per uccidersi, era sereno, non faceva uso di droghe. Si era messo a commerciare nell’arte, ma ad alto livello. La moglie di Heini Thyssen, l’erede della famiglia tedesca dell’acciaio, perse la testa per lui. Heini lo sapeva ma non era un problema e Franco divenne un suo importante fornitore di opere. Non credo al suicidio, piuttosto un affare andato male... Forse gli tirarono un bidone, forse lo tirò lui. Non lo sapremo mai».

Assurda, poi, la fine di Parisi «che se ne andò a 36 anni, colpito alla testa dal deflettore dello specchietto di un autobus mentre scendeva dal marciapiede a Londra...». Morti che posero inevitabilmente fine al dominio dei playboy sulla Costa Azzurra. Ma in quelle incursioni tra la Mandrague di Brigitte Bardot e le feste epocali organizzate a Saint Tropez sapevate di essere gli italiens? Il «bel Danilo» replica così: «Neanche tanto tempo fa ero a Ischia, a tavola con amici in un ristorante. A un tratto un signore napoletano, simpaticissimo, si avvicina e mi dice: “Ma io la conosco...” . Poi racconta, con modi da attore, che lui e i suoi amici si appostavano regolarmente fuori dalle ville che affittavamo per attendere l’uscita delle invitate “e qualcosa rimediavamo...”».

 Si ricordava persino «di quella volta che invitammo i Gipsy Kings, all’epoca erano musicisti da strada e non li conosceva nessuno: ma erano travolgenti finimmo tutti a ballare in strada». Tutti gli italiens, chi in un modo e chi in un altro, si diedero alla stessa attività: aprire locali à la page. «Piroddi gestiva l’Esquinade, io il Bobo a Riccione, il Bobino a Cortina e Porto Rotondo e infine lo «Josephine» a Monaco di Baviera».

Oggi la vita è più tranquilla?» «Sono single» sorride l’ultimo degli italiens che nel parlare di un amore recente «durato otto anni» mostra la foto di una bionda — bellissima — che si chiama Ursula e non aggiunge altro. Poi chiude così: «Ogni giorno ascolto uno stesso brano di Oscar Peterson, jazzista fuoriclasse. Si chiama Tenderly: sì, tenerezza...».