Il Messaggero, 18 settembre 2022
Intervista a Simona Ventura
Gioca sempre in Serie A, si muove a tutto campo, e quando cade – e negli ultimi anni i flop non sono mancati (i più recenti Game of Games – Gioco Loco su Rai2 del 2021 e Ultima fermata su Canale 5 della scorsa primavera) – non fa una piega: si alza e riparte. Che piaccia o meno, Simona Ventura, a 57 anni è – nonostante tutto – ancora fra i grandi protagonisti della tv italiana. Oggi, alle 11.15, torna su Rai2 con una puntata riassuntiva della prima stagione di Citofonare Rai2, che ripartirà sul serio domenica prossima. Sempre alla stessa ora, sempre sullo stesso canale, e sempre con Paola Perego al suo fianco.
Suo figlio Niccolò, 24 anni, si è appena fatto tatuare la stessa corona che ha lei sulla schiena con la scritta in inglese Ricorda chi sei. Come fa una regina della tv come lei a dividere il trono con una collega? Si è dimenticata chi è?
«Ahahahah... ma quale regina? Non sono mai stata neanche un generale, semmai un soldato».
Andiamo, il profilo basso non le appartiene proprio.
«Ma è così, giuro. Non ho mai peccato di arroganza né di supponenza. Quella corona me la feci tatuare per ricordare a me stessa, in un brutto periodo della mia vita, che solo io ero l’artefice del mio destino. Sono più umile di quello che sembro: per questo ho lavorato su tutte le reti, con tutti i dirigenti, con tutti i governi. Facendo ascolti».
Ultimamente un po’ meno.
«Succede. Di sicuro ho sempre dato il massimo. Io e Paola non siamo amiche da una vita, solo dal 2017, ma è da allora che cercavamo un’occasione per lavorare insieme. L’abbiamo trovata e ora posso dire che dividere lo spazio con lei mi piace. Per me è una cosa nuova».
Appunto. Come si riprogramma una primadonna come lei nel momento in cui deve condividere?
«Quando due primedonne intelligenti si incontrano...».
Si mordono la lingua e fanno gli esercizi zen?
«Abbiamo alle spalle 75 anni di carriera in due: io 35, lei 40... Abbiamo un modo di condurre diverso, ma anche tante cose in comune. E ci vogliamo bene».
Addirittura?
«Sì. E per me è anche un momento felice e creativo. Sto ultimando la lavorazione del mio secondo documentario come regista (il primo è Le 7 giornate di Bergamo, sull’emergenza Covid-19, ndr): si intitola A Subito. Gli ultimi cento giorni di Marco Pannella ed è dedicato al leader radicale».
Scusi, ma lei che c’entra con Pannella?
«Oggi ricordare un combattente per le libertà come Pannella credo sia una boccata d’ossigeno per tutti, anche per i più giovani. L’autore del soggetto è Giovanni Terzi, il mio compagno (giornalista, ex assessore di Forza Italia alle Attività produttive del Comune di Milano e prima ancora allo Sport e tempo libero, ndr), e quando l’ho letto mi sono innamorata della sua storia. In pratica, ho montato le immagini inedite di Marco girate nei suoi ultimi mesi di vita dall’assistente Matteo Angioli e da Laura Harth, la sua storica compagna».
Cosa l’ha sorpresa di più?
«Spesso le battaglie che portava avanti non erano le sue. Per esempio, non fumava le canne pur avendo sempre lottato per la liberalizzazione delle droghe leggere (Pannella nel 1975 venne arrestato a Roma per aver fumato uno spinello, ndr)».
Lei le ha mai fumate?
«Sì, anni fa. Provai, vomitai subito, e poi mi addormentai. Non fu un granché come sballo».
Lavorare in coppia anche con il suo compagno non è troppo?
«No. Dopo essere stata una virago per anni, aver fatto sempre tutto da sola, è bello fare esperienze comuni».
Si risposa o no?
«Sì, presto».
Lui come sta?
