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 2022  settembre 17 Sabato calendario

Intervista a Fabio Quartararo

ALCAÑIZ (SPAGNA) – Scende dalla Yamaha, si toglie il casco e apre fino all’ombelico la tuta in pelle. Sudato fradicio. Ha segnato il secondo crono della prima giornata di prove libere: chi diceva che su questa pista era più lento di una tartaruga? Sorride, saluta. Tira un cazzotto alla spalla di un fotografo: «Grazie per quello scatto che mi hai preso in curva, bello». Scherza con un giornalista madrileno che gli ricorda: «Quando sei rimasto a piedi, ti ho accompagnato al circuito sulla mia moto da cross. Amico, mi devi un favore». Fabio si porta l’indice alle labbra: sssstttt. Risate. Aggiusta con la mano il ciuffo biondo platino. Un selfie, due, tre con i tifosi. Monta su uno scooter, raggiunge il motorhome: meno di 10 minuti per farsi la doccia e rivestirsi, eccolo pronto per l’intervista. Leggero, fresco.
Fabio Quartararo: ha 23 anni, d’accordo. È campione del mondo in carica, e oggi comanda il campionato. Ma tutta questa energia positiva dove la trova?
«Non lo so: mi è sempre venuto facile, naturale. È da bambino che sono iperattivo, non mi fermo mai.
Allegro. Scelgo di stare bene, e di trasmettere questa sensazione alla gente che mi circonda: soprattutto la mia famiglia, la squadra».
Un ragazzo fortunato. Felice.
«Faccio il lavoro che ho sempre sognato. Ho il dovere di convertire questa energia in qualcosa di positivo. Fortunato? La fortuna un poco c’entra, è vero: però poi devi lavorarci sopra. Tanto. Approfittare di quei momenti buoni, che nella vita arrivano per tutti: trasformare la buona sorte in realtà, fare in modo che duri per sempre. Col sacrificio. E il sorriso. Ma oggi posso aggiungere una cosa?».
Prego.
«Ho saputo della tragedia nelle Marche. Anche dalle mie parti, in Costa Azzurra, lo scorso anno, c’era stata una alluvione con diverse vittime. È difficile dire delle cose in questi momenti: tutto il mio appoggio a questa povera gente».
Bagnaia le ha recuperato 61 punti in 4 gare: il ducatista è solo a -30, domani parte favorito. Paura?
«Un pizzico di nervosismo fa sempre bene. Ma non c’è nessuna ragione per avere paura: Pecco è il più pericoloso dei miei avversari, va molto veloce. Però anche io. Non faccio calcoli, non è ancora il momento: mancano 6 gare, 30 punti di vantaggio possono finire rapidamente. Meglio concentrarmi su me stesso. Serenamente».
Non sembra facile, con l’armata rossa della Ducati pronta a fare “gioco di squadra”: Quartararo, lei è circondato.
«Il gioco di squadra lo comprendo, se parliamo di team ufficiale: Miller che dà una mano a Pecco, così Morbidelli può fare con me. Non mi sembra invece normale che un’azienda dica a 7 altri piloti di aiutarne uno. Però non voglio entrare in queste cose, e comunque non avrei nessun potere per cambiarle: posso solo cercare di stare davanti a tutti».
È tornato Marc Marquez.
«Di lui mi fa impressione soprattutto la forza mentale. Secondo me è già pronto per vincere, il prossimo anno sarà un campionato molto interessante: Aleix Espargaró e Viñales con l’Aprilia continuano a progredire, Bastianini se trova continuità può vincere il titolo. Poi Pecco, e Marc. Sarà un vero spettacolo».
Ma la MotoGp è in crisi profonda, dopo l’addio di
Valentino.
«Il 95% degli appassionati di sport non ha lontanamente idea della bellezza di questa disciplina. Il motomondiale può dare emozioniincredibili, ma evidentemente non riusciamo a farlo capire. Io penso si dovrebbe puntare di più sulla qualità. Alzare il livello in tutti i settori – compreso quellodell’informazione, perché no? – : cercare di diventare esclusivi, così come accade in Formula Uno. La gente desidera quel che non può avere: invece il nostro paddock èfrequentato da migliaia di persone, il 90% di loro non dovrebbe entrare. Se facciamo comprendere quanto questo mondo sia eccezionale – esclusivo, appunto – torneremo a catalizzare l’interesse. Certo, poi è anche una questione di investimenti: anni fa, con l’industria del tabacco protagonista, le cose andavano diversamente».
Federer si è ritirato.
«Per me è stato come Valentino Rossi. Li conosco da quando sono nato. Roger è uno degli atleti più eleganti che abbia mai visto: che classe. Ha vinto tutto, senza mai forzare: è quello che sto cercando di fare anche io. È sbagliato affrettarsi, bruciare i tempi. Lo so che sembra strano, detto da un pilota: ma si può andare lo stesso molto forte».
Gli altri campioni cui si ispira?
«Cristiano Ronaldo. Una voglia di vincere incredibile. Mi ricordo di quando era uscito in lacrime da una Champions, e ne aveva già vinte 5!
Ha ricominciato, lavorando ancora più duro. La differenza però la fai quando sei consapevole che devi allenare il tuo talento: perché gli avversi crescono, si moltiplicano, e tu devi dare sempre di più per restare dove sei».
Conta di più la moto o il pilota?
«Un tempo contava soprattutto il pilota, adesso la differenza c’è ancora ma è meno marcata».
Chissà cosa potrebbe fare, Quartararo in sella a una Ducati.
«Mi piacerebbe provarla, come tante altre moto: è importante avere più informazioni possibili dei tuoi avversari. Perché io sulla Yamaha ci sto a meraviglia».