la Repubblica, 22 settembre 2022
La Cina prende le distanze da Putin
PECHINO – «A causa della nuova escalation bellica, della sua aggressione e volontà di annessione e della sua rinnovata minaccia di guerra nucleare, credo che la Cina non abbia altra scelta se non quella di stare un po’ più lontana da Putin in questo momento», confida aRepubblica Shi Yinhong, professore di Relazioni internazionali all’Università Renmin di Pechino, profondo conoscitore della politica estera cinese. «Se il capo del Cremlino diventerà il perdente di questa guerra, non sarà un affare facilmente gestibile per la Cina».
Dopo il discorso di Putin, la diplomazia pechinese torna – con le stesse parole che ripete da mesi – a chiedere “dialogo”. «La nostra posizionesulla crisi ucraina è coerente e chiara», dice il portavoce del Ministero degli Esteri. Ritornando a parlare di «negoziato» e a trovare «una soluzione che tenga conto delle legittime preoccupazioni di tutte le parti in materia di sicurezza. Tutti i Paesi meritano il rispetto della loro sovranità e integrità territoriale». Non una novità il richiamo a questi ultimi due concetti: quel «tutti» sta a sottolineare, almeno pubblicamente, l’ambiguità e l’equilibrio che Pechino mantiene ancora.
Che la Cina viva con estrema insofferenza il momento lo spiega però bene l’editoriale dell’ultranazionalista Global Times, tabloid del Partito. Pur dando sempre la colpa alla Nato di aver messo Putin nell’angolo, la conclusione è interessante. «Bisogna porre un freno d’emergenzaalla situazione in Ucraina in un momento in cui le dimensioni della guerra sono ancora gestibili. In un conflitto militare tra potenze nucleari non ci saranno un vincitore o un vinto assoluti. Chiunque cerchi di sopraffare completamente la controparte deve essere pazzo».
Siamo arrivati ad un punto di rottura tra Xi e Putin? Non la pensa così Michael Schuman, senior fellow dell’Atlantic Council, secondo cui il presidente cinese non ha nessuna intenzione, al momento, di mollare l’amico russo. «L’idea che la Cina stia ripensando la sua relazione con la Russia o che stia ritirando in qualche modo il supporto dato finora a Mosca è soltanto una pia illusione», racconta Schuman da Pechino. «È vero che i cinesi non sono mai stati a loro agio con l’invasione, ma continuano a non condannarla. Quello che Xi ha deciso è che la partnership con la Russia è importante nel lungo periodo per rimodellare l’ordine mondiale e respingere il potere americano. E Xi vede nella Russia, ancora, un importante attore che la può aiutare a raggiungere tutto questo. Se la guerra si mette male per Putin, la partnership non finirà ma farà diventare Mosca ancora più dipendente da Pechino». Ci sono dei limiti, però. «Pechino non vorrà mai sacrificare, in modo sostanziale, i propri interessi nazionali per aiutare Putin o chicchessia», conclude Schuman. «Xi e i suoi non vogliono vedere un conflitto più ampio, la strada che invece sta prendendo il russo. Quando e come cambierà qualcosa è difficile da prevedere, al momento sono solospeculazioni».