la Repubblica, 18 settembre 2022
I Robin Hood libanesi che rapinano le banche per riavere i loro soldi
Robin Hood ha fatto seguaci. E la sua banda adesso fa paura. Robin Hood è il nome con cui la stampa internazionale ha soprannominato Bassam al Sheikh Hussein, l’uomo che ad agosto era entrato in una banca di Hamra, nel cuore di Beirut, prendendo in ostaggio diverse persone e pretendendo in cambio della loro liberazione lo sblocco dei suoi soldi: congelati dal governo, come quelli di tutti i libanesi, per far fronte alla crisi economica che da due anni sta mettendo in ginocchio il Paese.
Dopo un assedio che aveva tenuto il Paese con il fiato sospeso l’uomo aveva ottenuto il risultato sperato – ritirare 30mila dollari dal suo conto per pagare le medicine delpadre malato – diventando un eroe per una popolazione ridotta all’80 per cento – sono dati delle Nazioni Unite – a vivere sotto la soglia di povertà. E a convivere dal 2020 con un’inflazione che ha fatto perdere il 95 per cento del valore alla valuta locale.
Ora il suo esempio ha fatto strada: nella sola giornata di ieri cinque filiali sono state assaltate da cittadini singoli che volevano ritirare i loro risparmi. Da mercoledì, gli episodi simili sono stati sette, sparsi in tutto il Paese: allora, a dare la spinta era stata Sali Hafiz, che era entrata nella sua banca per ottenere i soldi necessari a curare la sorella, malata di cancro. Le sue foto e quelle della sorella avevano fatto il giro del mondo: e quando alla fine era fuggita dalla banca con 13 mila dollari (di nuovo, soldi del suo conto), il suo gesto era stato celebrato da migliaia di persone. Per paura di nuovi assalti l’associazione delle banche ha decretato la chiusura degli sportelli fino a mercoledì.
E del resto, che gli assalti continueranno pare assai probabile. Ieripomeriggio, due associazioni di correntisti hanno tenuto una conferenza stampa confermando al quotidiano L’Orient le Jour che le azioni di oggi erano state coordinate e che non finiranno presto. «La responsabilità della presa di ostaggi e di quello che potrà accadere loro è dei giudici e di tutti quelli che hanno scelto di non fare giustizia in questo Paese. Una storia che va ben oltre le banche e che coinvolge la classe dirigente, la mafia e lo Stato profondo», ha detto l’avvocato Rami Ollaik di Mouttahidoun al quotidiano. «Se chiudono le banche andremo a cercare i manager nelle loro case. In Libano o all’estero», gli ha fatto eco All Khorchid, presidente di The Cry of Depositors.
Il ministro degli Interni Bassam Mawlawi ha convocato d’urgenza una riunione del Consiglio di sicurezza interna e ha annunciato «misure severe e ferme» contro chi assalta le banche. Ma questo, è chiaro a tutti, non basterà a fermare la disperazione in un Paese giunto ormai oltre i limiti della sopportazione.