la Repubblica, 16 settembre 2022
L’Esercito saluta le prime comandanti
La scalata è appena cominciata. Le prime donne entrate in Accademia a Modena nel 2001 conquistano le stellette di tenente colonnello al comando di un battaglione pronte a far valere il loro ruolo e la loro autorità all’interno di un ambiente ancora fortemente maschile come quello militare. Sono quarantenni, con figli e famiglia, quasi tutte sposate con colleghi con cui condividono gli oneri e le soddisfazioni della vita professionale e familiare. Potendo anzi proprio contare sul supporto dei mariti-colleghi ai quali affidare la cura di casa e figli quando i nuovi totalizzanti impegni di lavoro assunti con il comando impongono loro di mettere in secondo piano il ruolo di madre e moglie.
Sono già tre, ma saranno sette entro la fine dell’anno, le donne ufficiali dell’esercito nominate comandante di un battaglione. Il che, tanto per intenderci, significa essere alla guida di un gruppo di lavoro ancora composto per più del 90% di uomini.
Sara Scala, Michela De Santis e Monica Segat sono già insediate. E proprio l’ultima nomina è quella che colpisce l’immaginario collettivo. Perchè Monica Segat, 43 anni, marito anche lui tenente colonnello degli Alpini e un figlio di 10 anni, originaria di Vittorio Veneto, guiderà un battaglione degli Alpini, il corpo finito sotto accusa per i presunti episodi di molestie denunciati a Rimini durante l’adunata dell’ associazione degli alpini che ora annuncia querele per diffamazione «perchè si è gettato fango sull’intero corpo degli alpini», dice il presidente dell’Associazione Sebastiano Favero. Monica Segat, comunque, andrà a dirigere unreggimento composto da circa 450 militari ben decisa a far valere tutta la sua autorità come qualsiasi comandante, uomo o donna che sia. «Ci vuole convinzione, tenacia e spirito di sacrificio. È stata difficile per tutti, uomini e donne. E non ho mai sentito alcuna differenza di trattamento. Ai miei uomini e donne dirò che devono capire che pretenderò da loro il massimo impegno. Ma allo stesso tempo devono sapere che sarò la prima a mettersi in discussione». La sua carriera in ascesa si incrocerà con quella del marito che invece sta per lasciare un comando di battaglione. E quest’anno avrà più tempo per fare il papà. «Finora ci siamo sempre organizzati e continueremo a farlo. Quest’anno mi sono occupata io di nostro figlio, che è un bambino che si adatta e sa bene chi sono mamma e papà. Ora toccherà a mio marito fare quello che ho fatto io».
Parole e storie di vita condivise con le altre due colleghe già insediate, Sara Scala e Michela De Santis. L’avanguardia di un piccolo plotone che, a 23 anni dall’approvazione della legge che ha aperto le Forze armate al genere femminile, conta oggi più di 18.000 presenze nei ruoli militari: la maggior parte proprio nell’Esercito con circa 7.300 unità, seguite da carabinieri, Marina e aereonautica. Con una percentuale ancora bassa, intorno al 7 %. Due generazioni di donne che mirano a farsi largo in un modello, quello militare italiano, che non preclude alle donne alcun tipo di ruolo: pilotano aerei da combattimento, guidano carri armati, maneggiano armi pesanti. E ora mirano anche ai gradi di generale.