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 2022  settembre 24 Sabato calendario

Periscopio

[In Russia] ci sono già stati 1.300 arresti e credo che la repressione sarà ancora più dura. Putin temeva il malumore dei russi, tanto che per mesi ha evitato di fare ricorso alla mobilitazione generale. Adesso, però, non ha scelta. Sul campo di battaglia le cose vanno molto male. Ian Bremmer (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera).


«Lei è arruolato». Beffa della ong di Aleksey Navalny al figlio di Peskov. Ansa.


Sentendosi convocare in caserma per il giorno seguente il giovane Peskov, figlio del portavoce del Capo, ha subito tenuto a precisare d’essere «il signor Peskov», e che diamine, per poi aggiungere che non credeva proprio che la faccenda lo riguardasse, ma che in ogni caso l’avrebbe risolta «a un livello più alto», cioè con una telefonata a papi. Il tono di voce tradiva la sorpresa di chi non riesce a capacitarsi che il suo interlocutore possa anche solo aver pensato di trattare un potente come se fosse carne da cannone, anziché un legittimo imboscato da congedare con tante scuse e ossequi al genitore. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.


Tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni animali sono più uguali degli altri. George Orwell, La fattoria degli animali.


A gettare altra benzina sul fuoco sono arrivate le parole di Dmitry Medvedev. Citando i referendum per l’annessione alla Russia in programma in quattro regioni dell’est dell’Ucraina, l’ex presidente russo ha affermato che la «protezione» [dei «territori liberati»] sarà rafforzata con «qualsiasi mezzo, comprese le armi nucleari strategiche». E se ciò non bastasse, Medvedev ha aggiunto che i missili ipersonici russi sono in grado di «raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto velocemente». Ansa.




Chi già brindava alla caduta di Mosca scopre adesso che Vladimir Putin ha l’atomica. Francesco Borgonovo, La Verità (in russoPravda).


[Roma, 22 settembre 2022]. Putin è stato spinto a invadere l’Ucraina per sostituire Volodymyr Zelensky con un governo di persone perbene. Silvio Berlusconi (Vanessa Ricciardi, Domani).


[Teheran]. Al sesto giorno di proteste la repressione è brutale: testimonianze dirette raccontano di scontri violenti, con auto bruciate dai manifestanti e spari della polizia sulla folla, arresti, feriti, nelle città curde e a Teheran. Whatsapp, Instagram e l’intera connessione Internet sono state bloccate. Si contano manifestazioni in 40 città. La televisione di Stato parla di 17 morti, tra manifestanti e poliziotti. Per la Ong Iran Human Rights le vittime sono almeno 31. Gabriella Colarusso, la Repubblica.




[New York]. II presidente iraniano Ebrahim Raisi ha rifiutato di concedere a Christiane Amanpour un’intervista già concordata con la Cnn, poiché la giornalista non ha accettato di indossare il velo. È stata Amanpour a raccontarlo su Twitter, pubblicando la foto della sedia vuota. Viviana Mazza, Corriere della Sera.


Con Mario Draghi l’Italia ha avuto un ruolo guida nell’organizzare la risposta alla crisi ucraina. […] L’arrivo di una leader populista dopo Draghi è una grande battuta d’arresto. Tuttavia mi pare di capire che Meloni non sia come Matteo Salvini. Non è antiamericana, non è anti-Ucraina, non condivide le propensioni terribili di altri populisti europei. Mi pare possibile che si trovi di fronte alle difficoltà del governare l’Italia e diventi qualcosa di più simile a un politico mainstream. È quello che tutti sperano. Francis Fukuyama (Federico Fubini, Corriere della Sera).




Con il sorriso sulle labbra, Ursula von der Leyen ha mandato dagli Stati Uniti un messaggio inequivocabile ai partiti italiani che si apprestano a guidare il prossimo esecutivo. «Noi lavoreremo con qualsiasi governo democratico che vorrà lavorare con noi», ma «se le cose dovessero andare per il verso sbagliato, abbiamo gli strumenti» per rispondere. Quali? Per esempio [quelli usati] con «Polonia e Ungheria», paesi «puniti» con il congelamento dei fondi del Pnrr. Marco Bresolin, La Stampa.


È caduta l’ennesima maschera della destra. Vogliono stravolgere la Carta costuzionale, anche da soli. E non ne fanno mistero. Lo impediremo. Enrico Letta (Roberto Gressi, Corriere della Sera).


Qui chi scrive patisce un déjà-vu che risale all’inizio del secolo. Quando si scontrava con le legioni [dei comunisti e] dei postcomunisti, all’ombra dei girotondini, dei travaglini travagliati, delle Sabine Guzzanti, dei giudici antimafia, dei Dario Fo e dei Michele Santoro, insomma di tutta la mercanzia casinista e movimentista che avrebbe poi portato prima all’Italia dei Valori di Di Pietro e successivamente alla setta di Beppe Grillo. Vedi come le cose (non) cambiano: più che altro si rivestono di nuovi colori, come i giardini di marzo di Lucio Battisti. Gianni Pardo, ItaliaOggi.


La difesa di Romano La Russa per il saluto omonimo entra di diritto nella top ten dello Scusario Politico: «Chi vuol confondere il rito del “presente” col saluto fascista è ignorante: ignora una tradizione militare che vige da secoli». Poi taglia la testa al toro: «Eravamo quindici vecchi rincoglioniti». Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano.


La frase di Benito Mussolini – «Tutto per lo Stato, nulla contro lo Stato» – ha il vantaggio di essere perfettamente chiara. Dice quel che dice. Con essa sappiamo dove siamo, anche se non vorremmo esserci. Fernando Pessoa, Sul fascismo, la dittatura militare e Salazar.


Al Sud, sia cinque anni fa sia oggi, il reddito di cittadinanza è stato usato dai 5stelle come il surrogato di una politica meridionalista che non c’è. Ma non è che la dote di diecimila euro per i diciottenni o la dentiera gratis per gli anziani o siano da meno, in quanto a «do ut des». La differenza sta nel fatto che gli anziani e i diciottenni sono diffusi su tutto il territorio nazionale, mentre i percettori del reddito di cittadinanza sono per due terzi concentrati al Mezzogiorno. Antonio Polito, Corriere della Sera.


Italia: un Paese che crede nei santi solo se gli fanno il miracolo. Roberto Gervaso.