«Nel 2020 ha scoperto di essere affetto da una grave malattia genetica ai polmoni, la dermatomiosite amiopatica. Non si può guarire, ma solo impedirle di peggiorare. La terapia sta andando bene, siamo fiduciosi».
Da almeno vent’anni dice di essere pronta per guidare una rete tv: in Rai dopo le elezioni cambierà tutta la dirigenza, vuole lanciare un appello?
«Da anni mi occupo dei miei canali social, non so cosa augurarmi. I direttori in Rai cambiano alla velocità della luce».
Quindi non le interessa?
«Per ora, no. Ho ancora voglia di stare in video».
Che ne pensa di Chiara Ferragni, che a Sanremo 2023 animerà prima e ultima serata? Si farà male?
«Non credo. Lei è molto in gamba e ha chiesto consigli proprio a me per sapere cosa fare e come stare su quel palco. Sono il suo punto di riferimento televisivo».
Vi siete già incontrate? Cosa vi siete dette?
«Sì, certo. E lo faremo anche in futuro. È venuta in ufficio da me e le ho fatto vedere un po’ di cose. Mi sono messa a sua disposizione. Chiara ha fatto la scelta giusta al momento giusto. La Rai le chiedeva di andare a Sanremo da quattro anni...».
Le ha chiesto consigli prima di accettare l’offerta?
«No, dopo aver detto sì».
La dritta più importante che le ha dato finora?
«Essere se stessa. È l’italiana più famosa al mondo e Sanremo è il palco più popolare e importante d’Italia. Comunque vada per lei sarà un successo».
Lei ne sa qualcosa: com’è che i matrimoni con i calciatori non funzionano quasi mai? Il riferimento, ovviamente, è alla coppia Totti-Blasi.
«Certo, io ho già dato. Non durano perché il mondo va sempre più di fretta e le sollecitazioni sono tantissime. Se poi si va a velocità diverse, ci si annoia anche più facilmente».
Lei li conosce bene, giusto?
«Sì, certo. Da tanti anni».
L’avrebbe mai detto che sarebbe finita così? Con i Rolex e le borse...
«Io conosco bene anche i loro avvocati, Annamaria Bernardini de Pace – che oggi tutela Totti e nel 2008 difese me quando divorziai da Stefano Bettarini – e Alessandro Simeone – che rappresenta Ilary e per dieci anni ha curato i miei interessi professionali – quindi non mi sbilancerei».
Che intende dire?
«I due sono tutt’altro che avventati. Ogni loro mossa è molto ben ponderata e non me la sento di dire una sola parola: chi lo sa cosa c’è dietro questa storia? Cosa è successo davvero?».
A proposito, il 6 settembre ha postato una sua intervista a Totti del 2008 in cui lui confessava di aver fatto sesso notturno in una cabina del telefono, a Roma. Che cosa voleva dire: Totti è sempre stato così, nulla di nuovo?
«Volevo solo far capire come una volta era tutto più spontaneo, mentre oggi tutto è soffocato dal politicamente corretto».
Perché a X Factor di Sky in giuria richiamano tutti tranne lei?
«L’ho fatto per cinque anni ed è andata bene così. Non torno mai al passato».
I suoi soldi li investe sempre in case? Luciana Littizzetto ne ha ventidue, Alba Parietti dieci: lei?
«Beate loro. Io di meno».
Con i ristoranti ha chiuso?
«Per sempre. È l’unica cosa che mi è andata veramente male».
È vero che in passato, vestita da Giorgio Armani, dopo aver modificato i suoi vestiti scoppiò il finimondo?
«Sì. Ai tempi di Scherzi a parte feci tagliare alcuni abiti troppo lunghi per me. Dopo tanti anni Giorgio, che adoro, ancora me lo rinfaccia».
Con Dolce & Gabbana andò peggio?
«Feci accorciare anche le loro gonne. Se ne accorsero e si incazzarono come licantropi. Alla fine, però, mi hanno vestito per 14 anni».