Corriere della Sera, 15 settembre 2022
Se scrive l’intelligenza artificiale
I foundation model o modelli di base rappresentano una scoperta importante nel campo dell’Intelligenza artificiale (IA). Nati nel 2017, superano alcune lacune della prima generazione di IA. I sistemi precedenti richiedevano un notevole dispendio di risorse per selezionare ed etichettare grandi quantità di dati specifici per quell’applicazione. Per di più, un modello sviluppato per affrontare una attività o risolvere un problema, non poteva essere riutilizzato in un altro settore o per un’altra attività anche simile. I foundation model, permettono di superare questi limiti perché effettuano una rappresentazione di dati generalizzata che può essere utilizzata da qualunque altro sistema di IA diminuendo tempi e costi di sviluppo.
Realizzate dalla società OpenAI, nella quale Elon Musk è uno dei soci, Gpt-3 e Dall-E2 sono due tra le applicazioni di foundation model più promettenti nel campo del linguaggio naturale e delle immagini. Basta inserire qualche frase e il sistema Gpt-3 completa il testo, crea un’immagine, del codice per programmare anche se non è stato addestrato in modo specifico per capire quell’argomento. Dall-E2, parte invece da una descrizione per generare immagini così artistiche e uniche da aver permesso a Jason M. Allen di vincere il concorso artistico annuale della Colorado State Fair. Diversamente da prima, Gpt-3, per esempio, allenato su un dataset di oltre dieci miliardi di parole e frasi, è realizzato con lo scopo di migliorare l’autocompletamento di qualunque tipo di testo o codice appartenente a qualunque settore. Dalla sanità, all’ambiente, all’educazione fino all’arte.
Proprio come l’elettricità viene impiegata per molti scopi e settori differenti, dalla sanità, alla produzione, alla mobilità e così via anche l’Intelligenza artificiale sta diventando una tecnologia «general purpose» ossia adatta a impieghi differenti. Le ricadute sono molteplici. Scrittori, sceneggiatori, giornalisti, programmatori, illustratori, pittori, artisti, grafici e fotografi cambieranno il loro modo di lavorare.
Già oggi i programmatori di Microsoft utilizzano Gpt-3 per sviluppare codice e potersi concentrare su attività più importanti o per entrare nel dettaglio di processi più critici. Per mitigare le ricadute sulla società, aggiornarsi sullo stato dell’arte di questa tecnologia e sviluppare un’esperienza diretta sulle potenzialità dello strumento, sono sfide che i governi non dovrebbero ignorare. Istituire un laboratorio per sperimentare l’uso dell’Intelligenza artificiale nel settore pubblico potrebbe costituire, sul versante delle nuove tecnologie, un buon inizio anche per il governo italiano. La collaborazione tra le poche aziende proprietarie della tecnologia e i governi democratici è fondamentale.
È ormai evidente quanto siano difficili da gestire per aziende e Paesi l’interesse e la sicurezza delle nazioni come i diritti sulle persone, se considerati in ritardo rispetto allo sviluppo tecnologico. Gli esempi non mancano, innanzitutto sui social network.
Superare alcune barriere, aiutarci a guardare più lontano, indirizzando la nostra attenzione sulla parte di lavoro che è più piacevole, interessante e importante, saranno opportunità da cogliere per noi lavoratori.
Questo articolo ne è la dimostrazione: scritto insieme con l’Intelligenza artificiale Gpt-3. Ho provveduto a «istruire» il sistema attraverso tutti gli articoli che ho scritto quest’anno per il «Corriere». Le parti in grassetto sono scritte interamente dall’Intelligenza artificiale, quelle in corsivo prodotte dal sistema ma revisionate. Le conclusioni, ossia «il cosa fare» costituiscono la parte più creativa dell’articolo, alla quale ho dedicato maggior impegno e attenzione. Senza il ricorso all’Intelligenza artificiale.
(Ex ministro della Digitalizzazionee dell’Innovazione tecnologica)