Corriere della Sera, 23 settembre 2022
Endrici, l’ultimo playboy
Danilo Endrici, l’ultimo degli italiens, quei playboy che tra gli anni ‘60 e ‘70 furoreggiavano in Costa Azzurra, oggi è un signore di 78 anni, pazzo per il jazz, che vive a Trento, dove è nato e dove ha una società che produce schermi per il cinema. I nomi di quegli «amateurs» sono leggendari. «Franco Rapetti lo chiamavano “capriccio per signora”, era il più bello di tutti noi. A Rodolfo Parisi – ricorda Danilo – ero legatissimo. Gigi Rizzi? Mi morì tra le braccia. Era rientrato dall’Argentina ed eravamo tutti a tavola. All’improvviso qualcuno urla: Gigi è caduto! Lui era sulle scale, non respirava, strozzato da un boccone». Rizzi «era il più charmant, fu lui ad essere corteggiato da quella donna favolosa che era Brigitte Bardot, e non il contrario come si favoleggia». E Beppe Piroddi, morto venerdì scorso a 82 anni? «Da tempo ci sentivamo una o due volte all’anno, lui a Genova, io a Trento: la vita è un po’ così».
A vent’anni Danilo, studi classici, saluta mamma dicendole «che avrei girato l’Europa. Avevo un’eredità e i soldi mi durarono sino a trent’anni. Dissipati? No, fu una grande vita. Ma poi tutto quello che ho vissuto mi è tornato in relazioni, umane e di lavoro».
Gli italiens nascono da un incontro tra Danilo, che flirtò anche con le attrici Barbara Bouchet, Marilù Tolo e Nadia Cassini, «e Rodolfo (Parisi, ndr ), la cui famiglia aveva una ditta di spedizioni a Trieste. Ci incrociammo a Bologna, a una festa: fu simbiosi». Poi si «aggregò Franco (Rapetti, ndr ) i cui genitori avevano delle terre in Emilia e in seguito arrivò Gigi (Rizzi, ndr), di Piacenza». Nelle «puntate» in Riviera «si unì Beppe» e infine, a Roma, si inserì Gianfranco Piacentini. Il collante? «Le donne, una passione ossessiva, esagerata». I soldi aiutavano? «A me quella vita è sempre costata molto... Anche a Rodolfo, ma lui poteva spendere. Per Rapetti era diverso, veniva prima il gioco e se vinceva poteva fare ogni follia. Piacentini? Altro genere: non spendeva una lira in nessun posto... Ci sapeva fare da buon romano, organizzava le cene ma poi spariva d’improvviso. Chi pagava il conto? Mah. Roma allora era questo». E Rizzi? «Si arrangiava bene. Capì che per lui tirava una brutta aria, con le storie di droga attorno al suo locale, il Number One di Milano, e si eclissò in Argentina». Franco Rapetti «morì cadendo dall’undicesimo piano a New York: la polizia parlò di suicidio. Ma non ci credo... Commerciava nell’arte, ad alto livello. La moglie di Heini Thyssen, l’erede della famiglia tedesca dell’acciaio, perse la testa per lui. Heini lo sapeva ma non se ne curava e Franco divenne un suo fornitore di quadri. Forse è una storia di raggiri. Non lo sapremo mai». Assurda, poi, la fine di Parisi «che se ne andò a 36 anni, colpito alla testa dal deflettore dello specchietto di un bus mentre scendeva dal marciapiede a Londra...». Davvero gli italiens erano così celebri in Costa Azzurra? Danilo ride: «Mesi fa ero a Ischia, con amici. A un tratto un signore napoletano, simpaticissimo, si avvicina: “Ma io la conosco...”. E mi dice che lui e i suoi amici si appostavano fuori dalle ville affittate da noi per le feste: “aspettavamo l’uscita delle invitate e qualcosa rimediavamo...”». Oggi? «Sono single...lavoro tanto, ogni giorno ascolto lo stesso brano del jazzista Oscar Peterson. Si chiama Tenderly: sì, tenerezza...».