La Stampa, 19 settembre 2022
Cronaca del raduno di Pontida
«Il 98,1 per cento dei veneti vuole l’autonomia. Salvini, ormai semo stanchi. Ragionaci sopra». Lo striscione che resta sul «sacro pratone» per tutta la giornata non ha bisogno di parafrasi. La prima Pontida post Covid rappresenta la chiusura della campagna elettorale della «Lega per Salvini premier», quella che assicura di volere e di poter governare per cinque anni insieme al resto del centrodestra, ma segna anche la definitiva uscita allo scoperto di un’altra Lega. Una Lega più federalista che sovranista, con il cuore collocato più a Nord Est di Roma o di via Bellerio, che guarda con interesse non solo al risultato del 25 settembre (l’asticella psicologica sotto la quale potrebbe scattare un redde rationem interno sembra fissata al 10%) ma anche a quanto succederà nei primi cento giorni di governo in materia di autonomia. Una Lega che non ha più voglia di aspettare.
Il governatore del Veneto Luca Zaia, salendo sul palco insieme ai suoi consiglieri regionali con un maxi-bandierone del leone di San Marco, prima la butta sul ridere – «Inchinatevi davanti al leone», «Non si dice più voto bulgaro, ormai si dice voto veneto» -, poi sfodera gli artigli: «Io penso che non ci siano più scuse. In Veneto da 50 anni parliamo di essere paroni (padroni in dialetto veneto, ndr) a casa nostra e che abbiamo la presunzione, a saldi invariati, di essere più bravi di Roma a gestire competenze sul territorio». Per essere ancora più esplicito, in chiusura del suo intervento, manda un telegramma che ha il sapore dell’ultimatum e che pare rivolto a tutto il centrodestra, Giorgia Meloni in testa: «Il prossimo governo non avrà scelte. Chiunque andrà a governare. L’autonomia vale anche la messa in discussione di un governo». Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Matteo Salvini, che di sicuro intende e che nella battaglia per l’autonomia ha trovato uno dei collanti per tenere insieme il suo partito durante questa campagna elettorale, prova a buttare la palla dall’altra parte del campo: «L’autonomia premia chi governa bene e aiuta i cittadini, toglierà alibi ai De Luca, agli Emiliano, chiacchieroni che lasciano in perenne emergenza la loro gente da anni dicendo che è sempre colpa degli altri. Il bello qui è che ci sono i leoni accanto alle bandiere della Calabria e della Toscana. Qui non c’è una regione contro l’altra, c’è l’Italia che spera e che vuole andare avanti».
Fra i militanti veneti che urlano «Luca, Luca» il messaggio di Zaia, in ogni caso, coglie nel segno. «Ho comprato dieci metri quadrati di questo prato e sono qui solo per l’autonomia – dice Antonio Lanaro, consigliere comunale di Torri di Quartesolo, nel vicentino, che il leone giallo su sfondo rosso ce l’ha pure stampato sulle maniche della camicia -. Se sono soddisfatto di Salvini? Io sono soddisfatto quando una cosa l’ho ottenuta, non quando qualcuno me la promette». Giovanni Battocchio, di Castelfranco Veneto, sposa in pieno la posizione del «Doge»: «Non ci può essere alcun governo di centrodestra se non con l’autonomia. Siamo nati per questo. Penso che dopo il 25 settembre, in base ai risultati, dentro il partito si aprirà una discussione». Ma anche fra i leghisti lombardi che si mettono in coda per scattarsi una foto insieme al «duro e puro» bresciano che si è presentato a Pontida con la barba tinta di verde la nostalgia per «la Lega dell’altro ieri» sta crescendo. «Ha ritirato fuori la tintura. Ora capite il motivo?» scherza uno speaker di Radio Libertà (fu Radio Padania).
Le questioni dell’autonomia e della futura identità politica della Lega, come è ovvio, sono al centro delle preoccupazioni anche di Massimiliano Fedriga. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, che per l’occasione sfoggia una polo verde, mostra ottimismo mentre si concede una passeggiata nell’area riservata ai giornalisti: «La Lega è unita e deve rispondere agli impegni presi davanti al suo popolo. Se c’è una chiara maggioranza di centrodestra portare a casa l’autonomia non sarà facile ma facilissimo, perché fa parte del programma comune di tutta la coalizione». A chi gli chiede se con una Lega sotto il 10% sarà necessario cambiare direzione, invece, dà una risposta più sibillina: «Intanto vedremo come andranno le elezioni. In ogni caso qualsiasi cosa sul futuro la decideremo insieme. In questi giorni stiamo facendo i congressi di sezione, poi faremo quelli provinciali. Voglio vedere quanti partiti hanno tutta questa democrazia interna». A dare una sterzata federalista e nordista alla barca ci prova anche Roberto Calderoli. «Io vengo a Pontida da trentatré anni e per me da sempre Pontida significa autonomia e federalismo – racconta il ministro dal palco -. Io questi concetti me li sono trovati in casa perché mio nonno fu il fondatore del partito autonomista bergamasco il cui slogan era, non me ne vogliano gli amici siciliani o calabresi, “Bergamo nazione tutto il resto è meridione”. Queste elezioni le vincerà il centrodestra, ma ogni voto in più che prenderà la Lega sarà un giorno d’anticipo in cui otterremo l’autonomia». Il futuro e l’unità della Lega, oggi più che mai, dipendono tutti da questa parola. —