il Fatto Quotidiano, 17 settembre 2022
La corsa al riarmo della Polonia
La Polonia vuole gli Apache, gli elicotteri d’attacco prodotti dalla Boeing, gigante americano dell’industria militare e aerospaziale. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Mariusz Blaszczak, dopo l’incontro in Germania con il gruppo di contatto per la crisi ucraina, guidato dal segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin. Il governo di Varsavia ha inviato a quello degli Stati Uniti una richiesta di acquisto di 96 elicotteri d’attacco Ah-64e Guardian. “L’acquisizione fornirebbe all’aviazione dell’esercito polacco la seconda flotta più numerosa al mondo del formidabile velivolo ad ala rotante, dopo quella degli Usa”, fa notare la Rivista Italiana Difesa. La Polonia è tra gli Stati europei più convinti sostenitori della politica degli Usa e della Nato di rifornimento di armi all’Ucraina. E Washington fa leva su questi rapporti per vendere armi “made in Usa”. In giugno la Norvegia, da cui proviene il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, ha annullato un vecchio contratto (del 2001) di acquisto di 14 elicotteri militari Nh90, sostenendo che avrebbero dei difetti. Gli Nh90 sono costruiti da Airbus (cioè Francia e Germania), Leonardo (Italia) e Fokker (Olanda). La fornitura di 96 Apache potrebbe costare sui 12 miliardi di dollari. Varsavia nei mesi scorsi ha sottoscritto con gli Usa un contratto per comprare 250 carri armati Abrams per 6 miliardi oltre a lanciatori a media gittata Himars e missili Patriot. In luglio è stata sottoscritta una commessa con la Corea del Sud per 1000 carri armati K-2, 679 semoventi d’artiglieria K-9 e 48 caccia leggeri Fa-50, valore 14,5 miliardi di dollari.