la Repubblica, 16 settembre 2022
Intervista a Julia Roberts e George Clooney
Julia Roberts e George Clooney amano prendersi in giro: «È il nostro modo di comunicare», dice lei. Hanno lavorato insieme in diversi film, da Ocean’s Eleven(2001) aMoney monster (2016) alla commedia romantica Ticket to Paradise (in sala dal 6 ottobre), in cui interpretano due ex in perenne conflitto che si riuniscono per impedire il matrimonio della loro figlia (Kaitlyn Dever) con un coltivatore di alghe (Maxime Bouttier) conosciuto durante un viaggio a Bali. Quando i genitori divorziati di lei si rincontrano, la scintilla si riaccende.
Quando avete letto la sceneggiatura di “Ticket to Paradise”, avete pensato l’uno all’altro.
George Clooney: «Era chiaramente scritta per me e Julia. I nomi dei personaggi in origine erano Georgia e Julian. Non facevo una commedia romantica dai tempi diUn giorno... per caso (1996) — non ho avuto il successo che ha avuto Julia in questo campo — ma l’ho letta e ho pensato: “Se Julia ci sta, potrebbe essere divertente”».
Julia Roberts: «Aveva senso solo con George, per la chimica che c’è fra noi. La gente sa che siamo amici, e qui ci presentiamo come una coppia divorziata. Mezza America probabilmente pensa che siamo davvero divorziati, quindi abbiamo questo vantaggio».
GC: «Dobbiamo per forza essere divorziati, visto che ora sono sposato. Sarebbe imbarazzante...».
JR: «E poi, George e io abbiamo sentito una grande responsabilità nel fare una commedia insieme, quella di dare al pubblico un po’ di leggerezza dopo un periodo così difficile a livello globale. È come quando cammini in una giornata gelida e all’improvviso ti colpisce un magnifico raggio di sole che ti fa pensare: “Che bello, ne avevo proprio bisogno”».
È vero che non vi eravate mai incontrati prima di “Ocean’s Eleven”?
JR: «La cosa buffa dell’incontro con George fu che la stampa ci considerava già amici. Avevo letto di una festa a casa di George.
Pensai: “Prima o poi lo devo conoscere, deve essere divertente”».
GC: «Me lo dicono tutti».
JR: «C’è un’alchimia tra noi che si percepisce a distanza, credo».
GC: «Sono sempre stato attratto da Julia, per molte ragioni. Una di queste è che pur essendo sempre stata una vera e propria star del cinema, non si è mai presa troppo sul serio, e questo fa una grande differenza nella vita. E poi è un’attrice davvero molto dotata.
Lavora sodo ma non la si vede mai affaticata, è la qualità che apprezzo di più nei miei attori preferiti, come Spencer Tracy».
Roberts, lei è produttrice esecutiva del film insieme a Clooney e ha una vasta esperienza in quanto a commedie romantiche. Cosa significa essere una veterana del genere?
JR: «È un genere cui amo partecipare e che mi piace guardare e credo che sia difficile realizzarlo bene. La ricetta è semplice, ma come si fa a renderla speciale? Come si fa a mantenere vivo l’interesse del pubblico quando si può prevedere che cosa succederà?».
Oggi si fanno meno commedie romantiche e lei ha detto che “Ticket to Paradise” è stata la prima sceneggiatura, dopo “Notting Hill” e “Il matrimonio del mio migliore amico” che la abbia davvero entusiasmata.
JR: «Forse non abbiamo saputo apprezzare l’abbondanza di commedie romantiche che abbiamo avuto. Non cogliamo gli sforzi e tutte le trovate perché è un genere divertente e dolce e i personaggi ridono, si baciano o si fanno i dispetti. Certo, è diverso leggere quei copioni a 54 anni. Non posso leggere una storia come Il matrimonio del mio migliore amico ,
in cui cado dalla sedia o cose delgenere, perché...».
GC: «...ti romperesti un femore».
JR: «Oh, George... Per me è stato bello leggere una cosa adatta alla mia età, in cui le battute avevano un senso e in cui apprezzavo e capivo cosa stessero vivendo quelle persone. È questo che la gente vuole vedere: il tuo legame con un’opera. Vogliono vederti coinvolta nei sentimenti, non ti chiedono solo di fare qualcosa di divertente».
Ma il divertimento è comunque importante. C’è una scena in cui ballate ubriachi mettendo in imbarazzo vostra figlia e i suoi amici. C’era una coreografia o l’avete improvvisata?
JR: «Vogliono sempre fare una coreografia, ma non funziona.
Bisogna lasciarsi andare e far volare la magia».
GC: «Ricordo che all’inizio della mia carriera dovevo fare la scena di un bacio con una ragazza e il regista mi disse: “Così no”. E io gli ho risposto: “È quello che faccio nella vita reale”. Anche in questa scena è successo qualcosa di simile, tutti ci dicevano come avremmo dovuto ballare, ma noi ci siamo detti: “Nella vita reale noi balliamo già malissimo”. E ci siamo lasciati andare».
È una commedia romantica. Il pubblico si aspetta un bacio.
JR: «Un bacio. Lo abbiamo fatto per circa sei mesi...».
GC: «Ho detto a mia moglie: “Ci sono voluti 80 ciak”. E lei: “Che cosa?!”».
JR: «Ci sono voluti 79 ciak di noi che ridevamo e uno per il nostro bacio».
Roberts, questo è il suo primo ruolo dopo quattro anni. Ha detto che si considera una casalinga, ma i suoi figli sono ormai adolescenti: pensa che il suo equilibrio tra lavoro e vita privata cambierà quando andranno via di casa?
JR: «Prendo tutto come viene.
Cerco di essere super presente e di non fare progetti. Non ho alcun impegno da attrice in programma, per ora. Tornare alla routine mi fa sentire molto bene, mi piace stare a casa, fare la mamma. Stare in Australia è stato impegnativo a causa di tutte le norme Covid, è andata bene grazie all’amicizia e all’ambiente creativo in cui ci trovavamo: non sono fatta per stare da sola. Non è nel mio Dna».
Clooney, anche lei si è preso qualche anno di pausa dal cinema. Le ha messo ansia ricominciare?
GC: «Senza quel nervosismo nello stomaco vuol dire che si è troppo sicuri di sé. Quando arriva il momento in cui ti senti sicuro o pensi di sapere cosa stai facendo, è ora di smettere».
Traduzione di Luis E. Moriones
© 2022 The New York Times Company