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 2022  settembre 15 Giovedì calendario

Ritratto di Maria Bellonci

«Maria Bellonci appartiene a quel ristretto manipolo di scrittori che seppe imporre al Novecento italiano la forza di un carattere e una sostanza etica voglio dire le ragioni della comprensione, della generosità, financo della pietà e per l’oggetto del loro specifico campo d’indagine, e per il loro tempo. Impresa tanto più notevole, se si pensa al peso politico scarso o nullo che negli anni ’30 avevano le presenze femminili nell’ambiente letterario italiano». Così Ernesto Ferrero descrive la scrittrice nell’introduzione al I volume dei Meridiani Mondadori, che raccoglie parte delle sue opere.
ARISTOCRAZIA
Colei che nel 1947 ideerà, insieme a Guido Alberti, il Premio Strega – il nome viene dal liquore omonimo, di proprietà degli Alberti – nasce a Roma il 30 novembre 1902. Il padre, Girolamo Vittorio Villavecchia, è un aristocratico piemontese, docente di chimica. Maria, amatissima primogenita, viene mandata al Sacro Cuore di Trinità dei Monti, blasonato collegio per fanciulle. È «un’allieva ribelle», che a dieci anni butta per terra di fronte alla maestra e le compagne il lavoro di cucito. Riconoscendone i talenti, però, le insegnanti non cercano di imbrigliarne lo spirito indomito. Poi viene spostata al ginnasio Liceo Umberto I, dove i compagni la definiscono»una forza della natura».
Nel 1922 scrive un romanzo, Clio o le amazzoni, che sottopone al giornalista e critico letterario Goffredo Bellonci, nato a Bologna nel 1882. Questi non le fa mancare gli elogi, ma le dice che deve ancora studiare molto. Benché il manoscritto venga lasciato perdere, il rapporto fra i due sboccia in un fidanzamento e poi nel matrimonio l’11 agosto 1928. Goffredo la introduce nei cenacoli letterari del tempo. Il rapporto fra lui e la moglie, forse a causa della differenza di età, prende sfumature di tenerezza che si fa quasi paterna. Ma Bellonci è anche un mentore per Maria, la quale tiene un diario, inizia una collaborazione con Il Popolo di Roma dove, nella rubrica L’altra metà, affronta il tema delle donne nella storia. Non in chiave femminista, no, bensì da osservatrice empatica, consapevole, partecipe del mondo femminile.
I GIOIELLI
È il 1930, quando Maria riceve l’elenco di gioielli di Lucrezia Borgia, di cui vuole scrivere. Passa molto tempo a Mantova all’Archivio di Stato per le ricerche e viene ricevuta dallo storico Alessandro Luzio, che si è dedicato a Isabella d’Este. Racconterà la Bellonci che Luzio le rivolge parole secche: «Perché vuole occuparsi di quella stupida di Lucrezia Borgia?». Comunque, lei va avanti nel progetto. Nel febbraio 1938 manda a Milano il manoscritto, che esce nella collana Le Scie Mondadori e ottiene un grande successo. Attraverso la sua scrittura rotondeggiante, quasi barocca, la figura di Lucrezia – che non ha sempre goduto di ottima stampa – viene reinterpretata, rivalutata, meglio compresa. E, con lei, la sua famiglia e le grandi dinastie del tempo, in un sapiente lavoro di intreccio, scavo e interpretazione psicologica.
La Bellonci continua a occuparsi di Rinascimento, passa molto tempo in biblioteca, traduce opere dal francese, viaggia, incontra Arnoldo Mondadori. Sono i difficili anni della guerra. Con il marito abitano a Viale Liegi ai Parioli: la loro casa diventa un punto di incontro di letterati e intellettuali, gli amici della domenica. Arrivano Pratolini, Moravia ed Elsa Morante, Sibilla Aleramo, Gadda, Ungaretti e moltissimi altri. Come dirà lei stessa: «Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo, il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione». In quel gruppo deciso a trovare motivi di rinascita, nasce l’idea del Premio. Maria ne ripercorrerà la genesi ne Come in un racconto. Gli anni del Premio Strega.
COLLABORAZIONI
All’inizio degli anni ’50 comincia una collaborazione con la Rai, con la rubrica Scrittori al microfono. Con il marito si sposta a via Fratelli Ruspoli, in un attico dove si tengono le riunioni per il Premio, che viene vinto dai maggiori scrittori italiani. Nel 1964 Goffredo muore: per Maria – folgorata – è un terribile dolore. Trova conforto nella scrittura, comincia una rubrica sul Messaggero dal titolo Pubblici segreti, che continuerà fino al ’70. I suoi articoli e testi verranno raccolti nei due volumi Pubblici Segreti. Redige copioni, scenografie, altri libri; è invitata ovunque. Inizia quindi Rinascimento Privato, romanzo storico la cui protagonista è Isabella d’Este. Il libro vincerà il premio Strega nel luglio 1986 ma Maria non potrà assistere al trionfo: ammalatasi di tumore, muore il 13 maggio dello stesso anno.
Una volta aveva spiegato che «prendeva i suoi protagonisti dal passato perché il passato è un continuo presente». «Non esistono personaggi immaginari come non esistono i personaggi storici – aveva aggiunto – esistono solo quelli vitali e non vitali».