il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2022
Lo Stato butta 1,6 miliardi in Mps
Lo Stato butta un altro miliardo e 600 milioni sulla
pira del Monte dei Paschi, pari al 64% dell’a umento di capitale da 2,5 miliardi approvato ieri
dal ministero del Tesoro, primo azionista, e da una
manciata di altri soci (in assemblea era presente solo il
65,19% del capitale). Sale così a oltre 40 miliardi il valore bruciato dall’istituto senese negli ultimi 15 anni: è
il settimo aumento dal 2008, sono ormai inceneriti anche i 5,4 miliardi del salvataggio varato dal governo
Renzi nel 2017. L’aumento, in forma scindibile (cioè
realizzabile in vari momenti), “va l e” quasi 7 volte la capitalizzazione di Borsa di quel che resta di Mps, poco
più di 360 milioni. È dunque iperdiluitivo, destinata
cioè a spazzare via le quote di chi non vi parteciperà,
come lamentato invano da alcuni piccoli azionisti. Non
a caso è stato varato anche il raggruppamento delle azioni, l’emissione di un nuovo titolo ogni 100 vecchi,
come già avvenuto nel 2015 con 1 ogni 20. Dunque ogni
nuovo titolo varrà 2 mila dei precedenti al 2015, ma dai
massimi storici del 13 maggio 2007 quando valevano
l’equivalente odierno di 11.271 euro l’una (prima dei
raggruppamenti), ieri le azioni in Borsa hanno chiuso
sì in rialzo del 2,8% ma a meno di 37 centesimi.
“L’aumento è urgente per usufruire entro il 30 novembre della legge che consente gli esodi volontari”, ha
spiegato l’amministratore delegato Luigi Lovaglio:
“Più di un terzo sarà usato per l’esodo di 3.500 dipendenti”, uno ogni sei, in modo da tagliare i costi di 270
milioni l’anno. “Capisco lo scetticismo” sulla realizzazione del piano industriale, ha detto l’ad, “non è facile
dare fiducia”, ma “abbiamo già realizzato passi importanti”. Per Lovaglio “l’aumento doterà la banca di risorse per il finanziamento a imprese e famiglie sul territor io”. Nei giorni scorsi Anima e Axa, i due partner
commerciali di Mps su risparmio gestito e assicurazioni, si sono detti pronti a sottoscrivere quote. C’è chi paventa scambi di favori a spese dei clienti sulla distribuzione dei loro prodotti finanziari. L’indiscrezione aveva scatenato un rialzo del 25% in due sedute sulla
quale Giuseppe Bisona, azionista tramite BlueBell, ha
chiesto indagini a Consob e alla Commissione Ue, anche sul fronte della trasparenza sulle autorizzazioni di
Bruxelles, alla quale spetta l’ultima parola.