La Stampa, 17 settembre 2022
Funerali di Elisabetta, chi ci sarà e chi no
Londra
La Russia di Vladimir Putin non è stata invitata, l’Afghanistan dei taleban nemmeno, la Corea del Nord e l’Iran sì, ma solo a livello di ambasciatori. La lista dei capi di Stato e di governo per il funerale della Regina Elisabetta è un compendio dei potenti del mondo, ma, come tutte le occasioni sociali, richiede una buone dose di diplomazia e comporta inevitabilmente almeno un ospite indesiderato. In questo caso è la Cina, e l’invito a molti non è andato giù. «Inconcepibile», ha tuonato un deputato conservatore, Tom Loughton, lamentando violazioni dei diritti umani. «Incredibile», gli fa eco un altro, Ian Duncan Smith. Critiche rarissime nel clima di unità nazionale seguito alla morte di Elisabetta.
Il funerale di Stato nell’abbazia di Westminster lunedì prossimo prevede l’arrivo di 500 dignitari, tra capi di Stato e di governo e teste coronate. Per cerimoniale, logistica e sicurezza, un’operazione pari all’organizzazione di altrettante visite di Stato, ma nello spazio di due giorni. (Per dare un’idea: le visite di Stato solitamente sono due o tre l’anno). E come se non bastasse, centinaia di migliaia di persone sono attese nelle strade della capitale, come sempre accade nei momenti chiave della storia britannica, dall’incoronazione di Elisabetta nel 1953 alla morte della principessa Diana nel 1997. Ma questa è la più grande e complessa operazione di polizia nella storia di Scotland Yard. Per Stuart Cundy, vice commissario della Met Police, «come singolo evento, è più grande delle Olimpiadi del 2012 e più grande del weekend del Giubileo di Platino», ha aggiunto, un riferimento alle celebrazioni per i 70 anni di Elisabetta sul trono nel febbraio scorso. Ieri mattina sono stati accoltellati due agenti di polizia nel centro di Londra, un incidente non legato alle commemorazioni e non considerato di matrice terroristica, ma che tuttavia ha aumentato ulteriormente la tensione.
Tra i leader stranieri attesi a Londra, oltre al Presidente Mattarella, ci sono il Presidente Usa Biden, quello francese Macron e tedesco Steinmeier; i capi della Commissione Europea e del Consiglio Europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel; i premier di Paesi del Commonwealth come Trudeau dal Canada e Ardern dalla Nuova Zelanda. Attesa (anche se la notizia non è ufficiale) Olena Zalenska, la moglie del presidente ucraino Volodymyr Zalensky, effetto dell’enorme sostegno dato da Londra a Kiev in seguito all’invasione Russa. Erodgan, il presidente turco, parteciperà «sempre che la sua agenda lo consenta». Tra le duemila e duecento persone presenti nell’abbazia non mancheranno famiglie reali da tutto il mondo, dal Re Felipe di Spagna con la Regina Letizia ad Alberto di Monaco con Charlene. Presenti anche l’imperatore giapponese Naruhito e l’imperatrice Masako, uno strappo alla consuetudine nipponica che vede gli imperatori tenersi alla larga dai funerali.
Ma a farsi notare sono anche gli assenti. Oltre a Putin, non sono stati invitati i leader della Bielorussia (per il sostegno a Mosca nella guerra) e di Myanmar, per il golpe militare. Non è stato invitato nessun rappresentante di Siria, Venezuela o Afghanistan, mentre sono stati snobbati Kim Jong-un, il dittatore nord-coreano, e il supremo leader iraniano, l’Ayatollah Khamenei: per questi Paesi un invito ma solo a livello di ambasciatori.
Più complicato il caso Cina, il cui invito ha scatenato le proteste di alcuni deputati in nome delle violazioni dei diritti umani commessi da Pechino contro gli uiguri e altri gruppi a maggioranza musulmana nella regione dello Xinjiang. «Considerato che il parlamento del Regno Unito ha votato per riconoscere il genocidio commesso dal governo cinese contro il popolo uiguro, è straordinario che gli artefici di quel genocidio vengano trattati in modo più favorevole rispetto ad altri Paesi che sono stati esclusi», hanno scritto i deputati in una lettera al neo-ministro degli Esteri James Cleverly. Improbabile che a partecipare sarà il presidente Xi Jinping, ma l’arrivo del suo vice sembra essere più possibile.
Altra patata bollente riguarda la presenza nella capitale del principe regnante saudita Mohammad bin Salman, che, secondo il Guardian, dovrebbe arrivare domenica per portare le condoglianze della sua famiglia in forma privata (Carlo da erede al trono si è recato una dozzina di volte nel regno saudita), ma non partecipare alle esequie. «Una macchia sulla monarchia», ha accusato Hatice Cengiz, la compagna di Jamal Khashoggi, il giornalista ucciso e smembrato nel consolato saudita di Istanbul, un omicidio di cui MBS, secondo l’intelligence americana, sarebbe stato il mandante.
A tutti i leader è stato chiesto di arrivare con voli di linea e di usare le navette verso l’abbazzia organizzate dalle autorità britanniche per facilitare la gestione della sicurezza. O quasi tutti: Joe Biden si muove solo sulla sua macchina super-blindata «The Beast», e il funerale di Elisabetta non fa eccezione. —