la Repubblica, 17 settembre 2022
Cronaca dell’alluvione nelle Marche
Il torrente Misa, in secca fino all’altro ieri, giovedì stava ricevendo pioggia da sette ore. Acqua dal cielo come un diluvio universale, sei mesi racchiusi in un pomeriggio. Diluviava ad Arcevia, venticinque chilometri all’interno, in collina. Sotto, a Pianello di Ostra, il torrente scaricava a sera una portata mai vista. Fango, alberi, detriti. Insopportabile dagli argini. Nel suo viaggio verso l’Adriatico il Misa ha rilasciato tutto sul garage in fondo all’ex Arceviense, civico 102, il palazzo delle Poste: quel nuovo fiume fuori sede e fuori controllo adesso era alto due metri. Era entrato nel paese, stava attraversando il corso principale, aveva invaso il supermercato Coal, sfondato il pub Bianco e Nero, allagato le Poste, le case ai piani terra, i suoi seminterrati. E riempito i garage.
«Gli avevo chiesto di andare a spostare la Cinquecento, non potrò mai perdonarmelo». Adriana Tisba, un golf rosa e le Adidas di fango, è la madre di Andrea, la moglie di Giuseppe. Abita al primo piano di quel civico 102, una palazzina a mattoni esposti alta due piani. Andrea, 25 anni, affilato, laureato e lavoratore, calciatore di provincia, stava guardando la Roma in Europa League in tv. «Mi sono ricordata del 2014, l’ultima alluvione. Ho visto che fuori iniziava a piovere e gli ho detto: “Vogliamo salvarla la 500?”». Andrea ha risposto sì, subito. Era fatto così, gentile. Ed è sceso in garage. Una discesa breve e ripida, poi cinque box a destra.
Intrappolati nel garage
Il vicino, Claudio Olivi, l’impiegato a quattro anni dalla pensione, stava già risalendo con l’auto lungo la rampa: aveva messo in salvo il mezzo e la sua vita. Andrea era ancora sotto e papà Giuseppe, di rientro dal circolo, era sceso ad aiutarlo. Era sceso in garage anche l’altro coinquilino, Diego Chiappetti, un idraulico, due figli. Avevano appena tirato su i portoni dei loro box che l’acqua ha riempito tutto il sottoterra: li ha travolti. Tre morti dentro il vano box, una questione di quattro minuti. «È stato uno tsunami, come se fosse crollata una diga», dice la moglie e madre. Mario Pittoni, 65 anni, l’hanno salvato i vigili del fuoco che stava galleggiando sul materasso, a piano terradell’edificio: non si era accorto dell’alluvione, era nel sonno.
La corsa pazza del fiume
Sì, pioveva appena a Pianello di Ostra quando il garage ha chiuso dentro di sé tre corpi. Un’auto parcheggiata appena in cima alla rampa è stata scaraventata contro l’apertura del box, e ancora adesso è lì, in verticale. L’alluvione non è stata causata da una bomba d’acqua, è stato un fiume che si è riempito a monte e ha ucciso, dopo ore, a valle. In alcuni casi mentre a valle c’era il sole. Un fiume che quando è passato sotto il ponte di Ostra, e i suoi canneti, gli ostacoli dell’incuria, si è fermato ed è tornato indietro a finire la distruzione.
