Corriere della Sera, 22 settembre 2022
Quei 50 goal persi
Cinquantaquattro gol spariti. Da un anno all’altro la serie A si scopre povera del momento più esaltante di una partita, che fa sognare o disperare.
Sette giornate non sono sufficienti per avere un verdetto definitivo, ma la tendenza è chiara: dai 224 dell’anno scorso ai 170 di oggi, il dato è impietoso. E di conseguenza si sono moltiplicati gli 0-0: 7 come mai era accaduto negli ultimi dieci campionati. Nella scorsa stagione, sempre dopo sette giornate, l’Italia era la più prolifica d’Europa con una media gol di 3,20 a partita. Adesso la media è scesa drasticamente a 2,43. Negli altri Paesi che contano, nessuno ce l’ha così bassa. La Premier, la Liga e la Ligue1 francese hanno migliorato, solo la Bundesliga tedesca ha subìto una contrazione, ma inferiore alla nostra. Ce n’è a sufficienza per far scattare l’allarme.
Basta leggere la classifica marcatori per accorgersi delle difficoltà. I bomber sparano a salve o non sparano proprio. Il cannoniere è Arnautovic del Bologna con 6 reti, inseguito da Immobile che si è seduto sul trono per 4 volte e spera di arrivare a 5. I grandi latitano: Vlahovic ha segnato 4 reti, ma nella Juve sembra sempre più un oggetto misterioso, nervoso e avulso dal gioco.
Mancano gli acuti di Lukaku, Osimhen e Zapata, infortunati, e quelli di Abraham, ma anche del gallo Belotti, che dell’inglese è diventato alla Roma la prima alternativa. Lautaro a settembre è rimasto all’asciutto. E sono sempre meno i gol degli italiani, ad eccezione di Immobile. Mancini a ogni raduno lancia allarmi destinati a cadere nel vuoto. Nessuna delle grandi ha migliorato: l’Inter ha segnato 9 reti in meno, la Roma 8. Crescono l’Udinese con più 6 e l’Atalanta con un semplice + 1.
Ma cosa è capitato al nostro campionato, che forse non è il più bello, ma di sicuro è all’avanguardia dal punto di vista tattico? Le statistiche evidenziano una mancanza di rapidità nel ribaltare il fronte. Gli allenatori ci stanno lavorando e in questo senso la sosta per le Nazionali potrebbe aiutare a correggere gli errori. Può darsi che alla ripresa del campionato, l’1 ottobre, si torni a segnare di più andando incontro al sempre maggiore desiderio, di televisione e tifosi, di avere spettacolo e gol. Serve maggiore rapidità nella riconquista della palla e più coraggio nell’attaccare la porta avversaria, sfruttando il gioco verticale. C’è anche chi si interroga sul possesso palla, un’arma a doppio taglio, inutile se orizzontale perché permette ai rivali di schierare la difesa e chiudere gli spazi. Anche la costruzione dal basso va rivista se non viene seguita da un cambio di ritmo nell’impostazione. Secondo gli ultimi studi per sperare di fare gol non bisogna impiegare più di quattro o cinque secondi per portare in fondo l’azione. Sta tornando d’attualità il lancio lungo, del primo difensore, del regista basso, sempre più spesso del portiere (Maignan nel Milan insegna). Anche Guardiola, il re del tiki-taka, ora che ha messo Haaland nel motore del suo Manchester City cerca spesso il ribaltamento improvviso per mettere in crisi la difesa avversaria e sfruttare il fiuto del suo giovane e talentuoso centravanti.
Aspettiamo sviluppi. Sul piano tattico non siamo secondi a nessuno. Bisogna smettere di giocare con il freno a mano tirato. E sperare che il Mondiale in avvicinamento non distragga troppo le poche stelle del nostro campionato.