Conchita Sannino per “la Repubblica”, 19 settembre 2022
LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO O A BRUXELLES? DIPENDE DA QUANTO SEI INDEBITATO E DA CHI TI PRESTA I SOLDI - GIORGIA MELONI VA ALL’ATTACCO DELL’UE: “BISOGNA APRIRE IL DIBATTITO SULLA SOVRANITÀ DEL NOSTRO PAESE SENZA DOVER DIRE CHE USCIAMO DALL'UNIONE. VIENE PRIMA L'INTERESSE NAZIONALE” - TUTTO GIUSTO MA L’ITALIA SENZA I SOLDI DEL PNRR E LA BCE A COMPRARE I NOSTRI TITOLI VA GAMBE ALL’ARIA - “IO SONO D'ACCORDO CON UN'EUROPA SERIA. ORBAN FARÀ LE SUE SCELTE, MA IO NON FACCIO QUELLO CHE DICE ORBAN. IO FACCIO SOLO L'INTERESSE NAZIONALE ITALIANO” -
In una mano la miccia, nell'altra toni accorti. «È un dibattito che dobbiamo porre con garbo». Giorgia Meloni apre il fronte sulla sovranità europea col passo più studiato che può. Ma è netta nel chiedere «correttivi». Perché «c'è un tema aperto nei nostri ordinamenti, quello nazionale ed europeo che si debbono amalgamare», scandisce.
È l'ultima domenica di campagna elettorale, Meloni pone in tv - videocollegata con la trasmissione su Rai 3 della Annunziata - la premessa che «in una Repubblica parlamentare, la sovranità appartiene al popolo », oppure si chiede, «abbiamo stabilito che noi cediamo sovranità parlamentare a governi che decidono al posto del Parlamento?». Poi risalendo da sud corre ad arringare l'ennesima piazza italiana, a Caserta.
Per la leader di Fratelli d'Italia, quella di ridiscutere gli equilibri decisionali in Ue è un'esigenza «che esiste» e bisogna «organizzare meglio la difesa dell'interesse nazionale di fronte all'Europa, ma senza dover dire che usciamo dall'Ue, senza porci come nemici». Ribadisce allo stesso tempo il feeling con Viktor Orban, appena condannato dall'euro parlamento.
«Non sono d'accordo con l'Europa a proposito dell'Ungheria », ma respinge i rischi di appiattimento verso quelle posizioni. «Noi non dobbiamo spingere Paesi europei verso la Russia, ma portarli verso di noi. Io sono d'accordo con un'Europa seria. Orban farà le sue scelte, ma io non faccio quello che dice Orban. Io faccio solo l'interesse nazionale italiano».
Poco dopo, da Caserta, rilancia il nodo dei rapporti con Bruxelles, mentre attacca Conte e il governatore Pd De Luca, picchia contro reddito di cittadinanza e Sanità allo sfascio. «Non ci credo che la Campania si accontenti della paghetta. Meritate di più». E promette sviluppo e dignità di lavoro per un Sud che immagina persino come «futuro hub di approvvigionamento energetico dell'Europa». Ed è da quello stesso palco, dove confessa di essere arrivata «un po' provata fisicamente», che lancia strali contro il Viminale e la titolare dell'Interno Lamorgese.
Le basta scorgere un gruppetto di oppositori infiltrati con cartelli ironici che fanno il verso allo slogan di Fdi "Pronti a governare" ("Pronti ad approvare il Ddl Zan", o "Pronti a legalizzare la cannabis", ironizzano le scritte) e sbotta. «Questi sono i figli di papà che fino al primo settembre stavano sulla barca», e la piazza si accende. Lei però è furiosa: « È il sesto comizio in cui vedo spuntare contestatori in mezzo alla piazza, ditemi se si può fare l'ordine pubblico così.
È una vergogna e richiamerò di nuovo la ministra Lamorgese. Non è solo incompetenza, c'è di più, qui la sinistra cerca l'incidente». Quindi,ai suoi, «Non rispondete, non ci cascate, con noi si attaccano».
Nella piccola ma gremita piazza Dante, con giovani, famiglie, disoccupati, e molte donne, la presidente di Fdi punta su rincari e inflazione, quindi tra gli applausi rimette in discussione la sovranità Ue. «Lo stiamo vedendo sul tetto al prezzo del gas come gli altri paesi difendono i loro conti. Ma io non ce l'ho mica con i francesi che ora non ci vogliono dare più la loro energia, o con i tedeschi che fanno i propri interessi.
Io ce l'ho con gli italiani che vogliono ubbidire ai loro». La leader vorrebbe ormai chiudere, a voce alta le chiedono del lavoro, degli asili nido e degli ospedali, una signora aggrappata alle barriere, si chiama Paola, piange, è dipendente Ata nelle scuole, «il Miur dice che non ha più soldi, io non so come pagare le bollette», Meloni promette di fermarsi con lei dopo, nel backstage.
«Fatemi però andare a casa prima che si addormenti mia figlia, vi prego», sorride sul finale. «Sono due giorni che non la vedo». Un sapiente velo protettivo. Peccato venga spazzato via dal più rozzo passaggio cui la presidente non sa resistere. Dalla folla le urlano: «Tieni gli attributi». Lei si ferma, si solleva un po' la blusa, abbassa la testa e posa un attimo lo sguardo proprio lì, tra i pantaloni. «Non mi pare», ride. Ma sta al gioco: «Non credo che ce li ho io. Forse sono alcuni altri che non ce li hanno per niente». La piazza apprezza.