Proprio nel palazzo del pub, sempre a un piano terra, si è portato via Nando Olivi, 82 anni, ex professore. Due figlie abitano sopra, lui viveva a diretto contatto con la strada. Clarita, la figlia appunto, era ancora in paese quando ha iniziato a gocciare. L’altra figlia, Stefania, ha chiamato il padre da sopra, ma non è scesa. Quando Fernando si è accorto del pericolo, l’acqua aveva già invaso il suo appartamento: «Da ieri notte togliamo fango, ma non si è visto ancora nessuno», urla Clarita adesso. L’elicottero dei vigili del fuoco, dall’alto, ha fotografato l’epicentro del nuovo dramma idrogeologico nazionale: Ostra, tre frazioni, 1.100 abitanti, crocevia di commercio, terra di camionisti. Cinque morti, qui: c’è anche un marocchino di 42 anni, Mohamed Enaji, travolto in auto in via della Stradella. Ma nella provincia di Ancona vittima dell’ultimo evento estremo i morti sono dieci, tutti identificati. E tre i dispersi.I campi di girasole come risaie
Basta superarla, Ostra, per vedere come il Misa, qui già ammansito ieri sera, abbia trasformato campi di girasole in risaie, terreni coltivati a patate in laghi di proporzioni ragguardevoli. Una teoria di auto lungo la provinciale, alcune preziose, tutte da rottamare, ti porta a mare a Senigallia, dove il centro sembra quello di una città pre-bellica: strade sterrate in una capitale del turismo. Il torrente ha superato i ponti cittadini e gli anziani li hanno portati via sui gommoni da rafting, giovedì sera. Racconta Luca Facchini, insegnante all’Alberghiero, casa in stradone Misa: «Questa volta a Senigallia è andata meglio del 2014. Dalle 20 sono passati gli uomini della Protezione civile con i megafoni e hanno avvertito la popolazione: “Salite ai piani superiori, sta arrivando la piena dal Misa”. Il fango ha distrutto il nostro piano terra e il giardino, ma siamo tutti vivi».
Tornando a monte, ad Arcevia, 535 metri sul livello del mare, si scopre che è lì che si è formato lo tsunami di pianura. Sette ore di pioggia come mai si era vista: colline con lecicatrici. E a Sassoferrato, prima ancora, il Fiume Marena ha tirato giù un ponte pedonale e minacciato il famoso mulino. Tra Barbara e contrada Chiesola è scomparsa, invece, Brunella Chiu. La figlia Noemi, 17 anni, è morta: è suo il corpo della giovane donna all’ospedale di Sinigallia. Il fratello Simone si è salvato aggrappandosi all’albero dietro casa, a piedi nudi. Ed è disperso Mattia, 8 anni. È morta mentre cercava di chiudere le finestre, infine, Erina Febi, 77 anni.
I ponti crollati
L’esondazione del Misa ha riempito la provinciale Corinaldese, fatto crollare due ponti in quell’area. Martina, 33 anni e Andrea, 42, coppia di avvocati, racconta: «Siamo saliti sul tetto del caseggiato, un edificio a tre piani. Il nostro appartamento, giù, al pianterreno, non c’è più. Ho salvato la borsa della bambina, un anno e mezzo. Lei ha continuato a dormire. La Protezione civile è arrivata verso l’una di notte. Abbiamo perso tutto, compresa la nostra memoria».
L’allarme, qui, l’ha lanciato un carabiniere quando, salito con la pattuglia per un’auto impantanata, ha visto di là del ponte della Contrada Chiesola che il torrente Nevola stava per esplodere. Ha iniziato a bussare alle porte delle case. Ora venti persone devono lasciare la contrada: lo ha chiesto il sindaco. Adriana Mannicci, 74 anni, si è chiusa però nellasua auto: «Non ho nessun parente, dormirò qui dentro».
Il rumore del torrente
II Nevola, affluente del Misa, per l’intera giornata è stato praticamente asciutto, «come è da diversi mesi». Lo raccontano a Trecastelli. Dalle otto di sera si è ingrossato e «nel giro di un’ora è diventato un mare d’acqua che correva sempre più veloce». Marco e la moglie, mentre spalano il fango dalla cantina: «Ho iniziato a sentire un rumore cupo, sembrava vento che soffiava sugli alberi, ma quando mi sono affacciato ho capito che era l’acqua che scendeva a valle a una velocità incredibile. In pochi secondi si è abbattuta sul giardino e poi sulla nostra casa, ci siamo salvati andando ai piani alti».
Ieri sera il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha raggiunto Pianello di Ostra e ha percorso sessanta metri del centro, con la sindaca Federica Fanesi in lacrime al suo fianco. Un timido applauso subito, poi diverse contestazioni: «Vieni a spalare con noi, non fare passerella».
Ci sono cinque milioni di euro, subito, per l’area dell’Anconetano. Ed è partita un’inchiesta contro ignoti per omicidio e inondazione colposi. «È scesa una quantità d’acqua non prevedibile», dice Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile. L’allerta è stato sottostimato, oggi pioverà ancora.