il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2022
Fascina candidata che non si presenta mai
La Fascina viene, la Fascina non viene, dov’è la Fascina? L’ultima fidanzata di Berlusconi – calabrese e arcorese adottiva – è stata catapultata tra Marsala e Trapani, nel collegio uninominale Sicilia 1. Bene, anzi benissimo per lei: sulla carta è un seggio blindato alla Camera. Qui però non l’ha vista o sentita nessuno. Non si è presentata nemmeno una volta: non un comizio, una comparsata in una rete locale, una diretta social. Niente.
S’era accesa una speranza: Marta e Silvio insieme a Trapani, sabato 17 settembre. Il plenipotenziario locale, Gianfranco Miccichè, ci contava: “Spero sia vero, stiamo facendo di tutto per renderlo possibile”, sussurrava sull’approdo della royal family. Poi il sogno s’è affievolito. Venerdì pomeriggio la numero 2 in Sicilia, Gabriella Giammanco, cade dalle nuvole: “Berlusconi e Fascina a Trapani? Non ne so nulla”. Infine la capitolazione, confermata dal responsabile trapanese di Forza Italia, Toni Scilla: “L’ipotesi è tramontata”. Possibile – gli chiediamo – che l’insigne Fascina sia eletta senza venire nemmeno una volta? Scilla balbetta: “Guardi, bisogna capire. Non è tutto chiuso, diciamo… Quello che sarà il percorso… Capisce bene che spostarsi è complicato”. Possibile – insistiamo – che nessuno abbia mai sentito la sua voce? “I catapultati sono in tutti i partiti. Bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo la compagna del presidente, Forza Italia è ancora attrattiva, può essere un collegamento con Roma”. Presi i voti, Fascina dovrebbe rappresentare un territorio che ignora. “Ci sarà bisogno di un lavoro in sinergia”, sospira Scilla.
Chiediamo conforto a Giacomo Pilati, giornalista e scrittore, orgogliosamente trapanese. “La Sicilia ha la sindrome della colonia. È da sempre terra di conquista, con i voti già blindati per le figurine che calano dal Nord”. Non mancherebbero ragioni per ribellarsi: “Nei pronto soccorso, da Trapani a Palermo, per un codice verde aspetti 12 ore. Dicono che siamo la terra del reddito di cittadinanza, ma vedo sacche di miseria ovunque. I siciliani si comprano con poco: due promesse, tre slogan”.
Non solo a destra: nel collegio di Fascina, il Pd ha messo in cima al listino bloccato Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl, genovese. E l’avversario diretto di Marta è un dem palermitano, Antonio Ferrante, che “almeno ha avuto il buon senso di affittare una casa a Trapani per la campagna elettorale”, ironizza Massimo Marino, editore della rete locale Telesud.
I catapultati prosperano. L’ex forzista Vittoria Michela Brambilla – i cui natali sono in quel di Calolziocorte, Lecco – è lanciata in quota Fratelli d’Italia nel collegio della Camera di Gela, Caltanissetta e Canicattì. Brambilla è votata alla causa animalista: l’ex ministra di Berlusconi gira l’isola, sì, ma si fa vedere quasi solo in canili, oppure ai tavoli contro il randagismo o la violenza sui quadrupedi. A Caltanissetta – racconta con un certo, anonimo imbarazzo chi ha assistito – si è congedata dopo pochi minuti, dicendo che doveva prendere un aereo. Pure lei, come Fascina, ha la strada spianata per Montecitorio malgrado sia regina d’assenteismo: nell’ultima legislatura ha saltato il 99,2% delle sedute. La “quasi moglie” di B. è una gigante, in confronto: ha partecipato a un quarto delle votazioni.
Chi il suo collegio lo gira davvero è Bobo Craxi. Le Politiche regalano anche questo: lo scontro a distanza tra i figli (milanesi) di Bettino. Bobo, kamikaze del Pd, nel collegio quasi impossibile Palermo 2, alla Camera. Stefania per Forza Italia al Senato, nel collegio di Gela (ma col paracadute di una doppia candidatura in Lombardia). “Mi hanno fatto pure la carognata di mettermi contro mia sorella”, confessa sconsolato Craxi junior, a margine di un incontro. Vederlo in t-shirt mentre si fa intervistare da Pino Maniaci un venerdì sera, nella sperduta Montelepre – la cittadella del bandito Salvatore Giuliano, arroccata a 50 minuti da Palermo – di fronte a un plaudente pubblico di 6 persone (compreso chi scrive) mette tenerezza. “Macché paracadutato”, dice, “io sono un professionista! E ho rappresentato l’Italia a livello internazionale – è stato sottosegretario agli Esteri – crede che non possa rappresentare la Sicilia?”. Le possibilità che accada, per i sondaggi, sono misere.
L’ultima parola spetta a Tino Vittorio, docente di Storia, scrittore e intellettuale catanese. La Sicilia, ha scritto, è un mare pieno di mazzuni, di “pesci babbei”, e allora “le prossime elezioni siano apocalittiche, annunzianti il disvelamento totale, la parusia, della politica: la babbeità”. Tino tifa disastro: “Sa che le dico, forse sono meglio i catapultati degli ignoti che fuoriescono dai sotterranei dell’avvilimento della politica locale. Meglio non conoscerli! La politica come la si intende – passione, progetto, persino azzardo intellettuale – qui non esiste”.