La Stampa, 17 settembre 2022
Caro energia, 70 società italiane pronte ad alzare bandiera bianca
L’energia fa crac. Ci sono almeno 70 società italiane pronte ad alzare bandiera bianca, dice Utilitalia: uno scenario che spazzerebbe via il mercato libero con una nuova ventata di nazionalizzazioni per salvare il settore. Lo tsunami dietro l’angolo si chiama “margine di garanzia”, le margin call che le società energetiche dovranno pagare entro la fine del mese: secondo i calcoli di Refinitiv, in tutta Europa, servono oltre 1.500 miliardi di dollari. Soldi che – con l’esplosione dei prezzi – servono a proteggere i finanziamenti versati alle aziende del comparto per comprare il gas. Secondo Fitch «la situazione è estrema»; Germania, Finlandia e Svezia hanno varato interventi ad hoc; la Commissione Ue studia misure analoghe. Ma il tempo scarseggia. E d’altra parte che la situazione sia tesa, lo confermano le decine di fallimenti di società energetiche che iniziano a contarsi nel Vecchio continente, dalla Germania alla Gran Bretagna. Un’onda lunga che sta arrivando in Italia.
La finanza
A tremare sono anche le società finanziarie esposte nei confronti delle utility. Interpellata da La Stampa, la cassa di compensazione dei derivati Eurex conferma che c’è una «pressione con pochi precedenti» – l’indice del rischio di liquidità è salito del 138% – e che «c’è un significativo problema di margini di garanzia per il prossimo anno termico». E dato che l’anno termico inizia il primo ottobre, le domande si moltiplicano. Quanti operatori dovranno essere salvati? La Bce ha chiesto alle banche dell’eurozona di fornire entro l’inizio della prossima settimana l’esposizione sul segmento. E la presidente Christine Lagarde ha detto: «Siamo pronti a fornire liquidità alle banche, non alle utility dell’energia».
Le aziende
Dalla Germania all’Austria i nodi stanno emergendo. Prima Uniper, poi Wien Energie, infine la Verband kommunaler Unternehmen (Vku), l’associazione delle municipalizzate tedesche, hanno lanciato l’allarme. E in Francia, l’Eliseo entro fine settembre lancerà la nazionalizzazione di Edf: il rischio dell’insolvenza è troppo alto. Anche in Italia i grandi gruppi bancari chiedono più garanzie per i finanziamenti. Dolomiti Energia, uno dei maggiori provider del Nord-Est, ha iniziato a rescindere i contratti a prezzo fisso. «Siamo stati costretti, gli aumenti sono nell’ordine del 400%», fa notare l’ad Marco Merler. Ma la situazione è analoga in tutta Italia. Le coperture finanziarie richieste sono salite a livelli proibitivi per le imprese medio-piccole. A lanciare l’allarme per prime sono le utilities di Catania e di Voghera (Pavia), controllate da enti locali. «Compriamo il gas dagli shipper – spiega Marco Azzali, direttore operativo Asm vendita e servizi – e forniamo energia elettrica, gas e teleriscaldamento a circa 40 mila clienti, tra Pmi e famiglie. Ma quest’anno rischiamo di non avere gas da vendere. Engie ci ha chiesto garanzie altissime perché l’esposizione finanziaria era troppo alta anche per loro. In questo momento non abbiamo chi ci fornisca gas per l’autunno e inverno prossimi». Situazione analoga a Catania, dove opera la Asec Trade Catania (controllata dal Comune) che fornisce energia a circa 43.000 clienti. Il problema sono anche qui le garanzie: «Le aziende del settore energia quando vanno in banca a chiederle non le ottengono perché sono in alert, cioè sono considerate un cattivo pagatore».
A complicare la situazione contribuiscono i primi default dei clienti retail: il prezzo delle bollette sta diventando insostenibile per un numero crescente di famiglie e i mancati pagamenti non fanno altro che aumentare lo stress finanziario dei fornitori di energia. Il mercato energetico, però, è fortemente regolamentato, quindi gli operatori non possono “semplicemente” staccare la luce ai morosi. Per farlo, il venditore deve costituire in mora il cliente inviandogli una raccomandata con avviso di ricevimento in cui indica il termine ultimo per il pagamento che deve essere fissato non meno di 40 giorni dopo il ricevimento della notifica. Scaduto il termine devono passare almeno altri tre giorni lavorativi per procedere al distacco. Nel frattempo, il fornitore deve continuare ad alimentare il cliente. Andando incontro a una perdita garantita.
I rischi
L’altra questione prevalente è quale risposta fornire alle famiglie. «C’è il rischio di un terremoto sociale», spiega Heiner Oberrauch, numero uno degli imprenditori altoatesini. Il problema a quel punto sarà capire quanti italiani saranno in grado di sostenere le spese. «Luce e gas continueranno ad arrivare – spiega un alto manager del settore -, la domanda è quanti potranno permetterseli». Lo stesso manager poi aggiunge: «Mi aspetto un intervento del governo in tempi rapidi, serve liquidità al settore, ma anche in caso di fallimento del loro fornitore continueranno a essere servite senza soluzione di continuità». Come a dire che il vero problema saranno i mancati pagamenti delle famiglie alle aziende, più che il contrario. —