Corriere della Sera, 16 settembre 2022
Elogio di Bertolucci e Panatta
Non ricordavo un mercoledì così pieno di grandi eventi sportivi: il basket, con l’immeritata sconfitta dell’Italia, la Champions League, con il Benfica che prima della partita ha reso omaggio agli eroi di Superga, la Coppa Davis, con la vittoria per 3 a 0 dell’Italia sulla Croazia. Emozioni a non finire, c’era anche la ginnastica ritmica.
Dal punto di vista televisivo, l’aspetto più curioso è stato l’incrocio di commenti degli eroi del 1976, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, resi quasi immortali dalla serie «Una squadra» di Domenico Procacci (Sky). Panatta commentava per la Rai («Oddio, Paolo è un esperto, io non commento da 15 anni. Chissà cosa dirò del doppio! Sono rimasto a McEnroe-Fleming»), Bertolucci per Sky. E ancora una volta sono venuti fuori i loro caratteri: l’uno più aneddotico, lo sguardo rivolto anche al passato, un po’ bartaliano nei giudizi (spesso, a proposito della nuova composizione della Davis, ha sfiorato il mitico «È tutto sbagliato, è tutto da rifare»), molto pop nei giudizi (specie contro la banda musicale croata, cosa mai vista in un incontro di tennis).
Giusto così: RaiSport si rivolge a un pubblico più generalista e tenta di replicare il successo dei Mondiali di pallavolo, visto che delle partite di calcio non possiede i diritti (Nazionale esclusa). Bertolucci è molto più tecnico, più asciutto, più abituato a fare la seconda voce (oggi non si dice più ex tennista, ex calciatore ma talent, prendere nota). In tv, Panatta è stato per anni la spalla di Giampiero Galeazzi, ha partecipato a «Quelli che il calcio» e ospite fisso di «(ah)iPiroso».
Bertolucci, prima di diventare commentatore sportivo per Sky Sport è stato capitano della squadra italiana di Coppa Davis dal 1997 al 2000. Bisognerebbe che i talent del calcio prendessero esempio da loro: competenza, predisposizione all’ironia e misura negli interventi. E ricordarsi che in due le parole pesano il doppio.