FRANCESCO OLIVO per la Stampa, 17 settembre 2022
LA MELONI DOVE VA CON L’UE E GLI STATI UNITI CONTRO? LA DUCETTA SA CHE VINCERA’ LE ELEZIONI. RIUSCIRE A GOVERNARE, INVECE, E’ UN ALTRO PAIO DI MANICHE. PER ESSERE ACCETTATA DAI POTERI FORTI EUROPEI E AMERICANI, ALLA DUCETTA BASTAVA DISTINGUERSI DA SALVINI VOTANDO CONTRO IL PUTINIANO ORBAN – DONNA GIORGIA NON CE L’HA FATTA E ORA E’ UN’OCA ZOPPA CON UN BERLUSCONI CHE MINACCIA DI SFILARSI E CON UN SALVINI CHE HA SONDAGGI TALMENTE DISASTROSI (10%) DA METTERE IN PERICOLO LA SOLIDITÀ DI UN EVENTUALE GOVERNO DI CENTRODESTRA… -
Al penultimo miglio i fantasmi si fanno più pressanti. La destra crede di essere a un passo dal governo, i sondaggi riservati danno adito a sogni di gloria, calcoli alla mano tutto torna, i sogni però devono convivere con gli incubi, i soliti incubi: vincere, ma non governare. Le manovre centriste sembrano più complicate rispetto al passato, eppure la convinzione è che ci sia solo un modo per sventarle: stravincere.
«È la sindrome di un passato che non passa mai», dice Giorgio Mulè di Forza Italia, sottosegretario alla Difesa, che cita un vecchio striscione degli anni ’50 sulle strade del Giro dedicato a Bartali: “Gino se non vinci, non perdi, ma se vinci stravinci”, «ecco, dobbiamo fare come Bartali, è l’unico antidoto alle pozioni magiche».
Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi dopo il voto a Strasburgo sullo stato di diritto in Ungheria hanno fatto molta impressione tra i Fratelli d’Italia e in parte nella Lega, il Cavaliere avrebbe potuto smarcarsi, sottolineando la fedeltà europeista del suo partito, ma è andato oltre: «Se i nostri alleati dovessero andare in direzioni diverse noi non staremmo nel governo», ha detto giovedì intervistato dal Tg3. L’allarme è scattato subito: «Silvio si sta sfilando prima ancora che il governo nasca?».
Alcuni sondaggi, prima del blackout imposto dalla legge, immaginavano che Lega e FdI potessero ottenere la maggioranza assoluta anche senza i berlusconiani. Per Mulè però, «Forza Italia sarà il perno della credibilità del prossimo governo». Poi, è lo stesso Berlusconi a smentire queste ricostruzioni: «Tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto perché il governo di unità nazionale ha lavorato bene. Ma questo è il passato».
Il presente Berlusconi se lo immagina diverso: «La maggioranza sarà ampiamente autosufficiente, e noi saremo coerenti con il mandato ricevuto dai cittadini. Adesso è tempo di tornare ad una sana alternanza fra due schieramenti, è tempo che siano finalmente gli italiani a scegliere da chi vogliono essere governati».
Il messaggio per gli alleati è che è lui non si sfilerà, gli scenari di larghe intese, infatti, vengono considerati «manovre di palazzo costituzionalmente lecite ma che scoraggiano i cittadini dalla partecipazione al voto». La sfida semmai è di pesare dentro il nuovo governo: «Saremo una parte essenziale della nuova maggioranza che guiderà il Paese, saremo numericamente e politicamente determinanti, saremo i soli in grado di condizionare, anzi di determinare, le politiche dell’esecutivo di centrodestra».
Sul prato della villa di Arcore, dove il Cav rilasciava le dichiarazioni al Tg3, qualche giorno fa era stato ospitato Manfred Weber, capogruppo del Ppe, in cerca di garanzie sul futuro esecutivo italiano. Le parole di Berlusconi sul voto al parlamento europeo hanno portato scompiglio alla vigilia dell’ultimo fine settimana di campagna elettorale, mostrando l’ennesima crepa in un’alleanza unita dall’ambizione di tornare al potere, ma divisa su tante altre cose. Se da una parte è fisiologico, che con le urne alle porte i partiti cerchino di marcare il territorio, dall’altra è forte la sensazione che la sfiducia reciproca tra gli alleati sia troppo radicata