22 settembre 2022
“NEI RAPPORTI CON PUTIN FA PIU’ DANNI LA GERMANIA CHE L’UNGHERIA. BERLINO SUL GAS È PEGGIO DI ORBAN" – IL "RICHELIEU DELLA MELONI" GUIDO CROSETTO PENSA BENE DI ATTACCARE LA GERMANIA E “L’EUROPA A DUE FACCE” IN UN MOMENTO IN CUI L’ITALIA E’ SORVEGLIATA SPECIALE DALLE CANCELLERIE INTERNAZIONALI – CON GLI ALLEATI E’ SPREZZANTE: "BERLUSCONI? HA UN FUTURO SU TIK TOK - SALVINI AGLI INTERNI? VEDIAMO I RISULTATI ELETTORALI" – E TUMULA LA FLAT TAX: “SI FARÀ QUELLO CHE LE RISORSE CONSENTIRANNO” – VIDEO -
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Francesco Rigatelli per “la Stampa”
Guido Crosetto, 59 anni, presidente della Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza, cofondatore di Fratelli d'Italia ed ex sottosegretario alla Difesa, intervistato ieri a La Stampa dal vicedirettore Federico Monga, ha affrontato tutti i temi di una campagna elettorale in cui ha deciso di dare una mano alla sua amica Giorgia Meloni «per poi tornare al mio lavoro dopo il 25 settembre».
Lei nasce democristiano. Bei tempi quelli della Dc? «Erano bei tempi per il Paese, rispetto a questi».
Viene considerato il Richelieu di Meloni, è così? «Assolutamente no, sono stato uno dei fondatori di Fdi 9 anni fa e ho seguito a lungo quel progetto. Poi 4 anni fa mi sono dimesso da parlamentare e non mi sono ricandidato. Ora do una mano perché mi fa imbestialire venga negato a Giorgia il diritto di partecipare alla competizione politica».
E chi glielo impedisce? «Sono mesi che le danno della fascista e dicono "chissà cosa succede se vince", mentre penso sia una delle migliori risorse del Paese. Per questo mi espongo temporaneamente».
Non andrà al governo? «Non aspiro a niente e non ne ho bisogno. Potrei dare qualche consiglio, anche perché penso che questo Paese vada rivoltato come un calzino e mi auguro che lo sappiano fare e lo possano fare. Ma io vivo tranquillamente nel privato».
Draghi ha detto che l'Ue dovrebbe essere unita contro Mosca, ce la farà? «Dovrebbe provarci, così come lavorare a un'uscita da questa situazione. Invece da una parte c'è chi fa la faccia dura ai russi e dall'altra chi tratta il prezzo del gas a un terzo del nostro».
Si riferisce alla Germania, ma non fa più danni l'atteggiamento filo-Putin di Orban? «No, la Germania è il perno fondamentale dell'Ue, mentre l'Ungheria conta relativamente. Se la trattativa sul gas fosse vera significherebbe la rottura dello spirito europeo e un'idea scorretta della competizione trai vari Paesi».
La crisi energetica necessita di una nuova unità nazionale? «Nei Paesi seri ci sono maggioranza e opposizione, che nell'interesse dello Stato a volte collaborano. È quello che ha fatto Meloni col governo Draghi sull'Ucraina. Non a caso il premier glielo ha riconosciuto, anche rispetto ad altri partiti di maggioranza».
Il loro rapporto può portarli a sentirsi per scambiare idee in vista di un eventuale passaggio di consegne? «Ci può stare, ma qualunque leader deve dialogare con maggioranza e opposizione. Le grandi scelte vanno condivise con tutto il Paese. Anche perché davanti a una situazione drammatica come questa c'è chi potrebbe gettare benzina sul fuoco».
Come va affrontata la crisi energetica? «Non serve fare nuovo debito anche perché ogni emissione di titoli di stato andrebbe concordata con la Bce. Si potrebbero richiedere i fondi strutturali Ue, di cui su 94 miliardi da spendere oltre 45 non sono stati usati».
Affossare la delega fiscale del governo non è stato un torto al Paese? «Sì, sarebbe stata utile anche al nuovo governo. Ma il Parlamento potrà riprendere da dove si è interrotto».
Marcello Pera, candidato da Fdi, suggerisce di dare più peso alle leggi nazionali rispetto alle europee. Concorda? «Sì, ma lui stesso propone il principio valido in Germania per cui le leggi europee passino dall'approvazione della Corte Costituzionale».
Lei parla di dialogo con l'opposizione. Anche su un'eventuale riforma presidenzialista e fino a che punto? «Portare avanti una riforma costituzionale con l'opposizione significa fare una bicamerale, che alla fine voterà e il Parlamento anche. Segnalo però che ogni modifica costituzionale non condivisa poi è stata bocciata al referendum».
Draghi avrà ancora un ruolo nella politica italiana? «Non penso che voglia, perché si è sentito bruciato personalmente dalla vicenda del Quirinale. Potrebbe avere un ruolo per l'Italia, al di fuori della politica».
Chi sono i pupazzi prezzolati da Mosca citati da Draghi? «Per la considerazione che ho per lui gli ho chiesto di fare i nomi, anche perché se ci fossero andrebbero espulsi».
E Berlusconi che ruolo avrà? «Intanto ha un futuro su TikTok, dove dimostra di essere immortale. Qualunque altra previsione su di lui è impossibile».
Qual è la vera Meloni: quella moderata di Cernobbio o quella estremista di Vox? «Lei ha una personalità sola e seria, ma un conto è parlare agli imprenditori e un altro a un comizio. Forse cambia tono, non i contenuti. Al Sud, dove certo non le conviene, si dichiara contro il reddito di cittadinanza. E ha il coraggio di opporsi allo scostamento di bilancio». Ma non è un errore accostarsi ai postfranchisti di Vox? «Intanto Vox nasce da una scissione del Partito popolare spagnolo. Poi Meloni guida il Partito conservatore europeo, non quello Identità e democrazia dove c'è Le Pen, e cerca di avvicinarlo al Partito popolare per creare un centrodestra da contrapporre ai socialisti. E quando Orban è uscito dai Popolari Meloni e i conservatori polacchi non lo hanno voluto».
Agli Interni tornerà Salvini? «Vediamo i risultati elettorali poi penso che i nomi non arriveranno prima di un mese». L'Italia della destra sarà più autarchica e meno globale? «La maggioranza sarà di centrodestra e cercherà di lenire i danni dell'eccesso di globalizzazione. Parte della manifattura va riportata in Europa. Non è ideologica, ma pragmatismo».
È favorevole alla flat tax? «Sono favorevole ad una tassazione che incentivi gli investimenti in Italia. La flat tax ha senso solo nella parte incrementale dei redditi, come nel programma di Fdi. Poi si farà quello che le risorse consentiranno. E la mia priorità è il taglio del cuneo fiscale unito ad un intervento sull'Iva dei beni di prima necessità».
È d'accordo con l'autonomia regionale chiesta dalla Lega? «Se significa la gestione dei servizi a livello locale sì, soprattutto se coniugata col presidenzialismo».