il Fatto Quotidiano, 17 settembre 2022
In camera dal letto con la regina. La versione di Michael Fagan
“Tutte cazzate”, sbotta Michael Fagan, 73 anni, malandato dopo un infarto e il Covid, quando lo incontriamo al 4° piano della sua casa popolare del quartiere londinese di Islington. Ma i suoi 15 minuti di celebrità li deve a una storia davvero da film: è l’unico cittadino ad aver avuto un incontro ravvicinato, e non sterilizzato dal cerimoniale, con la regina Elisabetta. A Buckingham Palace entra due volte: la prima, nel giugno 1982, semi-ubriaco, in cerca di un bagno. Scala i cancelli, accede da una finestra mal chiusa, vaga per un’oretta, si siede sul trono, apre una bottiglia di vino da pochi soldi, se ne va indisturbato. Fa il pittore-decoratore, ma lavora poco e non ce la fa a mantenere i 6 figli. Commenterà poi: il Palazzo è polveroso e mal tenuto, gli servirebbe una rinfrescata. Poi la moglie lo lascia, la sua salute mentale precipita, viene arrestato per furto. Esce su cauzione e la notte dopo, il 9 luglio, torna a Buckingham Palace. Suona un allarme, ma gli agenti pensano sia difettoso e lo spengono. Di nuovo indisturbato, arriva sino alla camera della regina. Nella serie tv parlano a lungo, e lui si scaglia contro la leader conservatrice. “Non è successo niente del genere. Sono entrato in questa stanza, c’era una sagoma piccolissima nel letto. Per esser sicuro che fosse lei ho aperto le tende. La regina si è svegliata e ha detto: ‘Cosa fa lei qui? Esca subito!’ Ha usato il telefono per chiamare la sicurezza, ma non arrivava nessuno. Allora s’è alzata ed è corsa fuori a passettini veloci. È entrato il valletto, mi ha portato fuori: ‘Hai l’aria di uno che ha bisogno di bere qualcosa’, e mi ha offerto un drink. Ai poliziotti ho detto: ‘Sono Michael Hess, il figlio di Rudolf Hess”. Il caso fa una impressione enorme, rivela falle inaccettabili nella sicurezza del Palazzo reale e conferma il sangue freddo della regina. “Mi dispiace sia morta, speravo vivesse fino a 100 anni”. Non è mai stato processato, perché la violazione di domicilio non era reato, e scagionato dall’accusa di furto di vino. Ma è stato in clinica psichiatrica e varie volte in carcere. Prova rabbia verso la stampa, che l’ha rappresentato come un poco di buono. “Stronzate. I miei figli sono a posto, lavorano tutti”. Una voce di donna lo richiama dentro il piccolo appartamento. Andrà al funerale? “Ci andrò. Era gentile”.