Guarda qui il video., 21 settembre 2022
L'INVERNO È ALLE PORTE: SERVONO GAS LIQUIDO E RIGASSIFICATORI - PER SOSTITUIRE LE FORNITURE RUSSE DOBBIAMO TROVARE DI CORSA 11 MILIARDI DI METRI CUBI DI METANO – MI-JENA GABANELLI: "LA STRADA PIU’ VELOCE È PRENDERE RIGASSIFICATORI GIÀ PRONTI, CIOÈ NAVI ATTREZZATE. SNAM, SU MANDATO DEL GOVERNO, NE HA COMPRATE DUE. MA C'È UN PROBLEMA POLITICO, SOPRATTUTTO A PIOMBINO" – ECCO LE POSIZIONI DI TUTTI I PARTITI -
Fausta Chiesa e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”
Il conto alla rovescia per l'inizio della stagione «termica», quando si accendono i riscaldamenti - in genere al Nord il 15 ottobre e i primi di novembre al Centro-Sud - è cominciato. Da fine febbraio, mese di inizio del conflitto in Ukraina, la parola d'ordine in Europa, ma soprattutto in Italia e Germania che dipendono fortemente da Mosca, è: «Comprare gas da altri fornitori».
Il nostro Paese l'anno scorso ha acquistato da Gazprom 29 miliardi di metri cubi di gas. Tutto quello che si poteva fare per sostituirlo è stato fatto: aumentati i flussi via gasdotto da Norvegia, Azerbaijan, l'Algeria - diventato oggi il nostro primo fornitore - spinto sulla produzione di rinnovabili, rimandate a pieno regime le centrali a carbone, aumentata un po' l'estrazione nazionale, quasi riempiti gli stoccaggi. In sostanza rimpiazzati, dice il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, 18 miliardi di metri cubi.
Come colmare l'ammanco di 11 miliardi? La soluzione più rapida è importare più gas naturale liquefatto, che viaggia su navi e quindi si può prendere ovunque nel mondo. I maggiori esportatori di Gnl per l'Italia sono il Qatar, l'Algeria, gli Stati Uniti, e in parte minore l'Egitto e la Nigeria. Ma poi bisogna rigassificarlo, e di rigassificatori ne abbiamo solo tre. La Spagna per esempio ne ha sei.
I tre impianti attivi e i due progetti nel cassetto Il primo si trova sulla costa ligure a Panigaglia, in provincia della Spezia, è stato realizzato negli Anni 70 e ha una capacità massima di 3,5 miliardi di metri cubi all'anno. Il secondo in mare, a Porto Viro, in provincia di Rovigo, e ha appena aumentato la portata da 8 a 9 miliardi di metri cubi. Il terzo è al largo di Livorno, ha 3,75 miliardi di metri cubi di produzione ed è stata fatta domanda per salire a 5. Da gennaio ad agosto hanno rigassificato quasi 9 miliardi di metri cubi (+25% rispetto all'anno scorso) e per i prossimi mesi e anni la loro capacità è già stata ampiamente prenotata. Perché ne abbiamo soltanto tre?
Perché avevamo i gasdotti e il Gnl costava di più, e perché la resistenza dei territori alla costruzione di questi impianti è sempre stata molto forte. Per questo, abbiamo lasciato nel cassetto per anni due progetti già approvati: quello di Enel a Porto Empedocle (Agrigento), e quello a Gioia Tauro di Sorgenia e Iren. Nel Piano energetico nazionale del 2017 questi progetti di grossa taglia non sono rientrati tra le infrastrutture che il governo ha selezionato per la diversificazione delle fonti. Con l'invasione dell'Ucraina, lo scenario è improvvisamente cambiato. Che fare con i 2 progetti?
In Sicilia c'è la resistenza della popolazione, mentre in Calabria il presidente della Regione Roberto Occhiuto lo vorrebbe. Il costo stimato, secondo il ministro della Transizione ecologica, è di circa 3 miliardi e non potrebbero essere pronti prima di 4 anni. E allora dove rigassificare le forniture aggiuntive che stiamo comprando in giro per il mondo?
La soluzione delle navi già pronte Per fare presto, la soluzione è prendere rigassificatori già pronti, cioè navi già attrezzate. Snam, su mandato del governo, a giugno ha comprato per 750 milioni di dollari complessivi, la Golar Tundra e la Bw Singapore. Ciascuna ha una capacità di 5 miliardi di metri cubi, quindi abbastanza per renderci quasi autonomi dalla Russia, in più essendo galleggianti, si possono rimuovere ed essere rivendute.
