il Fatto Quotidiano, 22 settembre 2022
Delimobil, 40.000 euro a Renzi dal gruppo di Mosca
Il 24 febbraio, subito dopo l’annuncio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, Matteo Renzi ha fatto sapere di essersi dimesso il giorno stesso dal consiglio d’amministrazione della Delimobil. Si tratta di un’azienda russa di servizi di car-sharing, presente anche in altri Paesi come Repubblica Ceca, Bielorussia e Kazakhstan. Fondata e controllata da Vincenzo Trani, italiano residente da anni a Mosca e capo della Camera di Commercio italo-russa, Delimobil ha come suo secondo azionista il gruppo Vtb, seconda banca di Stato russa, considerata la più vicina a Putin e anche per questo finita sotto sanzioni di Usa e Ue già nel 2014 in seguito all’annessione della Crimea.
Oltre a detenere il 13,4% del capitale attraverso la controllata cipriota Nevsky Property Finance Ltd, la banca del Cremlino è anche una delle maggiori finanziatrici del gruppo presieduto da Trani: a giugno del 2021 ha infatti dato il via libera a una linea di credito da 75 milioni di dollari. Renzi è entrato nel board di Delimobil nell’agosto del 2021, quando la società, registrata in Lussemburgo, stava cercando di ottenere il via libera dalla Sec (la Consob americana) per quotarsi a Wall Street. Ma quanto ha guadagnato lecitamente il senatore italiano nei sette mesi circa in cui ha rivestito il ruolo di consigliere d’amministrazione di Delimobil? Un’informazione rilevante, visto che Renzi è un politico che avrebbe ricevuto denaro russo, lecito e tracciabile, e la società privata per cui ha lavorato è partecipata da un’azienda di Stato straniera.
Né il leader di Italia Viva né Delimobil hanno fornito informazioni utili in ordine all’ammontare dei pagamenti, ribadiamo legittimi e regolari. Fonti vicine all’ex premier però precisano: “Non era uno stipendio mensile, ma un’indennità annuale. Renzi si è dimesso appena è scoppiata la guerra, avrebbe potuto guadagnare molto di più dato che il contratto durava più anni”.
Così come per gli altri consiglieri d’amministrazione, infatti, il mandato di Renzi scadeva nel 2024. Tre anni di lavoro che avrebbero assicurato al leader di Italia Viva un incasso complessivo compreso tra 200 e 230 mila euro, calcolato partendo dall’unico dato reso noto pubblicamente dalla società partecipata dalla banca di Stato russa. “Il compenso aggregato da corrispondere ai nostri dirigenti e amministratori esecutivi per l’anno conclusosi il 31 dicembre 2020 è stato di 83 milioni di rubli”, si legge nel prospetto depositato alla Sec per la quotazione a Wall Street (progetto poi sfumato). Secondo quanto abbiamo potuto ricostruire, il tasso di cambio rublo/euro da applicare è quello di ottobre 2021, quando il prospetto è stato presentato alle autorità americane. Risultato: 83 milioni di rubli equivalgono a 1 milione di euro. È questo il compenso complessivo che Delimobil ha riservato in totale per tutti i membri del suo cda e per i suoi amministratori esecutivi nel 2020. La stessa cifra, secondo fonti accreditate, è stata spesa anche nel 2021 e nel 2022. Ai componenti del consiglio d’amministrazione spetta solitamente il 60-70% del totale, quindi 600-700 mila euro all’anno. Siccome i componenti del board sono nove e il compenso è generalmente lo stesso per tutti, significa che la somma annua lorda per ognuno di loro è compresa tra i 66 mila e 77 mila euro.
Il senatore Renzi non ha incassato, però, tutti questi soldi, visto che ha fatto parte del board di Delimobil da agosto del 2021 al febbraio del 2022. Sono sette mesi, equivalenti a una indennità complessiva lorda compresa tra 38.500 euro e 45.500 euro. Questo è quanto il politico italiano dovrebbe aver guadagnato da Delimobil. Non molto rispetto a quanto avrebbe potuto ricevere se fosse rimasto nel cda fino alla scadenza.