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 2022  settembre 21 Mercoledì calendario

L’elogio di Kissinger per Draghi

Conobbi Draghi molti decenni fa e ho sempre avuto un enorme rispetto per lui. Ha dimostrato una straordinaria capacità di analisi intellettuale che si è concentrata sul migliorare le cose, non solo su un punto particolare.
È diventato primo ministro quando il Presidente italiano ha deciso che aveva bisogno di un leader che, pur essendo al di sopra delle parti, fosse rispettato dai partiti. Era sicuro che qualsiasi proposta gli avesse presentato il primo ministro Draghi sarebbe stata basata su un’analisi del buon risultato da raggiungere e dell’interesse nazionale. È quindi il simbolo di una sfida della nostra generazione. E la sfida è che noi, come società, abbiamo un’enorme quantità di competenze tecniche, ma non siamo necessariamente in grado di concentrarle su ciò che ci prospetta il futuro che abbiamo davanti.
Si tratta di una crisi importante, prima di tutto in ambito economico, con la crisi economica all’inizio del secolo, e poi con la crisi che viviamo oggi, e che riguarda il futuro della pace e del progresso nel mondo.
Ha ricoperto incarichi importanti come direttore generale del Ministero del Tesoro, come presidente della Banca centrale europea e poi come primo ministro italiano. Mario Draghi è stato chiamato a svolgere compiti straordinariamente complicati perché si riteneva, e si è rivelato corretto, che avrebbe analizzato i problemi, che non li avrebbe affrontati da una prospettiva di parte e, quindi, nel corso dei decenni, ogni volta che Mario Draghi si è ritirato da uno di questi incarichi, si è trattato di un intervallo e mai di un ritiro definitivo. Nel tempo attuale, i dirigenti devono decidere come condurre il loro Paese, o l’unità che governano, da dove sono a dove non sono mai stati, e per farlo non solo è necessaria un’elevata conoscenza tecnica, ma bisogna avere anche coraggio e visione. Coraggio perché i leader devono muoversi su strade ancora sconosciute ma necessarie. E visione per gestire il rapporto tra ciò che si sta sviluppando e le necessità di ognuno. Al giorno d’oggi, il mondo ha raggiunto una tecnologia impensabile anche solo una generazione fa, ma le capacità sviluppate non tengono ancora il passo con le finalità da raggiungere.
Se guardiamo al mondo, vediamo gli Stati Uniti e la Cina in conflitto verbale quasi ogni settimana, e il pericolo è che quando questo diventa parte integrante del pensiero di ciascuna parte, può accadere qualche incidente, qualche imprevisto che poi viene interpretato con l’ostilità che si è creata. Cina e Stati Uniti hanno quindi bisogno di dialogare, non solo per le questioni immediate del momento, ma anche per l’evoluzione del futuro.
Guardiamo alla crisi ucraina e accogliamo con favore lo sforzo del popolo ucraino di mantenerela propria indipendenza e la propria libertà, ma dobbiamo anche considerare che cosa accadrà dopo la vittoria e quali saranno le relazioni tra l’Europa, un’Ucraina liberata e la Russia come entità storica. E in Medio Oriente la questione delle armi nucleari e della loro diffusione domina molte tensioni ed è la causa di molti per icoli. È quindi un grande privilegio per me parlare qui, per un uomo che credo abbia una capacità unica di analizzare le situazioni e contribuire alla loro soluzione. E può dare questo contributo a volte nel governo e a volte come consulente, ma il lavoro da lui svolto ha evidenziato che ha capacità analitica, coraggio e visione. Spero che sarà con noi per molto tempo nel suo ruolo costruttivo, e io lo osserverò, e che vada oltre il periodo che gli è stato concesso.