In base ai piani, una sarà collocata a Piombino e l'altra al largo di Ravenna. Per velocizzare i tempi, a inizio giugno il premier Mario Draghi ha creato i commissari straordinari per i rigassificatori, nominando il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e quello dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
La scelta su Ravenna è motivata dal fatto che c'è già la piattaforma off shore, però non sarà operativa prima della primavera 2024 perché l'infrastruttura di collegamento dal mare alla rete è lunga e richiede tempo. A Piombino, invece, c'è una banchina libera e inutilizzata (la Darsena Nord, costruita per ospitare il relitto della Costa Concordia), e il collegamento alla rete del gas può essere realizzato entro la prossima primavera.
Piombino: le resistenze In un momento in cui la possibile mancanza di gas non è remota, la tempistica è cruciale. Per questo, per entrambe le navi è stato approvato un iter semplificato, e Snam ha già presentato un'istanza su tutti gli aspetti, inclusi quelli ambientali e di sicurezza, con oltre 500 documenti. I tempi per l'autorizzazione della nave a Piombino scadono a fine ottobre. Se saranno rispettati, subito dopo l'ok inizieranno i lavori.
Il presidente Giani ha raggiunto un accordo con Snam per far restare la nave solo tre anni in porto e poi sarà messa a 12 chilometri di distanza dalla costa. Però a livello locale le proteste sono molto forti e le obiezioni sono tre: 1) un problema sicurezza (ma l'impianto è sottoposto alla legislazione Seveso); 2) alla nave rigassificatrice accostano navi metaniere che consegnano il Gnl, e quindi esiste il timore che ci possano essere interferenze con i traghetti che portano all'isola d'Elba. Di fatto arriverà una nave metaniera alla settimana con due ore di manovra di ormeggio e due di disormeggio, ed è possibile che avvenga di notte; 3) l'impianto può interferire con attività di itticoltura.
Per tutte queste ragioni è contrario alla nave il Pd cittadino e il sindaco Francesco Ferrari (FdI) che dice di aver ricevuto rassicurazioni dal partito sul fatto che, una volta andati al governo, si cercheranno anche «altre soluzioni». Dall'altra parte le compensazioni per i disagi previste dal Commissario straordinario ammontano a 600 milioni di euro, tra bonifiche, infrastrutture per migliorare il porto, sostegno alla pesca, itticoltura, turismo e per alleviare le bollette dei cittadini.
La posizione dei partiti Nel dettaglio dei singoli programmi elettorali, a livello nazionale FdI dice «sì». A livello locale su Piombino è un «no». Forza Italia non li cita espressamente, ma il coordinatore di FI, Antonio Tajani, ha dichiarato: «Siamo assolutamente a favore dei rigassificatori» ma a Piombino «prima di prendere una decisione credo sia giusto parlare con la comunità locale e cercare di trovare una soluzione di compromesso».
La Lega nel programma elettorale si esprime a favore. Nelle dichiarazioni su Piombino Matteo Salvini invece tergiversa. Il Pd scrive nel programma che il ricorso ai rigassificatori «appare necessario, ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni e che possano essere smobilitati per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica. I territori dove verranno installati dovranno essere adeguatamente compensati».
Il Terzo Polo (Italia Viva e Azione) li cita espressamente nel programma: «Riteniamo necessario completare con procedure straordinarie la costruzione di due rigassificatori galleggianti che consentano l'importazione di gas naturale liquefatto in sostituzione di quello russo».
Il M5S nel programma elettorale non li menziona, e nelle dichiarazioni è diviso: il leader Giuseppe Conte sulla nave dentro il porto a Piombino è contrario ed è a favore solo delle soluzioni galleggianti, Stefano Patuanelli, ministro alle Politiche agricole, ha detto che «sono un investimento necessario». Per il vicepresidente del Movimento Riccardo Ricciardi invece «Piombino è una scelta assurda».
Più Europa su Piombino ha promosso una raccolta firme a favore e creato il comitato «Sì al rigassificatore di Piombino». Secondo il ministro Cingolani, senza l'impianto di Piombino dovremmo fare i conti con un ammanco di circa 5 miliardi di metri cubi e si rischia il razionamento del gas. Sullo sfondo c'è anche il dubbio, rivelato in questi giorni dalla stampa algerina, che l'Algeria non sia in grado nei prossimi mesi di mantenere tutte le forniture promesse via gasdotto.