la Repubblica, 15 settembre 2022
Intervista a Carlo Conti
Mai una parola fuori posto, un commento acido, al massimo una battuta con postilla: «Oh, si capisce che scherzavo?». Carlo Conti, 61 anni, è il volto della tv generalista, «quella che unisce la famiglia, cosa di cui vado fierissimo. Sono felice quando mi fermano persone di tutte le età ringraziandomi perché gli faccio compagnia». È reduce daiTim music award, dal 30 settembre conduce su Rai 1Tale e quale show (in giuria Loretta Goggi, Giorgio Panariello e il pestifero Cristiano Malgioglio).
Conti, ha la forza della tranquillità. Come fa?
«Carattere. Mi piace quello che faccio. Conta il lavoro ma per me è molto importante la vita privata, per questo ho scelto di vivere a Firenze. È la città giusta dove crescere mio figlio Matteo, ha altri ritmi rispetto a Roma. Lo accompagno a scuola, vado a fare la spesa con lui, con mia moglie Francesca. Ora mi dirà: può farlo anche a Roma».
In effetti.
«Ma è diverso, Firenze è più piccola, sono nato qui, sono un provinciale orgoglioso e un pendolare felice.
Ho deciso una cosa che è professionalmente importante, lasciare il preserale o l’access prime time ma ho fatto una scelta di vita felicissima. Con Gerry Scotti, Paolo Bonolis, Amadeus siamo diventati persone di famiglia entrando tutte le sere a casa degli italiani».
Pensa mai a cosa direbbe sua madre della sua carriera?
«Mia mamma è morta venti anni fa, ha visto che ho avuto modo di fare cose belle. Il vero cambiamento fu nel 1998, ho fatto In bocca al lupo: prima per fare la spesa ci metteva un quarto d’ora, poi la fermavano tutti, chiedevano l’autografo del figlio. A parte lo svenimento iniziale quando lasciai il posto fisso, mi ha dato fiducia».
Quanto ha contato?
«Tutto. Mi ha cresciuto da sola.
Sapendo la fatica della vita, teneva i piedi per terra. Aveva una forza unica, è stata babbo e mamma. La ammiravo e ora la venero, non mi ha mai fatto mancare niente. La mattina andava a servizio, faceva mille cose per tirare su questo calimero, ma c’era sempre la tavola apparecchiata per mangiare insieme».
Torna in tv con “Tale e quale”: non si è stancato?
«Mi diverte. Come sempre la cosa più difficile è il cast: ci devono essere artisti affermati che si divertono a rimettersi in gioco, personaggi conosciuti e meno conosciuti.
Quest’anno ci sarà Francesco Paolantoni ripetente: torna portandosi Gabriele Cirilli, un coachpersonale, si esibiscono insieme».
Ci sono due primedonne: Valeria Marini e Alessandra Mussolini.
«Anche Valeria ha fatto tutto, ha accettato la sfida con un entusiasmo che mi ha stupito. Io non li chiamo mai concorrenti, ma protagonisti: la sfida è con se stessi. È uno show impegnativo dove ci si diverte. Ho scoperto dopo che Alessandra Mussolini, quando ha iniziato da cantante, era prodotta da Malgioglio ed era finita ai primi posti della classifica giapponese. Chissà se Cristiano sostituirà la foto incorniciata di Parietti con quella di Valeria o di Alessandra».
Di lei dicono che fa una tv “garbata”.
«Ci provo. Mi ferma il bambino come la nonna, l’adolescente, e quando mi dicono: “Ti guardiamo aTale e quale e ci divertiamo”, sono felice».
La televisione è molto cambiata, come si fa a essere contemporanei?
«A me piace andare avanti e indietro nel tempo e parlare a tutti. Oggi è tutto frazionato, ognuno fa il suo palinsesto. Per fare buoni numeri devi allargare la forbice eaccontentare chi ha gusti diversi».
La sfida è sempre “ringiovanire il pubblico”, a partire da Sanremo.
«Amadeus è stato bravissimo. Il percorso è iniziato da lontano, ci ho provato io, poi Baglioni. Il segreto — e Amadeus che nasce alla radio lo sa bene — è mettere le canzoni al centro. Sono orgoglioso quando vedo la foto di Mahmood, Irama, Ermal Meta e Francesco Gabbani: era il Sanremo giovani 2016. C’è stato grande fermento nella musica italiana, una bella contaminazione tra generi».
È secchione?
«No, non avere niente di preparato o di scritto per me è divertimento.
Studio tutto, ho una griglia, so cosa fare ma mi piace la spontaneità del momento».
Il suo futuro lo vede da autore?
«Sono stato felice del successo di
Dalla strada al palco, Nek è bravissimo come conduttore. Ho ideatoThe band oTop dieci.Posso fare cose per me o per altri».
Cosa ha contato nella sua carriera?
«La prima fase, la gavetta con Panariello e Pieraccioni. La fortuna ci ha fatto incontrare e crescere insieme, ho imparato a fare scalette, la spalla, ci siamo inventati le prime trasmissioni. Il materiale umano erano loro».
Pensa mai alla pensione?
«Decide il pubblico per te, finché ti apprezza vai avanti. Ma io sono pronto. Ho già avuto tanto».